Dario Romano: San Marco nell'arte nel segno di Venezia, tra la Basilica e Tintoretto

 

Basilica di San Marco, Venezia.

Il 25 aprile non è solo la festa della Liberazione. Si festeggia anche la figura di San Marco Evangelista, di cui Venezia è la città simbolo per antonomasia. Nella storia dell'arte la figura di San Marco è stata celebrata più volte dagli artisti, a partire da quella che è considerata l'architettura più bella d'Italia e del mondo: la Basilica di San Marco a Venezia. 

La Basilica di San Marco si erge come un monumento imponente, un'icona del fervore religioso e dell'ingegno architettonico che hanno plasmato il volto di Venezia nel corso dei secoli. Si tratta della punta di diamante del Romanico italiano, con ricche influenze bizantine: è il punto culminante del perfetto mix tra occidente ed oriente. Questo capolavoro architettonico ha una storia ricca di significati e di eventi che l'hanno resa non solo un luogo di culto, ma anche il simbolo di questa città, unica al mondo.

La sua storia affonda le radici nell'anno 828, quando i Veneziani, mossi da un impulso sacro, trafugarono le spoglie del Santo, ad Alessandria d'Egitto, portandole nella loro città per conservarle e onorarle. Fu così che sorse la prima Basilica, sul modello di quella dei Santi Apostoli a Costantinopoli, come un tributo al santo patrono e come segno tangibile della presenza veneziana nel cuore della cristianità.

Ma fu nel corso dei secoli che la Basilica si trasformò, evolvendosi con il passare del tempo, riflettendo le influenze e le tendenze architettoniche del periodo. Le sue forme bizantine si mescolarono con elementi romanici, gotici e rinascimentali, dando vita all'edificio meraviglioso che conosciamo oggi e che incanta i visitatori di tutto il mondo.

La Basilica non fu solo un luogo di preghiera, ma divenne il centro della vita pubblica e religiosa della Repubblica di Venezia. Qui si celebravano le cerimonie più importanti, qui venivano consacrati i Dogi, i supremi magistrati della Serenissima. L'architettura della Basilica è stupefacente: la sua pianta a croce greca, le cupole imponenti, le colonne e i pilastri ricoperti di marmi policromi, i mosaici che rivestono pareti e volte, tutto contribuisce a creare un'atmosfera di magia e spiritualità che avvolge il visitatore non appena varca la soglia. La Basilica è anche nota con il nome di Chiesa d'oro, per lo straordinario interno dorato che ispirò anche Klimt, nei suoi dipinti.

Ma ciò che rende davvero unica la Basilica di San Marco è la luce. La luce che filtra dalle finestre e che, giocando con i mosaici dorati e azzurri, colora lo spazio interno, conferendo all'ambiente una dimensione quasi irreale, in cui il tempo sembra sospeso dinanzi ad ineguagliabile bellezza. La Basilica di San Marco continua a risplendere come un faro di spiritualità e bellezza nel cuore di Venezia. Attraverso i secoli, ha resistito alle tempeste del tempo, conservando intatto il suo fascino e la sua maestosità. Ogni dettaglio, dalle cupole imponenti ai mosaici scintillanti, racconta una storia di devozione e di ingegno umano, che continua a ispirare e a incantare chiunque. Essa è il simbolo della continuità e della resilienza di Venezia, una città che ha saputo prosperare nonostante le sfide del passato e del presente. È un richiamo alla bellezza e alla grandezza dell'arte e dell'architettura italiana, un tesoro inestimabile ed ineguagliabile da preservare, che appartiene a tutta l'umanità.

Interno Basilica di San Marco.

Esterno Basilica di San Marco.

San Marco e il Leone, sulla sommità del frontone.

Il nartece.

Interno di una delle cupole, decorate con i celebri mosaici.
Particolare della quadriga, esterno.
Interno della Basilica di San Marco.

Basilica di San Marco, particolare delle lunette esterne con i mosaici.
Pala d'oro.

