Dario Romano: Il maestro e l'allievo, Tiziano e Caravaggio, La Deposizione di Cristo

 

Tiziano Vecellio, Deposizione di Cristo, 1559, Museo del Prado, Madrid, Olio su tela, 137x175 cm.

In occasione del Venerdì Santo vi parlerò di due opere di due giganti della pittura di ogni tempo: Tiziano e Caravaggio. Come premessa bisogna ricordare che il Caravaggio svolse il suo apprendistato presso il pittore Simone Peterzano. Chi era quest'ultimo? Egli era un allievo del Tiziano, ed il Caravaggio dunque si formò artisticamente con il mito ed il grande esempio del pittore cadorino, che fu il dominatore indiscusso del '500, conteso da papi, nobili ed imperatori. Caravaggio studiò a fondo Tiziano, venendone influenzato soprattutto sull'uso della luce, durante tutta la sua carriera artistica. Sostanzialmente dunque Caravaggio è considerato un esponente della pittura Veneta, interessandosi all'uso della luce e del colore, vedendo in Tiziano la figura di suo maestro spirituale e studiando anche artisti come Giorgione, Veronese e soprattutto Tintoretto. Bisogna ricordare anche che il Caravaggio rivolse le sue attenzioni anche verso alcuni pittori del Rinascimento lombardo, come Savoldo, Moretto e Foppa. 

