Dario Romano: Canaletto e il Vedutismo: La realtà cristallizzata

 

Canaletto, Veduta di Venezia con il Molo dalla Piazzetta verso punta della Dogana, 1730-45 ca. Olio su tela, 1,105 x 1,855 m. Milano, Collezione Albertini.

Vedutismo

Venezia fu la capitale della pittura del Rococò. Una delle belle sfaccettature di questo periodo artistico (‘700) fu il movimento vedutista, che ha la sua più alta testimonianza nella città lagunare, che conferma il proprio primato pittorico fin dai tempi del Rinascimento. Un anticipo di Vedutismo in realtà si ha già con Gentile Bellini e Vittore Carpaccio, che nel Rinascimento dipinsero vari teleri con ampie vedute Veneziane. Nel ‘700 si iniziano a realizzare dipinti, disegni e incisioni, che riproducono in maniera fedelissima la realtà, dove in forma prospettica primeggiano elementi come gli edifici, le piazze, gli scorci, i paesaggi. Proprio grazie a Venezia, che sicuramente è la più bella e affascinante città, grazie ai suoi canali, palazzi e ponti, questo genere pittorico riscuote grandissima fortuna. le vedute furono grandemente richieste dai viaggiatori stranieri che giungevano in laguna e in Italia per il cosiddetto grand tour, dei grandi aristocratici e letterati di tutto il mondo, con lo scopo di completare la loro formazione culturale.  Questi ricchi turisti ante litteram richiedevano rappresentazioni dei monumenti antichi e moderni, nonché scorci di luoghi significativi sotto il profilo monumentale o pittoresco: quindi piazze, strade e chiese della più bella città italiana: Venezia. Tra le varie “declinazioni”, il vedutismo veneziano è considerato il più famoso ed anche il più importante; c’è poco da fare: il capoluogo veneto è da sempre una città ricca di fascino, per le sue tradizioni, la sua storia e per la sua caratteristica struttura “sospesa” sull’acqua. I pittori Veneziani, consci della bellezza unica e inestimabile della loro città, cominciano così a dedicarsi alle dettagliate vedute di Venezia. Si possono distinguere due filoni di Vedutismo: 

-Capriccio dove vengono rappresentati paesaggi o totalmente di fantasia oppure costituiti da elementi reali ma tratti da luoghi differenti risultando così molto più pittoresco e teatrale; 

-La veduta realistica: quest'ultima preferisce invece riprodurre oggettivamente la realtà ed è più direttamente influenzata dalle teorie illuministe. 

Al secondo filone appartengono la maggior parte dei pittori, molto spesso però i pittori passano da uno all'altro filone (lo stesso Antonio Canal, detto Canaletto, ne è un esempio). Può sembrare strano sentir parlare di una corrente vedutista nel '700 quando in realtà vedute naturali e cittadine sono assai presenti nella storia dell'Arte (esempio: rinascimento Bellini e Mantegna). La differenza con il Vedutismo è che i paesaggi sono solo lo sfondo dell'azione umana e sono finalizzati ad essa, ossia la natura non è protagonista ed a sé stante, tanto che a volte viene creata appositamente dall'artista di modo da adattarsi all'uomo (vedi Mantegna Orazione nell'orto). Anche gli elementi naturali e architettonici non hanno valore reale ma un significato ideale che risulta essere sempre collegato all'uomo. Con il Vedutismo invece per la prima volta il paesaggio viene rappresentato in maniera oggettiva e “scientifica”. Quest'ultima parola risulta essere significativa e aiuta a comprendere come l'arte vedutista (del secondo tipo) si ricolleghi all'ideologia illuminista che si andava diffondendo proprio in quel periodo, secondo cui l'approccio con la realtà circostante deve essere di tipo scientifico e oggettivo e il reale deve essere compreso con i “lumi” della ragione. Molti di questi pittori per essere più precisi possibili nella realizzazione delle loro vedute, si servono di uno strumento chiamato Camera Ottica: Si tratta di un oggetto molto interessante che fa arrivare la luce su uno specchio e che proietta su una parete l’immagine che si desidera (solo che è sottosopra ed è fuori fuoco) e dopo essere stata aggiustata e ridotta in dimensioni tali da poter essere riportate su un foglio, l’artista la ricalca con molta attenzione. Con questo piccolo artificio, gli artisti riescono ad ottenere una veduta della città praticamente perfetta: tutti i dettagli, le misure e le proporzioni sono identiche alla realtà. I capolavori non si creano così facilmente. Dopo che il disegno viene ricopiato su un foglio, quest’ultimo viene modificato e migliorato nei minimi particolari nello studio dell’artista (un po’ come faranno gli impressionisti con le loro scene tratte dalla natura in futuro). Si tratta di uno stile pittorico molto preciso e che fa del suo punto di forza l’approccio scientifico e razionale all’opera.