I celebri Cavalli di San Marco.


La celebrazione della figura di San Marco nella storia dell'arte, raggiunge il suo culmine pittorico in Tintoretto, pittore Veneziano del secondo Cinquecento, tra i più grandi di tutti i tempi. L'anno in cui l'artista si mette in mostra nella scena artistica Veneziana è il 1548 e sarà proprio la Scuola Grande di San Marco a commissionargli quello che sarà noto come uno dei suoi più grandi capolavori: San Marco che libera uno schiavo. Con questo capolavoro l'artista alimenta le scintille dello scandalo: la tela è un grande successo e, quando viene svelata, a Venezia non si parla d'altro. Il Miracolo rappresenta l'intervento di San Marco per salvare uno schiavo cristiano che sta per essere torturato dal suo padrone. Tintoretto combina una serie di episodi consecutivi che culminano con il miracoloso fallimento finale delle atrocità del padrone e la sua conversione al cristianesimo. Come un regista, Tintoretto rappresenta scene diverse, con tempi diversi, e le compone in un unico lavoro in cui siamo coinvolti e in cui assistiamo al miracolo come se fossimo parte di esso, del resto tutta l'arte del Tintoretto è volta a impressionare. I gesti dei personaggi sono drammatici, le loro pose dinamiche. La figura di San Marco è capovolta, come il mondo a quel tempo. Mentre la figura dello schiavo è illuminata, il Santo è in ombra ed è una figura massiccia, potente, ha un peso e un volume: Tintoretto sottolinea la pesante pienezza della carne. Noi vediamo un Santo che si lascia cadere dal cielo per salvare lo schiavo: secondo Sartre sembra Superman. Nulla di simile era stato mai concepito nella storia dell'arte e nessuno può dubitare che, allora, il suo gesto fosse sovversivo e nessuno può dubitare che si tratti di uno dei più grandi capolavori della storia della pittura universale. Le figure principali sono tre: lo schiavo steso a terra in mezzo agli strumenti di tortura spezzati, San Marco che scende dal cielo per operare il miracolo e il giudice che siede su un alto seggio, che allarga le braccia in segno di stupore mentre un carnefice gli mostra una mazza spezzatasi miracolosamente. Nell’opera risulta straordinario il cruento dinamismo e la forte energia sprigionata dalle figure. Spicca anche l’ardita prospettiva dal basso verso l’alto, applicata sulla figura di San Marco che discende dal cielo. Un altro elemento di spicco è la rappresentazione di scorcio dello schiavo, raffigurato in direzione opposta. L’artista riesce a trasmettere vivacità e concitazione. Il colore appare più chiaro sullo sfondo dove la luce è vivida, mentre in primo piano appare brillante e pastoso, con una luce naturale e una luce soprannaturale, quest’ultima emanata straordinariamente dallo schiavo, generando un eccellente chiaroscuro con forti ombre, che rappresenterà la base per un artista come Caravaggio. Questo quadro è un compendio di pittura, scultura e architettura italiana. L’enorme turco, da un lato, in turbante ed abito verde è ripreso, nella composizione, da uno degli apostoli del celeberrimo capolavoro di Tiziano, l’Assunta dei Frari; dall’altro lato possiamo notare una figura ripresa nel dipinto dei Santi Giovanni e Paolo di Lorenzo Lotto, mentre uno dei soldati, precisamente quello in basso a destra in armatura rossa, è una chiara citazione della Cappella Medicea con il Crepuscolo, una delle sculture allegoriche di Michelangelo. Il Miracolo dello schiavo è il dipinto della svolta di Tintoretto, è un grido di un artista che vuole emergere e con esso assume un ruolo di rilievo a Venezia.

Tintoretto, San Marco libera uno schiavo, 1548, Gallerie dell'Accademia, Venezia.