La Deposizione di Tiziano risale al 1559, durante la fase tardiva dell'artista. La fase tarda di Tiziano ci ha regalato capolavori straordinari, di magistrale innovazione, creatività, sperimentazione e di incredibile modernità, in anticipo con i tempi di molti secoli. Tra le sue opere di questa fase, spicca appunto la Deposizione che fu realizzata per il Re Filippo II di Spagna. E' dunque uno dei suoi massimi capolavori, che a quel tempo fu giudicata talmente preziosa e straordinaria, che venne posta nel 1574 nella chiesa vecchia dell'Escorial, il luogo della sepoltura dell'uomo più illustre politicamente: l'imperatore Carlo V, di cui Tiziano fu pittore ufficiale e da lui nominato Conte Palatino (onore mai concesso ad un pittore). Si tratta di un'opera struggente, magistrale, in cui si riassume un'intera carriera. Tutto il senso dell'opera è riassunto in un dettaglio, ovvero il cielo affocato, arrosato, ingrigito dalle tenebre che prende carne e sangue nell'immagine della Maddalena, che letteralmente si getta sul sepolcro di Cristo: li sono i dolenti, vediamo Giuseppe d'Arimatea nelle vesti rosse foderate di raso giallo e una Madonna avvolta nel manto azzurro intenso, che quasi le cancella l'espressione di dolore. Poi vediamo anche Nicodemo, che ha le sembianze dell'anziano Tiziano, che sorregge il corpo di un Cristo che nel gesto straordinario del braccio, diventerà scuola per Caravaggio e per tutta la pittura successiva, da Rubens a Rembrandt, ma anche a David ed ai grandi capolavori del Romanticismo francese. E' un'opera in cui le masse cromatiche della giovinezza tornano a risplendere con un significato nuovo ed assolutamente tragico, ovvero il sepolcro di Cristo, dove vediamo sul lato il Sacrificio di Isacco e dell'altro Caino e Abele a raccontarci i martiri Biblici prima della morte di Cristo, riassunti nella tabella posta alla base del sepolcro, dove si nota anche la firma "TIZIANVS VECELLVUS EQUS CESAREUS" sottolineando il suo grande stato di grande famiglio del grande imperatore. Abbiamo decine di copie di quest'opera fatte da grandissimi maestri successivi, su tutti Turner, sottolineando l'influenza enorme esercitata di questo dipinto, che ha influenzato come pochi altri la storia dell'arte successiva, grazie alla capacità di assemblare colore, luce e il sentimento profondo della religione. La modernità stilistica è sconcertante per i tempi in cui l'artista operava, tanto da non sembrare un'opera rinascimentale, ma più Romantica o addirittura Impressionistica, in anticipo dunque di oltre 3 secoli. Tale modernità stilistica è dovuta a pennellate rapide di macchie di colore puro, in cui l'artista sfalda le forme, i volti, i contorni, sottolineando, con questo sfaldamento, come la morte del corpo sia destinata a morire e svanire, in favore della vita eterna dell'anima. Questo artificio stilistico è lo stesso che utilizzeranno nell'epoca del Romanticismo e dell'Impressionismo. Tale scelta sottolinea la capacità infinita di invenzione, sperimentazione e di creazione di Tiziano, che per tutta la vita non smette di generare qualcosa di nuovo, facendoci apparire, in tal senso, perfetti i dipinti se li osserviamo da lontano, mentre se questi vengono osservati da vicino, lo spettatore automaticamente si impegna a ricostruire ciò che suggeriscono le linee di colore delle forme sfaldate, come fosse un dipinto appunto Impressionistico. Un altro dettaglio straordinario è l'uso sapiente della luce che il sommo pittore imprime alla tela, da cui nasce anche l'interesse del Caravaggio: Tiziano impiega una luce che colpisce a tratti i personaggi, generando forti ed emozionanti contrasti che contribuiscono a rendere drammatica la scena. Il corpo di Cristo, infatti, risalta contro le figure in ombra di Giuseppe d'Arimatea e della Vergine, mentre allo stesso modo la Maddalena è illuminata dal contrasto rosso con Nicodemo, figura in cui regna la zona cromatica. E' proprio questo uso eccezionale dei giochi luministici Tizianeschi, con cui si formerà il Caravaggio, che sotto questo influsso costruisce la base fondamentale della sua arte, arrivando a risultati sorprendenti di realismo, quasi a livelli fotografici. Ciò si nota nella sua Deposizione, in cui l'artista ci dipinge un Cristo che riprende iconograficamente quello del suo maestro spirituale Tiziano, con l'immagine del braccio abbandonato verso terra. L'opera risale tra il 1602 ed il 1604 e fu commissionata da Girolamo Vittrice per la cappella dedicata alla Pietà, di proprietà dello zio Pietro, nella chiesa di Santa Maria Vallicella a Roma (oggi l'opera è ai Musei Vaticani). Caravaggio immortala il momento che precede l'inumazione, la discesa nel sepolcro. La morte di Cristo è raffigurata con implacabile realismo, dove il corpo è livido, mentre il braccio sembra sprofondare verso il basso, riprendendo l’invenzione Tizianesca. In questo preciso momento del dipinto, Caravaggio ci dà l'immagine di un Cristo che simboleggia la pietra scartata dalla storia: è morto, sconfitto, perduto. I suoi discepoli lo hanno abbandonato e rinnegato e la sua meravigliosa utopia sembra essere finita sulla Croce, mentre ora si dissolverà per sempre nel sepolcro, anche se questo senso di dissolvenza è più visibile in Tiziano, che aveva avuto la geniale intuizione della modernità, mentre in Caravaggio prevale la forma finita e segnata dell'immediatezza della realtà e del sentimento drammatico. In Tiziano la drammaticità del momento guarda già al futuro del trionfo dell'anima sul corpo, e dunque della vita sulla morte, mentre in Caravaggio la drammaticità ha ancora una forma di dolore segnato dalla morte, appena avvenuto, un dolore fisico e materiale che deve ancora lasciare spazio alla dissolvenza dell'attimo dopo. Allo stesso tempo, se l'estremo dolore della Maddalena e della Vergine di Tiziano, guardano anch'esse alla dissolvenza futura, il dolore di queste due figure in Caravaggio, è un dolore ben visibile, un dolore che rappresenta il momento di massima tensione drammatica che sfocia nel gesto di Maria di Cleofa, che alza le mani al cielo disperatamente addolorata. E' una delle poche opere capite e lodate del maestro, durante il suo tempo. Essa è una vera e propria rivoluzione, in quanto dal momento in cui l'artista arriva a Roma, diventa il protagonista principale della corrente realistica che con lui prende forma: ciò lo si deve al suo modo di trattare la luce ed il colore, raggiungendo livelli impressionanti di realismo, sotto gli studi dei maestri veneti, in particolare del "suo" Tiziano. E bisogna ricordare che era un'epoca sfinita dal Manierismo, Caravaggio arriva e spazza via quell'imitazione dei maestri di quel tempo verso i grandi maestri rinascimentali, in favore di una pittura appunto realistica sotto tutti i punti di vista, sia stilistici che simbolici, regalandoci capolavori assoluti di maestria straordinaria, degno erede del suo maestro spirituale Tiziano.

Caravaggio, Deposizione di Cristo, 1602-1604, Musei Vaticani, Città del Vaticano, olio su tela, 300x203 cm. 

Articolo di Dario Romano. Per approfondimenti: il contenuto è tratto dai libri Tiziano: Il Regno del colore del più eccellente di quanti hanno dipinto e Caravaggio: Il seduttore della visione

Commenti

  1. Grandissimi Caravaggio e Tiziano, che bello, complimenti prof. Romano e grazie per questi confronti di opere e di artisti, non si trovano in nessun altro sito.

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  2. Super prof. Romano, commento pazzesco. Caravaggio e Tiziano sono anche i miei due pittori italiani preferiti. Grazie. 👍🏻👏🏻

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