Dettaglio della camera ottica

Canaletto

Il più grande esponente della storia del Vedutismo fu Canaletto. Il soprannome "Canaletto" gli fu dato forse per distinguerlo dal padre, anch'egli pittore (di scenografie teatrali), o forse per la bassa statura. Fu proprio dal padre che il giovane venne avviato alla pittura. Canaletto cominciò a collaborare con il padre ed il fratello e nel 1716 ricevette la sua prima commissione: i fondali per alcune opere di Vivaldi. L'artista si recò a Roma tra il 1718 ed il 1720 per realizzare le scene di due drammi teatrali di Alessandro Scarlatti. Tornato nella città natale, il Canaletto strinse contatti con i vedutisti veneziani, tra i quali spiccavano i nomi di Luca Carlevarijs e di Marco Ricci, e si dedicò a tempo pieno alla pittura di vedute. Ai primi anni venti del Settecento risalgono quattro importanti opere che entrarono a far parte delle collezioni dei reali del Liechtenstein: il Canal Grande verso il ponte di Rialto, giocato sui contrasti tra luce e ombra, il Bacino di San Marco dalla Giudecca, una Piazza San Marco che rappresenta una delle prime realizzazioni della famosa piazza che sarà poi uno dei soggetti preferiti di Canaletto, e il Rio dei Mendicanti. Oltre a unire nella rappresentazione topografica architettura e natura, i suoi dipinti sono il risultato di un'attenta resa atmosferica, della scelta di precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata e di un'indagine condotta con criteri di scientifica oggettività, realizzati nel periodo della più ampia diffusione delle idee razionalistiche dell'Illuminismo. Insistendo sul valore matematico della prospettiva, per dipingere le sue opere l'artista si avvaleva talvolta della camera ottica. Canaletto poté davvero vantare una fama internazionale. Anzi, fu considerato un genio, uno dei più brillanti disegnatori di tutti i tempi. Egli ebbe sicuramente il merito di elevare il vedutismo, allora considerato un genere minore, a una corrente di gusto dominante in Europa, capace di contrastare con successo la tradizionale pittura di storia o la moderna pittura erotica alla moda. Così tanta fortuna è senza dubbio riconducibile alla sua prodigiosa capacità tecnica. Queste opere, tanto apprezzate dai viaggiatori del Grand Tour, sancirono le prime glorie ed  i primi successi del geniale Canaletto, capace di cristallizzare, in queste vedute, la meravigliosa città lagunare e i suoi abitanti, talvolta idealizzandola ma senza sfociare mai nell’irreale. I suoi alti risultati nel campo della prospettiva e della resa atmosferica, evidenti già in queste opere giovanili, lo porteranno a risultati artistici talmente innovativi e rivoluzionari che lo resero il pittore più apprezzato e richiesto del tempo. A testimoniare il successo di Canaletto fu la riconoscenza pubblica che ottenne nel 1733 come “migliore pittore di vedute”. L'artista era diventato così una sorta di superstar, tanto che la sua arte iniziava ad essere richiesta da tutta Europa: fu in questo contesto che l'artista venne introdotto da Joseph Smith negli ambienti inglesi. I quadri del Canaletto erano desiderati, infatti, da personalità illustrissime come il conte di Fitzwilliam, il duca di Bedford, il duca di Leeds e il conte di Carlisle. A questo periodo risalgono importanti quadri come Il doge alla festa di san Rocco, altra opera dal carattere celebrativo, conservata alla National Gallery di Londra, e un'altra veduta di piazza San Marco, conservata a Cambridge negli Stati Uniti. Altre opere realizzate per i committenti inglesi sono la Riva degli Schiavoni verso est, risalente al 1738-40 circa e conservata nei musei del Castello Sforzesco di Milano, una veduta di Piazza San Marco verso sud-est, conservata a Washington e una veduta dell'angolo nordest della principale piazza di Venezia, conservata a Ottawa. La pittura di Canaletto fu rivolta alla documentazione precisa dell’ambiente, di cui seppe riprodurre egregiamente edifici, oggetti e figure (nella ricerca di una «certezza illuministica di verità assoluta», come ha scritto Roberto Longhi), non tralasciando tutte le sfumature del mutevole rapporto fra gli elementi e la luce. Canaletto era solito girare per la città portando con sé un fascicoletto di fogli, fermandosi davanti alle calli e ai canali ritraendo chiese, palazzi, rive, realizzando schizzi presi dal vero dei vari luoghi della sua Venezia, con l’intenzione di metterli poi in pittura. Per questo si annotava anche i nomi dei palazzi o delle botteghe, la presenza di traghetti e gondole, precisava persino il numero delle finestre e dei pilastri delle facciate dei palazzi. Non mancava neppure di prendere nota dei colori, per non dimenticarli nel momento di stendere le immagini sulla tela. I suoi schizzi divengono il luogo della memoria, il ricordo di ciò che ha visto e disegnato, esaurendo il momento creativo vero e proprio nell’atto della stesura su carta. Tornato nel suo studio con il taccuino, per trasportare nella tela i dati otticamente esatti tracciati nel quaderno, Canaletto usa il compasso rapportatore con cui riporta i valori parziali e totali. Gli usi sofisticati e intelligenti della camera ottica e delle tecniche prospettiche, permettono a Canaletto di rappresentare le vedute sfruttando le porzioni meno scorciate e più descrittive di due o più prospettive. Grazie a questa tecnica compositiva l’osservatore non riesce a percepire il corretto punto di vista della veduta, venendo così parzialmente ingannato dalla rappresentazione prospettica dell’opera. Sempre più apprezzato e richiesto in terra Britannica, Canaletto si trasferirà a Londra