Dario Romano: Tiziano e Michelangelo, dialogo artistico tra Pietà, Deposizione e Resurrezione

 

Michelangelo, Pietà, Basilica di San Pietro in Vaticano, Marmo, 174x195x69 cm. Tiziano, Particolare della Resurrezione del Polittico Averoldi, 1520-22, olio su tavola, Collegiata dei Santi Nazaro e Celso, Brescia, 278x292 cm.

"Se Tiziano e Michiel Angelo fussero un corpo solo, ove al disegno di Michiel Angelo aggiontovi il colore di Tiziano, se gli potrebbe dir lo dio della pittura, sì come parimenti sono ancora dèi propri" Così diceva nel 1548 Paolo Pino, nel suo Dialogo di pittura. Oggi proverò a parlarvi del dialogo artistico tra quello che fu il più grande pittore del '500 (Tiziano) e quello che fu il più grande scultore del'500 (Michelangelo). I due artisti sono veramente stati, per alcuni momenti, un "corpo solo" come scrisse Paolo Pino. Stilisticamente opposti, in realtà presentano tantissime analogie, magari nel pensiero e proverò a metterle a fuoco partendo dalla Pietà Vaticana di Michelangelo in relazione alla Resurrezione del Polittico Averoldi di Tiziano.


Le due opere sono state eseguite dai due artisti nel vigore della loro giovinezza, con una visione del mondo ottimista e potente. Michelangelo scolpì un Cristo idealmente bello, privo dei segni della passione, sottolineando come in realtà lui stesso possa vincere la morte, facendo presagire ad una imminente Resurrezione. Resurrezione potente e convincente che troviamo nel Polittico Averoldi di Tiziano: essa sembra il momento naturalmente continuo della Pietà Vaticana di Michelangelo. Tiziano raffigura un Cristo umano e divino al contempo, un Cristo che vince la morte, che si innalza al cielo con una potenza mai vista prima, in posa statutaria e con una luce che mette a fuoco tutta la sua energia e la sua vittoria sulla morte, lasciando in ombra i soldati che guardano attoniti ed impauriti. Il potente Cristo sembra dirci "ho vinto, posso superare qualsiasi ostacolo" e la sua vittoria è marcata anche dallo straordinario cielo che concepisce Tiziano, un cielo mai visto prima in cui il pittore supera sé stesso: un cielo oscuro che anticipa il Tenebrismo, estremamente tempestoso, causa della potenza del Cristo vincente sulla morte. La Resurrezione di Tiziano è una vittoria dell'umanità sulla morte, dove un Cristo divino, portatore delle sofferenze umane, ci mostra tutta la sua potenza innalzandosi in un cielo oscuro e tenebroso, in una posa eroica che ricorda gli antichi greci, dove egli è portatore della luce della vita che trionfa sulle tenebre. Si tratta della Resurrezione più potente e speranzosa di fede di tutta la storia dell'arte e al contempo ciò era stato predetto dal Cristo della Pietà Vaticana di Michelangelo, che ci aveva già comunicato quella speranza di vittoria, espressa poi dall'opera Tizianesca.


Tuttavia nella fase di maturità, i due artisti passano da una visione del mondo potente ed ottimista a una dimensione più drammatica e pessimistica, ben espressa dalla Pietà Bandini di Michelangelo e dalla Deposizione nel sepolcro di Tiziano.

Michelangelo, Pietà Bandini, marmo, 277cm, Museo dell'Opera del Duomo, Firenze.

Tiziano, Deposizione nel sepolcro, 1559, Museo del Prado, Madrid, olio su tela, 137x175cm.

I due artisti passano dal riprodurre un qualcosa di bello e potente, a un qualcosa che ancora ha quella convincente potenza, ma non in una dimensione vigorosa, bensì in una dimensione drammatica, pessimistica e di riflessione. I due artisti sentono il peso degli anni che passano e riflettono sulla morte. Entrambi si ritraggono nei panni del Nicodemo incappucciato che sorregge il Cristo, trasmettendo angoscia, drammaticità ed i tratti psicologici dei personaggi, come si può ammirare in quel braccio abbandonato a terra del Cristo di Tiziano, che farà scuola, nei secoli, a partire dal Caravaggio. Entrambe le opere evocano una ricchezza compositiva spirituale così tale da annullare la materialità del marmo e della pittura, dando vita a un qualcosa di animazione spirituale molto forte, generando una materia vita e pulsante che caratterizzerà le ultime due opere di cui vi parlerò.

La Pietà Rondanini e la Pietà di Tiziano abbracciano totalmente questa dimensione spirituale e riflessiva. Entrambe le opere sono rispettivamente le ultime concepite dai rispettivi artisti prima della loro morte, e sono rimaste non finite, il Non finito Michelangiolesco ed il Non finito Tizianesco ci comunicano la medesima cosa:

Michelangelo, Pietà Rondanini, Castello Sforzesco, Milano, Marmo, 1552-1564, 195cm.

Tiziano, Pietà, 1576, olio su tela, 353x347 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia.

