Dario Romano: Tiziano e il S.Sebastiano più bello della storia dell'arte; il Polittico Averoldi
Il 29 settembre
1519, Alfonso I d'Este, duca di Ferrara, invia una lettera risoluta al suo
ambasciatore a Venezia, Jacopo Tebaldi, esortandolo a sollecitare Tiziano
affinché completasse i dipinti dei Baccanali per i Camerini d'Alabastro.
Nella risposta del 10 ottobre, Tebaldi informa che il ritardo era dovuto alla
lunga dedizione che Tiziano stava impiegando su una commissione per Altobello
Averoldi, prelato bresciano. Questa informazione è rilevante perché permette di
datare al 1519 la commissione del polittico destinato al coro della chiesa dei
Santi Nazaro e Celso a Brescia. In quegli anni, Averoldi risiedeva a Venezia
come nunzio apostolico presso la Serenissima, incarico che mantenne dal 1517 al
1523, riprendendolo successivamente dal 1526 al 1530. Nel suo studio presso la
chiesa di San Samuele, Tiziano era impegnato non solo con i Baccanali
per il duca di Ferrara, ma anche con la Pala Pesaro, la Pala Gozzi
e il polittico per Brescia. Tuttavia, nella lettera, Tebaldi sembra attribuire
il ritardo esclusivamente all’impegno con Averoldi. Un anno dopo, il 25
novembre 1520, Tebaldi informa nuovamente il duca di Ferrara che Tiziano ha
completato per Averoldi una tavola raffigurante San Sebastiano, suscitando
grande ammirazione a Venezia. Tebaldi, frequente visitatore dello studio del
pittore, riporta con precisione il colloquio avuto con Tiziano per verificare
la notizia, riuscendo a ottenere conferma della conclusione dell’opera, per la
quale il compenso concordato con Averoldi era di 200 ducati. Tebaldi comunica
anche che, solo per la figura del San Sebastiano, il dipinto vale pienamente
quella somma. Lo stesso Tebaldi, che definirà il dipinto come la migliore
pittura mai creata, tenterà invano di rubare il dipinto. L'idea di realizzare
un polittico è un po' antiquata, ma il sommo pittore cadorino accetta
l'incarico e concepì un dipinto spettacolare: al sistema antiquato del
polittico, Tiziano contrappose una straordinaria unità ai cinque pannelli. Non
si trattava però dell'unità spaziale delle architetture o del paesaggio già
sperimentata dai pittori quattrocenteschi, ma si trattava, con una spiccata
originalità inventiva, di un'unità di colore, di luce e di direttrici
dinamiche, che convergono verso la grande scena centrale, fulcro catalizzatore
dell’intera composizione. Tiziano apre la via, dunque, a una nuova unità
d’azione, mai sperimentata prima.
I pannelli sono:
Il capolavoro, ricco di innovazioni, spicca per la grande modernità, straordinariamente in anticipo con i tempi: osservando l'opera ci verrebbe subito in mente l'idea che l'autore possa essere Caravaggio, sembrerebbe dunque un’opera seicentesca. Tiziano raffigura un Cristo umano e divino al contempo, un Cristo che vince la morte, che si innalza al cielo con una potenza mai vista prima, in posa statutaria (come fosse un eroe greco) e con una luce che mette a fuoco tutta la sua energia e la sua vittoria sulla morte, lasciando in ombra i soldati che guardano attoniti ed impotenti dinanzi a tale forza trionfante. Il potente Cristo sembra dirci "ho vinto, posso superare qualsiasi ostacolo e così può farlo anche l'intera umanità" e la sua vittoria è marcata anche dallo straordinario cielo che concepisce Tiziano, un cielo straordinariamente potente e notturno mai visto prima: un cielo oscuro che anticipa il Tenebrismo, un cielo estremamente tempestoso che enfatizza il dramma della potenza del Cristo vincente sulla morte. La Resurrezione di Tiziano è una vittoria dell'umanità sulla morte, dove un Cristo divino ed umano al contempo, ci mostra tutta la sua potenza innalzandosi in un cielo oscuro e tenebroso, da cui diviene portatore di luce divina, di luce della speranza, in una lotta tra luce e tenebre in cui la prima esce trionfante in maniera estremamente convinta. La totale ombra dei volti impauriti dei soldati, simboleggia la totale sconfitta delle tenebre della morte dinanzi alla luce divina del Cristo: si tratta della Resurrezione più potente e speranzosa di fede di tutta la storia dell'arte. Questo virtuosismo straordinario tra luci e ombre sarà la base di partenza per artisti come Tintoretto, Caravaggio, Velazquez, Rubens e Rembrandt. Vi è anche un altro dettaglio che risalta e che rende estremamente moderno un sistema antiquato come il polittico, ovvero la figura in basso a destra del San Sebastiano: considerato il nudo maschile più meraviglioso della storia dell'arte, questo scomparto è una delle principali ragioni per cui il dipinto viene considerato uno dei più grandi capolavori della storia della pittura universale. Esso è dotato di un corpo energico e potente come quello del Cristo e proprio con il Cristo dialoga: l'energia del Cristo vittorioso dialoga con l'energia del San Sebastiano