nel 1746 e qui rimase per 10 anni, producendo un gran numero di quadri, oggi sparsi per le collezioni pubbliche e private del Regno Unito. In terra inglese Canaletto arrivò al culmine della sua fama, acclamato e glorificato da tutti, creando rapporti diretti con i suoi nuovi clienti: i il principe boemo Johann Georg Christian von Lobkowitz e il nobile inglese Hugh Percy, futuro duca di Northumberland. Tra le opere di questi anni è molto interessante Il Parco di Badminton da Badminton House del 1748, realizzato per Charles Somerset, quarto duca di Beaufort. Si tratta di un dipinto interessante perché mostra un Canaletto diverso: se infatti l'artista era abituato a dipingere gli scorci urbani di una Venezia ricca di edifici e piena di persone indaffarate, in Inghilterra cominciò a raffigurare i tipici paesaggi calmi e privi di architetture complesse della brughiera inglese. Esemplificativi in tal senso sono anche alcuni dipinti come Il castello di Warwick, realizzato per Francis Greville Brooke, futuro duca di Warwick, e alcune vedute del Tamigi, nelle quali il pittore poteva utilizzare gli artifici di cui si serviva per raffigurare i canali e i bacini di Venezia. Grazie al Canaletto, anche Londra al pari di città come Venezia, Parigi e Roma, fu collocata nell’olimpo delle ispirazioni per i grandi artisti. Canaletto trasferì dalla laguna veneta alle sponde del Tamigi tutta la sua verità emotiva di quel particolare senso del paesaggio ineguagliabile. Le sue rappresentazioni di Londra sono talmente vive ed emozionanti, da essere state per due secoli l’immagine stessa della città o il suo ricordo. Il pittore, com’è tipico nel suo stile, riesce a cristallizzare anche Londra e la sua atmosfera, grazie all’uso della luce e alle macchie di colore, rendendo l’idea dell’atmosfera inglese. Il Canaletto tornò definitivamente nella città natale tra il 1756 e il 1757. Le ultime committenze prestigiose sono quelle del mercante tedesco Sigismund Streit e quelle per le "Solennità dogali". Per il primo, un committente molto esigente, l'artista realizzò alcuni dipinti, tra i quali due suggestivi notturni: la Veglia notturna a San Pietro di Castello e la Veglia notturna all'arzere di Santa Marta, entrambi conservati alla Gemäldegalerie di Berlino e risalenti a un periodo collocabile tra il 1758 e il 1763. Dopo aver dato prova della sua eccellente abilità di cristallizzare la realtà nel rendere l’atmosfera anche nei notturni, Canaletto realizza Per le Solennità dogali un prezioso ciclo di disegni completato nel 1766, che confermano la sua eccellente bravura di abilissimo disegnatore, uno dei più grandi di ogni tempo. Durante l'ultima fase della sua carriera il Canaletto approfondì il tema del "capriccio", già affrontato in gioventù. Importante in questo senso è il celeberrimo Capriccio palladiano, conservato presso la Galleria nazionale di Parma e risalente a un periodo compreso tra il 1756 e il 1759: si tratta di una veduta del quartiere di Rialto con il ponte raffigurato secondo il progetto (mai realizzato) di Andrea Palladio e con la Basilica Palladiana di Vicenza. L'opera coniuga elementi reali (il quartiere di Rialto) ed elementi altrettanto reali ma collocati altrove (la basilica di Vicenza) e a elementi di fantasia (il ponte di Rialto secondo il progetto palladiano), e in più è interessante perché permette di vedere come sarebbe stato il quartiere di Rialto se fosse stato scelto il progetto di Andrea Palladio piuttosto che quello di Antonio da Ponte. Nel 1763 Giovanni Antonio Canal fu nominato socio della "Veneta accademia di pittura, scultura e architettura" (nata nel 1750). Da questo momento in poi continuò a dipingere fino all’anno della sua morte, nel 1768, circondato dalla grandissima fama che lo avvolse fin dal periodo giovanile, dove era già considerato uno dei più grandi geni della pittura di ogni tempo, capace di portare disegno e prospettiva a livelli altissimi. L’artista muore il 19 aprile 1768 a Venezia, dopo “lungo compassionevole male” – annota il Gradenigo nei Notatori – nella sua casa di Corte della Perina, tuttora esistente. Durante la malattia fu circondato dall'affetto dei famigliari e venne sepolto nella chiesa di San Lio; a Venezia la tradizione vuole che la sua tomba si trovi sotto il pavimento della quattrocentesca cappella Gussoni, nella chiesa di San Lio. L’artista muore, ma non morirà mai la sua idea dell’arte, fatta di eccellente capacità di cristallizzare la realtà atmosferica delle sue bellissime vedute. Canaletto si guadagnò il titolo di più grande artista vedutista della storia dell’arte, capace di abbinare disegno, colore, luce e regole matematiche in una simbiosi d’insieme esecutivo senza pari, capace di vincere qualsiasi confronto con la fotografia. Charles de Brosses, rende bene il concetto dell’arte di Canaletto in maniera sintetica e scrive nelle sue Lettere familiari del 1739 che la specialità di Giovanni Antonio Canal "è di dipingere le vedute di Venezia; in questo genere supera tutto ciò che è mai esistito. La sua maniera è luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa". L’artista vinse qualsiasi gara, duello e confronto con la fotografia e la sua grandezza è testimoniata dalla sua internazionalità: l’artista, com’è tipico per gli artisti veneti, fu apprezzato e guadagnò enorme fama non solo in Italia ma in tutta Europa, soprattutto in Inghilterra dove nel frattempo Giorgio III aveva acquistato da Joseph Smith tanti quadri del Canaletto. Questo fece scaturire la base di creazione per la grande collezione di dipinti di Canaletto di proprietà della Royal Collection.

