Dario Romano: Introduzione all'architettura barocca a Roma
Roma,
Chiesa del Gesù, Giacomo della Porta, 1584.
L’architettura del
Barocco
L'architettura
barocca si sviluppò a Roma e
raggiunse i suoi massimi risultati tra il 1630 ed
il 1670. In Italia, il primo
periodo barocco corrisponde all'attività di artisti e architetti quali Carlo
Maderno, Annibale
Carracci, Caravaggio, Pieter Paul Rubens. Il secondo
periodo può essere ascritto a partire dal terzo decennio del Seicento, con le
opere di Gian Lorenzo Bernini, Pietro da
Cortona e Francesco Borromini, che resero Roma
il maggior centro di attrazione artistica di tutta Europa. Più precisamente,
sotto i pontificati di Urbano
VIII Barberini, di Innocenzo
X Pamphili e Alessandro VII Chigi, il Barocco
divenne uno stile internazionale che la città dei papi diffuse in tutto il
mondo occidentale. Chiese e palazzi assumono forme articolate, mentre le
superfici si alternano tra forme concave e convesse, attraversate da cornici
riccamente decorate. Lo spazio suggerisce un movimento continuo, in cui diventa
complicato trovare un punto centrale: le chiese vengono edificate maggiormente
a pianta di ellisse o derivate dall’intersezione di figure geometriche.
Nell’architettura barocca la facciata assume una particolare importanza,
rivolgendosi direttamente allo spazio del pubblico. Le facciate delle chiese e
dei palazzi sono al contempo maestose e raffinate, dove le superfici mostrano
dettagli articolati, complessi e ricercati, realizzati a tutto tondo o in
scultura. Gli edifici fronteggiano strade e
piazze, spesso ponendosi come una sorta di fondale scenografico, come nel caso
del bellissimo Palazzo Maffei di Verona, che si pone come il fondale
scenografico di Piazza delle Erbe.
Verona, Palazzo Maffei, Piazza Erbe, 1626-1668.
Il Palazzo fa da imponente e raffinato fondale
barocco ella
centrale piazza Erbe, di cui chiude
il lato nord-occidentale. Alla sua sinistra si apre corso Porta Borsari, mentre alla sua
destra inizia corso Santa Anastasia, asse che
rappresenta l'antico decumano massimo della città
romana. L'edificio si sviluppa su tre piani. Il piano terra è scandito da
cinque fornici che costituiscono un porticato;
l'ingresso al cortile interno avviene mediante il quarto fornice da sinistra,
pertanto in modo asimmetrico rispetto all'edificio. Al piano
nobile, in ognuno dei cinque riquadri, si aprono finestroni con
semplici balconi balaustrati e
coronati da timpani triangolari e
curvilinei, divisi da semicolonne di ordine ionico,
decorati con mascheroni. Il piano
attico, posto sopra un cornicione dentellato,
ripete l'ordine del livello inferiore ma con aperture di minore altezza. Sopra
l'attico si trova un alto fregio con mensole, cartigli e festoni, coronato da una balaustra
con sei statue di divinità: da sinistra, Ercole, Giove, Venere, Mercurio, Apollo e Minerva. Le
statue sono scolpite nella pietra locale, ad eccezione di quella di Ercole, di
colore molto più chiaro, che si crede proveniente dal Capitolium, quindi di origini romane. Nel 1585 papa Sisto V avviò
i lavori per la trasformazione urbana di Roma, dando
incarico a Domenico
Fontana di collegare i principali edifici religiosi della città per mezzo
di grandi assi stradali rettilinei. Il piano, che aveva il compito di
enfatizzare il ruolo di Roma come città santa, gettò le premesse
per una serie di analoghe trasformazioni in diversi centri europei. Pertanto,
alle planimetrie centralizzate e chiuse delle città ideali rinascimentali, si
contrappose la concezione barocca della città capitale, più
dinamica e aperta verso i propri confini, ma al contempo punto di riferimento
per l'intero territorio. A Roma, i centri focali del panorama urbano vennero
sottolineati mediante l'uso di antichi obelischi egizi e
alte cupole. Lo sviluppo dell'architettura della chiesa barocca è basato
sugli stessi principi di integrazione tra gli schemi longitudinali e quelli
centralizzati, nonché sul desiderio di rendere la chiesa parte dello spazio
urbano circostante. Se gli architetti manieristi alterano l'impaginazione
rigorosa delle facciate rinascimentali aggiungendovi temi e decorazioni caratterizzati
da un raffinato e oscuro intellettualismo, senza
modificare la logica planimetrica e
strutturale delle facciate negli edifici, gli architetti barocchi modificano
quell'architettura sia nelle piante, sia nelle partiture di facciata, in
funzione di una concezione spaziale nuova. Le facciate delle chiese non
costituiscono più la terminazione logica della sezione interna, ma divengono un
organismo plastico che segna il passaggio dallo spazio interno alla scena
urbana. Pertanto, lo spazio interno, spesso definito da ellissi, viene
continuamente modellato attraverso il movimento degli elementi spaziali,
differenziandosi totalmente dalla concezione rinascimentale, che invece prevedeva un susseguirsi uniforme
di elementi disposti in simmetria tra loro. Per quanto concerne gli schemi
planimetrici, oltre agli impianti derivati dal tradizionale schema basilicale,
l'età barocca prevede due tipologie fondamentali di schemi centralizzati: le
chiese longitudinali centralizzate e le chiese a pianta centrale allungata.
Vengono anche studiate soluzioni che servono ad enfatizzare l’effetto visivo:
troviamo spesso chiese innalzate su una gradinata, che ci obbliga a osservare
le facciate dal basso verso l’alto, con incredibili effetti di scorcio, proprio
come nel Duomo di San Giorgio, a Modica.
L’architettura del
Barocco a Roma
Roma,
Chiesa di Santa Susanna, Carlo Maderno, 1603.
In questo contesto, numerose facciate furono innalzate con il medesimo
fine propagandistico, alcune con risultati assai particolari, come nel caso
della chiesa dei Santi Vincenzo e
Anastasio, di Martino Longhi il Giovane (1602-1660), dove
numerose colonne si concentrano nella parte centrale del prospetto. Una nuova impostazione,
basata sulla trasformazione delle forme piuttosto che sull'applicazione di
elementi decorativi, si ebbe con l'affermazione di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), Francesco Borromini (1599-1667) e Pietro da
Cortona (1596-1669).
Roma, Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio,
Martino Longhi il Giovane, 1644-1650.
Articolo di Dario Romano di Arte Divulgata. Per fonti e approfondimenti, il contenuto è tratto dal mio libro L'architettura del Barocco e del Rococò.
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