apparentemente vinto, ma dotato della stessa luce del Cristo, da cui apprende come vincere sulla morte. Tiziano ebbe l’originale innovazione di conferire tale unità mediante il colore e la luce, entrambi gli elementi ad azione dinamica, convergono verso il fulcro, ovvero la scena centrale, nonché elemento catalizzatore dell’intera rappresentazione. Il risultato notevole è quello di una grande figura monumentale ed estremamente realistica che supera di gran lunga il plasticismo di Michelangelo in quanto "più arretrato" ed ancorato agli schemi dei disegni con contorni marcati: in Michelangelo non vi è alcuna verità, non vi è alcun realismo. In Tiziano vi è l’opposto e lo spettatore si sente parte di quella grande verità visiva e mentale che riguarda la storia di tutta l’umanità. Il Divino pittore raffigura un martire flebilmente aggrappato all’ultimo bagliore di vita, colto nel fugace momento dell’approssimarsi della fine. Tiziano con il San Sebastiano raffigura un naturalismo e realismo esasperato che culmina nel commovente e drammatico dettaglio della carne del braccio destro, abbandonata, che pare tagliarsi come burro contro la fitta trama della corda. Questa grande opera è potente e incredibilmente reale, tanto che sembra quasi abitarla e di essere totalmente immersi nella struggente perfezione creata da Tiziano a soli trent’anni, perfezione che non riuscirà mai più nessuno ad eguagliare e che ci insegna che tutti abbiamo una luce di vita in grado di sconfiggere le tenebre della morte, proprio come la Resurrezione di Cristo di questo eccezionale capolavoro della storia dell'arte di ogni tempo. L'opera rappresentò un punto di riferimento cruciale per la pittura rinascimentale bresciana. Il polittico arrivò in città mentre Romanino e Moretto stavano lavorando insieme ai cicli di affreschi per la cappella del Santissimo Sacramento, nella chiesa di San Giovanni Evangelista. Questi due artisti, all’apice del proprio stile e dell’arte bresciana del periodo, stabilirono un profondo dialogo artistico con l’opera di Tiziano nei loro affreschi, considerati tra le massime espressioni pittoriche della città. Non è un caso che sia difficile immaginare i giochi di luce e i contrasti chiaroscurali di Moretto e Savoldo senza riconoscere in Tiziano un modello di riferimento, specialmente nelle figure dell'Annunciazione. Proprio come per Romanino e Savoldo, quest’opera rappresentò per Caravaggio l’idea da cui far partire la propria arte, essendo, Michelangelo da Merisi, l’allievo spirituale di Tiziano. Il pannello di sinistra raffigura i santi Nazario e Celso insieme al donatore. I due santi titolari della chiesa si stagliano contro un cielo cupo: Nazario, rivestito di un'armatura scintillante di riflessi, indica al committente inginocchiato la figura di Cristo, seguito dal discepolo Celso. Questa scena, pur essendo la più tradizionale e statica dell'intero polittico, risalta per il profondo ritratto del donatore, raffigurato di profilo come da consuetudine. L'atmosfera serena e i colori smorzati sembrano un ultimo omaggio al maestro-amico Giorgione. Nella parte superiore, i pannelli mostrano l'Annunciazione, con l'Angelo a sinistra e la Vergine a destra, secondo un'antica composizione medievale. Tiziano inonda le figure di luce: l'Angelo, illuminato da dietro, indossa una veste bianca le cui pieghe creano un suggestivo gioco di chiaroscuri. La figura compie un gesto dinamico lungo una diagonale, simile a quello del San Sebastiano, mentre srotola un cartiglio con la scritta "Ave Maria Gratia Plena". Maria, invece, è colpita da una luce più morbida, che si adatta all'intimità dell'ambiente domestico in cui riceve l'annuncio. L'insieme crea un'atmosfera contemplativa, caratterizzata da una poetica e pacata intensità emotiva.
Quadro di straordinario impatto visivo e qualità tecnica impressionante. Lo vidi dal vivo l'anno scorso a Brescia e su subito Sindrome di Stendhal, sono rimasta colpita e commossa dal forte impatto emotivo che ho provato dinanzi a questo potente notturno: TIZIANO SUBLIME!
RispondiEliminaImpeccabile conoscenza e descrizione del sommo pittore. 👏🏻
RispondiEliminaGrazie.🌷⭐👋
RispondiEliminaGrazie, per quello che mi ha ricordato.
RispondiEliminaReportage molto interessante in ogni dettaglio intriso di note affascinanti, un paragrafo straordinario di storia dell'arte, che sa mettere in particolare in risalto il pregio del dipinto in tutto il suo significato spirituale in un vero e proprio trionfo del potere divino. Ringrazio sentitamente e mi complimento infinitamente per averlo promosso
RispondiEliminaChe meraviglia! Un capolavoro che non conoscevo. Descritto in maniera meravigliosa.
RispondiEliminaBellissimo
RispondiEliminaCommento molto lungo, ma interessante come lettura e riflessione artistica.
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