Canaletto, Il Gran Canal verso Rialto, 1722, Ca’ Rezzonico, Venezia.

Canaletto, Piazza San Marco verso la Basilica, 1722, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid.

Canaletto, Arrivo dell’Ambasciatore francese a Palazzo Ducale, 1727, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.

Canaletto, Veduta di Piazza San Marco verso Sud-Est, 1740-45, National Gallery of Art, Washington.

Canaletto, L’Abbazia di Westminster con la processione, 1749, Londra, Abbazia di Westminster, Warwick.
Canaletto, Capriccio Palladiano, Galleria Nazionale di Parma, 1756-59.


Articolo di Dario Romano. Per fonti e approfondimenti e dettagli delle opere, il contenuto è tratto dal mio libro Canaletto e il Vedutismo: La realtà cristallizzata

Commenti

  1. Complimenti per la precisa ed esaustiva spiegazione, il Canaletto è formidabile. Saluti, Marco.

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  2. Che dire maestro, esaustivo, interessante, chiaro e perfetto come sempre nelle sue spiegazioni e che vedute straordinarie del Canaletto...!

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  3. Chapeau maestro Romano, leggere le sue spiegazioni di arte è sempre una bellissima e soprattutto comprensibile esperienza. Grazie per questo viaggio artistico con il Vedutismo di Canaletto! 👏🏻

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  4. Che genio il Canaletto... È incredibile pensare che un uomo possa aver realizzato dipinti del genere

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