Il rapporto con la Scuola di San Marco continuerà anche in seguito, fino al 1566 circa, con l'esecuzione di altre tre tele raffiguranti miracoli postumi del santo: San Marco salva un saraceno, Trafugamento del corpo di san Marco e Ritrovamento del corpo di san Marco. Il San Marco libera un saraceno spicca per il grande pathos e per il grandioso dinamismo creato dalla solita, eccezionale, rapida e furiosa pennellata. In questo quadro Tintoretto affascina tutti nella drammatica rappresentazione delle violente onde in cui si inabissa la nave, dei corpi contorti dei disperati naufraghi nelle contrastate luci che li illuminano e che ritagliano le nuvole del cielo tempestoso. Immerso in una luce soprannaturale San Marco cala dal cielo, vestito di un abito rosato, per afferrare il saraceno privo di sensi. L'allora Guardian Grando della Scuola, il medico Tommaso Rangone, è rappresentato sul bordo della scialuppa mentre tenta di aiutare un naufrago inghiottito dalle acque.
Tintoretto, San Marco salva un saraceno, 
1562-66, Gallerie dell'Accademia, Venezia.

Il ritrovamento del corpo di San Marco e il Trafugamento del corpo di San Marco sono considerati dei capisaldi del catalogo dell’artista, nonché grandi capolavori della storia della pittura occidentale. Entrambe le opere spiccano per la forte prospettiva portata alle conseguenze più estreme, com’è tipico nell’arte del Tintoretto. L’effetto scenografico da film domina le scene, dove nel primo dipinto vi è  San Marco che appare miracolosamente ad alcuni Veneziani, rivelando il luogo dove si trova il suo corpo e ponendo fine allo scempio della profanazione delle tombe. Così viene spiegata la presenza, in alto a destra, di tre uomini che calano un cadavere da un sarcofago. Al centro della composizione, al cospetto di san Marco, è inginocchiato il committente Tommaso Rangone vestito con una toga patrizia. Sulla destra c'è un indemoniato, avvinghiato a una figura femminile che si piega sorpresa, portato lì per essere liberato dal demonio da san Marco. Il punto di fuga non è al centro ma in fondo a sinistra, come anche il personaggio principale si trova sulla sinistra anziché al centro. Tintoretto era infatti lo specialista indiscusso in composizioni artificiose e nelle sue opere si nota tutto ciò che caratterizza questa corrente: soggetti religiosi, uso di colore scuro percorso da improvvisi bagliori e lampi di luce, nessun ordine nella composizione e nessuna simmetria. La luce assume un ruolo fondamentale diventando strumento espressivo che crea dinamicità. Il dinamismo di quest'opera è impressionante, la composizione sembra girare come una specie di globo che ruota in senso antiorario, come più riprese di un film. La fonte di luce principale non è visibile, si alternano luci, ombre e bagliori. La luce fa risaltare i sarcofagi sulla destra. Solo due personaggi sono frontali, il committente e la figura che regge una candela in mano. Le figure sembrano una continuazione dell'architettura, per esempio le dita di San Marco sembrano un prolungamento di linee prospettiche del quadro. 

Tintoretto, Ritrovamento del corpo di San Marco, 1562-66, Pinacoteca di Brera, Milano.