In Michelangelo, che innova questa posizione verticale, tutta l'attenzione è dedicata in questo tenero abbraccio tra madre e figlio, dove il corpo di Cristo è rappresentato leggermente avanzato, avvolto dal corpo di Maria, sembrando un tenero tutt'uno. Ciò evoca una grande tensione emotiva di riflessione sulla morte, con parti non finite che marcano ancora di più questo senso di spiritualità. Il vigore giovanile della potenza è ormai un lontano ricordo che lascia spazio ad una totale meditazione. La stessa meditazione che troviamo nella Pietà di Tiziano, concepita nell'anno della sua morte. In essa vediamo il Cristo sorretto dalla Vergine e da Tiziano stesso che si ritrae ai suoi piedi nei panni di San Girolamo: Questo vecchio, re dei pittori, tocca il Cristo con entrambe le mani, una sotto l'ascella per sorreggerlo, l'altra, invece, tocca la mano del Cristo in un gesto mai visto prima nella storia dell'arte, che esprime una straordinaria intimità: è un quadro della morte che è la morte di Cristo ed al contempo è un quadro della morte che è la morte di Tiziano, ma da cui nasce l'eterna vita di Cristo e l'eterna idea di pittura di Tiziano che verrà presa come modello dagli artisti di tutte le epoche successive. In Tiziano domina il sentimento dell'affidarsi al Cristo, alla Redenzione: ciò si nota anche ammirando in basso a destra, dove si può vedere un dipinto nel dipinto. Tiziano qui ritrae se stesso ed il figlio Orazio, inginocchiati, nell'anno della peste, dinanzi al Cristo giacente sulle braccia di Maria, raccomandando la sua anima e quella del figlio. È come se Tiziano avesse capito che un'epoca stava finendo, la stessa epoca vissuta da lui e da Michelangelo, riflessa in quel bellissimo braccio disteso a terra del Cristo, dipinto dall'anziano artista direttamente con le dita e quasi cieco. È un braccio straordinario, in una materia pittorica sgretolante che anticipa l'impressionismo, l'espressionismo e l'Action Painting. In realtà, però, non è la materia a sgretolarsi, bensì il corpo, in un dettaglio straordinario di corpo morente che si sgretola, un dettaglio che nemmeno Michelangelo riuscì a scolpire. E Tiziano ci ricorda con questo bellissimo particolare, che non siamo corpo, esso è destinato a svanire, siamo solamente anima, e solo con essa potremmo vivere in eterno: è un trionfo di spiritualità sulla materia.

Dettaglio del dipinto nel dipinto della Pietà di Tiziano.

Trionfo dell'anima sulla materia è ciò che esprimono i due artisti alla fine della loro carriera, opponendosi agli inizi dove prediligevano il trionfo potente della materia. Si, possiamo dire che Michelangelo e Tiziano, alla fine siano stati in un corpo solo. Loro avevano la stessa concezione e le stesse inquietudini, magari con caratteri diversi che vedevano un Michelangelo terribilmente "pazzo" ed un Tiziano mansueto si, ma avvolto dai tanti drammi familiari, ma capaci di esprimere i medesimi sentimenti nell'arte. Vasari, storico filo-toscano (l'artefice e causa principale della "rovina" della storia dell'arte per i suoi tanti errori nei suoi scritti e non solo; è a causa sua che molte persone non appassionate di arte, conoscono solamente per sentito dire due-tre artisti che rispondono quasi sempre ai nomi di Leonardo, Michelangelo e Raffaello, ignorando secoli e secoli di storia dell'arte e numerosi artisti, anche superiori) provò a dividerli stilisticamente classificandoli come opposti, pur lodandoli, ma si sbagliava, e non è di certo una novità per lui: i due furono più simili di quanto si possa immaginare.

Articolo di Dario Romano. Per approfondimenti il contenuto è tratto dai miei libri: Tiziano: Il Regno del colore del più eccellente di quanti hanno dipinto e Rinascimento: I grandi maestri della scultura



Commenti

  1. Articolo di un'immensa cultura e conoscenza della contestualizzazione delle opere, che ti fa anche aprire gli occhi. Bellissimo commento, Tiziano è un artista superbo.

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  2. Bellissimo commento, non me ne voglia Michelangelo ma... Tiziano è Tiziano, i suoi dipinti sono vita❤️

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  3. Grazie per il suo commento ricco di passione e conoscenza, è davvero ben fatto e comprensibile e le opere sono davvero collegate tra loro. Confronti di questo tipo sono inusuali, molto originali ed utili... Io sono una insegnante di Storia dell'arte, mi chiedevo se potrei usare questo suo articolo per una lezione ai miei alunni su Michelangelo e Tiziano, sarebbe un problema?

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    1. Grazie mille per il complimento. Si certo può usare senza problemi l'articolo 😊

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  4. Michelengelo era chiamato con epiteto... in vita...Il Divino'...scultore...architetto...pittore...ingegnere...poeta...filosofo...non possiamo fare il confronto con Tiziano...immenso Talento...ma'..il Divino'...è irragiungibile... <3

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