Dario Romano: La festa dei lavoratori in 4 dipinti
Giuseppe Pellizza da Volpedo, il Quarto Stato, 1898-1901, Galleria d'arte moderna di Milano.
In occasione del primo maggio, dunque della festa dei lavoratori, vi parlerò di quattro dipinti inerenti al lavoro, partendo dal Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Si tratta di un dipinto che rappresenta un vero e proprio manifesto delle lotte operaie, e ancora oggi ci tocca con gli sguardi tenaci e decisi dei protagonisti. Sono questi sguardi a comunicare la volontà di tornare al lavoro in condizioni normali e non di sfruttamento. Nel dipinto notiamo un gruppo di braccianti in marcia, nell'atto di protestare in una piazza. I personaggi non hanno alcuna intenzione violenta, ma decisa. I leader di questo sciopero sono riscontrabili nelle tre figure in promo piano: due uomini e una donna con un bambino in braccio, quest'ultima scalza. Lo stesso pittore definì l'uomo centrale come un fiero ed intelligente lavoratore di 35 anni. I personaggi dietro si identificano con i tre davanti e decidono di seguirli: si tratta di lavoratori della terra che il pittore definì come intelligenti, forti, robusti, e decisi ad avanzare contro ogni ostacolo. L'opera è l'emblema della società del XX secolo, rappresentando lo sciopero dei lavoratori che praticano la protesta sociale: è in questo contesto che nasce la classe sociale del proletariato, una classe consapevole di avere dei diritti che devono essere fatti valere dinanzi alla società industriale.
Courbet, Gli spaccapietre, 1849, opera distrutta durante la seconda guerra mondiale.
Gli spaccapietre di Courbet, opera purtroppo andata distrutta durante i bombardamenti di Dresda nella seconda guerra mondiale, è un altro dipinto che simbolizza la condizione dei lavoratori. Siamo nel movimento artistico del Realismo, in cui la rivoluzione industriale spinse masse di contadini dalle campagne alle città, in cerca di condizioni di vita migliori. Il Realismo si affermò in Europa intorno alla metà dell'Ottocento e tra i temi principali vi sono quelli sociali, intenti alla volontà di denuncia: si producono profondi squilibri sociali e la povertà cresce nelle periferie urbane e nei quartieri sorti intorno alle fabbriche. Courbet, artista di questa corrente, è solito raffigurare emarginati, gente comune e uomini nel loro lavoro quotidiano. In quest'opera per la prima volta abbiamo uomini senza voce, come due spaccapietre. Loro due sono i protagonisti principali del dipinto, ruolo che fino a quel momento avevano rivestito solo personaggi importanti. Si tratta di un'opera che ci mostra un cruento realismo che si rispecchia nell'atto del vecchio operaio di spaccare le pietre, aiutato da un garzone che tiene in mano la cesta di ciottoli. La povertà degli uomini è manifestata da alcuni dettagli ben evidenziati da Courbet: le calze bucate, le toppe sulle maniche della camicia, il panciotto lacerato. La povertà non è solo materiale ma anche psicologica: nel volto dei due personaggi appare una sofferenza astratta, quasi inespressiva, consapevoli della loro condizione di spaccapietre, condizione che durerà tutta la vita. Courbet ha voluto realizzare quest'opera come voce di denuncia della fatica dello sfruttamento del lavoro, introducendo temi come la povertà, l'ingiustizia, le condizioni precarie di vita e soggetti poveri.
I mangiatori di patate di van Gogh è forse l'opera più importante dell'artista, durante il suo periodo olandese prima del trasferimento in Francia. L'artista raffigura una stanza povera, occupata da alcuni contadini che stanno cenando servendosi di un solo piatto di patate. Il pittore è sensibile a questo argomento, perché si identifica con questi personaggi: per van Gogh è ingiusto il fatto che nonostante tutti i loro sforzi e tutti i loro duri sacrifici, queste persone debbano vivere in maniera precaria, misera e povera. L'opera si propone come manifesto di continua fatica fisica di chi ha faticato, ogni giorno, la propria vita nelle terre e nei campi.
Vincent van Gogh, La mietitura, 1888, van Gogh Museum, Amsterdam.
Nella Mietitura di van Gogh, abbiamo un clima diverso rispetto alle precedenti opere di cui vi ho parlato. L'opera è stata realizzata ad Arles, in uno dei pochi periodi felici dell'artista. La veduta che vediamo riguarda la campagna di Arles, in cui in primo piano si nota una porzione di grano già mietuto. Notiamo anche dei contadini che mietono o che conducono i carri. La campagna che dipinge van Gogh, è tutto sommato un ambiente sereno, ed è una serenità che rispecchia lo stato d'animo dello stesso artista, e che a sua volta ci racconta la contentezza di un lavoro sereno, seppur faticoso. Si tratta di uno dei dipinti preferiti di van Gogh, che lo giudicò come uno dei suoi più riusciti, realizzato en plain air in una sola seduta di operazione. Il dipinto dà un senso di calore molto forte, dovuto al tipico giallo oro, dell'artista, predominante e dovuto anche alla diffusa luce del sole che non è dipinto: esso è in un punto alto, non visibile allo spettatore, e genera una luce diffusa, appunto serena, che avvolge qualsiasi parte della scena.
Articolo di Dario Romano.
Complimenti, sempre chiaro, esaustivo e perfetto come al solito. Bellissimi i dipinti👏🏻👏🏻
RispondiEliminaMagnifici dipinti! Come sempre, grazie per la chiarezza e i dettagli delle spiegazioni. Complimenti!
RispondiEliminaCommento e opere che rendono giustizia ai lavoratori, bravo Dario👏🏻
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