L'opera del Trafugamento del corpo di San Marco era anch’essa destinata in origine alla Sala Capitolare della Scuola Grande di San Marco, insieme a San Marco salva un Saraceno durante un naufragio e al Ritrovamento del corpo di San Marco: le tre tele costituivano in effetti un insieme narrativo unitario inerente alle vicende agiografiche del Santo. In questa tela è rappresentato il momento in cui alcuni cristiani di Alessandria d'Egitto, approfittando di una tempesta che sconvolge la città, portano via il cadavere di San Marco salvandolo dal rogo a cui era destinato. In primo piano sono raffigurati i cristiani che sorreggono il corpo in posizione orizzontale: da notare che Tintoretto decide di rappresentare le spoglie mortali prive del livore cadaverico e per nulla soggette alla putrefazione (la stessa cosa accade nel Ritrovamento). Appena dietro il gruppo si vede un dromedario imbizzarrito a causa della paura per il fortunale incombente, tenuto a fatica legato da un uomo caduto in terra; alle sue terga si nota una catasta di legname, la pira sulla quale avrebbe dovuto essere bruciato il corpo. Sullo sfondo è rappresentata una città (ispirata ai progetti del Sansovino per la sistemazione di Piazza San Marco) con un fastoso edificio e un grande porticato entro il quale alcune persone corrono a ripararsi dalla tempesta. Il cielo, infine, è oscurato da nubi scurissime tra le quali si vedono fulmini e saette.Come accadeva per il Ritrovamento, nel dipinto è evidente l'importanza donata alla prospettiva, portata alle più estreme potenzialità, il cui punto di fuga è sottolineato dalla disposizione delle architetture rappresentate. La scelta dei colori è piatta, le ombre solo accennate; le tonalità sono più scure nei soggetti vicini mentre rendono le figure bianche o quasi trasparenti se in secondo piano o sullo sfondo. Il cielo è costellato di nubi a causa del forte temporale e assume una tinta rossastra; nel dipinto è inoltre presente un autoritratto dell'autore, l'uomo barbuto presente al fianco del cammello, identificato anche come Rangone, guardiano della Scuola Grande di San Marco. Inoltre vi è un altro dettaglio straordinario che evidenzia tutta la modernità di Tintoretto e di come il pittore abbia superato il suo tempo e la perfezione formale del Rinascimento: osservando il dipinto, sulla sinistra è possibile notare delle figure bianche, monocrome, che sono appena abbozzate, non definite, in cui si vedono tutte le tracce della pennellata; è un qualcosa di straordinario che ci catapulta direttamente alla grande modernità dei pittori dell’Ottocento e del Novecento.
Tintoretto, Trafugamento del corpo di San Marco, 1562-66, Gallerie dell'Accademia, Venezia.






Articolo di Dario Romano di Arte Divulgata.











Commenti

  1. Grazie per tutte queste informazioni preziose

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  2. Grazie per la descrizione

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  3. Grazie mille, dalla Romania!

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  4. Impeccabile e perfetto come sempre!

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  5. Mariateresa Delpiano25 aprile 2024 alle ore 11:06

    Articolo interessantissimo, grazie

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  6. Meraviglia delle meraviglie

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  7. Meravigliose immagini! S.Marco lo puoi rivedere diverse volte e hai sempre qualche apetto da riscoprire

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  8. Troppo artistico...wow.

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  9. La prima volta che arrivai a Venezia, tanti anni fa, dopo aver viaggiato in treno di notte era l’alba e quando entrai nella Basilica (allora aperta dalle 6) era buio, poi dal finestrone superiore incominciò a entrare il sole e come in un film le pareti incominciarono a diventare d’oro e l’oro scivolava dall’alto in basso, fino a che tutto l’interno sembrò un gioiello risplendente. Io rimasi letteralmente a bocca aperta. Non ho mai dimenticato quell’emozione. Ora, con gli orari da museo, sarebbe impossibile.

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  10. che meraviglia ❤️ rara

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  11. semplicemente meravigliosa.

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  12. Hermosaaaas....!! Tuve la bendición de conocer Venecia y todas sus maravillas..❤️❤️👍👍🌹🌹🇪🇨🇪🇨🇪🇨🇪🇨🇪🇨

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  13. Grazie ,per la descrizione .

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  14. Mariagrazia De Medici25 aprile 2024 alle ore 21:28

    Unici al mondo!

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  15. Francesca FraGi Giustozzi28 aprile 2024 alle ore 19:04

    Meravigliosamente bella 💞💞😍💞

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  16. Stupenda Venezia!❤

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  17. Vidi Venezia la prima volta nel 1950, avevo sette anni, gita di tre giorni coi miei genitori. Attraversammo il Po su un ponte di barche, col fiato sospeso, poi tutta una meraviglia, una dopo l'altra. Ci sono tornata tante volte, solo due ore di macchina, sempre atmosfera magica ⭐⭐⭐

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