Dario Romano: Pieter Paul Rubens, il Tiziano fiammingo
Pieter Paul Rubens, Tre Grazie, 1638, Museo del Prado, Madrid.
Pieter Paul Rubens nasce a Siegen nel 1577. Il Pittore fiammingo si distingue per le composizioni spettacolari, percorse da un dinamismo vorticoso, che segna una delle più alte espressioni della pittura barocca. Inizia la sua formazione a Colonia, ma la prosegue ad Anversa, dove dal 1598 risulta iscritto alla Gilda di San Luca. Nel 1600 giunge in Italia e soggiorna a Venezia, dove esegue copie da Tiziano, Tintoretto e Veronese, i suoi pittori preferiti. Si sposta poi a Mantova, al servizio di Vincenzo Gonzaga, per cui lavora come pittore e svolge missioni diplomatiche. Viaggia poi a Genova e a Roma, ed in seguito nel 1603 viene inviato in Spagna dal duca di Mantova. Torna in patria dove fonda la grande e prolifica bottega in cui lavoreranno numerosi artisti, tra cui van Dyck. Tra il 1622 e il 1625 dipinge le storie di Maria de' Medici, Regina di Francia. Negli anni successivi combina l'attività artistica a quella diplomatica, spostandosi in vari paesi: nei Paesi Bassi nel 1627, in Spagna nel 1628 ed in Inghilterra l'anno successivo. Nel 1630 dipinge Angelica e l'eremita, che ben rappresenta la sua predilezione per il nudo femminile. Sposa in seconde notte Helena Fourment, che ritrae più volte. Il Martirio di San Livino, una delle classiche opere percorse da un vortice compositivo, è del 1633. Dopo il viaggio in Spagna dove, insieme a Velazquez studia le opere di Tiziano, eseguendone anche diverse copie, la sua pittura si fa più luminosa, come appare nelle Tre Grazie del 1638. Rubens muore ad Anversa nel 1640. Il Ritratto della moglie Helena Fourment può essere definito come un esempio di pittura barocca, come esempio di amore per la donna, di sensualità, di passione, di carnalità e tutto questo è avvolto in una composizione così semplice e composta, in cui l'unico movimento è dato dal cielo vibrante alle spalle della donna che indossa un bellissimo cappello piumato: lei è il colore, l'odore, la giovinezza e la trasparenza della sua pelle e nessun pittore è riuscito a dipingere l'entusiasmo per i sensi e per la carne, come Pieter Paul Rubens. Nessun pittore è stato meno metafisico, meno trascendente e più legato alla carne di Rubens, in questo artista troviamo il piacere della carnalità e della gioia di vivere. Rubens più di ogni altro pittore, più di Matisse, che ne farà un codice di poetica, è il pittore della gioia di vivere, della bellezza femminile, della carnalità e del piacere. Un ritratto di questo tipo lo dimostra più di ogni altra opera, tenendo insieme quello che è lo studio e la ricerca sui grandi modelli veneti del Rinascimento e il di più di vita: questo è Rubens, una giunta di vita, di esistenza e di piacere di vivere, alla grande consapevolezza ed alla coscienza dell'arte ed alla disponibilità a captare tutto. Dunque dalla miscela di studio, conoscenza, ragione, ma anche passione e vitalità, esce un'esperienza pittorica senza precedenti.
Tutta l'esperienza pittorica di Rubens sarà il tentativo di emulare e doppiare il suo pittore preferito Tiziano Vecellio. Rubens vuole rifare Tiziano e d'altra parte per capirne l'importanza e la grandezza è importante risalire ai suoi primi anni, che sono tutti italiani. Rubens in Italia sta per 8 anni presso i Gonzaga a Mantova e lì avrà molto potere, sia di muoversi che di conoscere, che di vedere e collezionare. Essendo in un punto così favorevole della tradizione pittorica italiana, avrà modo di confrontarsi con il pittore che gli è più congeniale, ovvero Tiziano, lo stesso che dominò tutto il Cinquecento lavorando per i signori più potenti, e ne sente l'energia incontenibile, riproducendola nel suo amore per la bellezza dei corpi, per l'armonia e la carnalità dei corpi. Nella sua formazione egli ha la possibilità di vedere le opere di Tiziano, di Tintoretto e di Veronese ed i suoi primi dipinti, intercettano a Roma, la stella di Caravaggio ed in qualche modo lo oltrepassa: egli non ha il tempo di essere Cavaraggesco, perchè è già più avanti, in una dimensione compiutamente Barocca, di cui l'unico referente italiano compatibile con Rubens è Bernini, con la stessa vitalità e con lo stesso senso della carne dei personaggi rappresentati. Molto diverse sono le esperienze dei tre principali pittori fiamminghi, che sono Rembrandt, Vermeer e Rubens. Se Rembrandt cerca di arrivare alla profondità della tragedia dell'uomo, quasi con una equivalenza della potenza Shakesperiana, e Vermeer cerca l'anima e cerca di rappresentare il mistero dell'uomo e la sua essenza in una condizione assoluta e fuori del tempo, Rubens intende, invece, dipingere la vitalità, la gioia di vita, l'esistenza e la carne, è il pittore assoluto della sensualità, che non può essere definitivamente ritenuto il più grande in quanto la sua attività è attraversata da interventi molto diffusi dalla bottega, nella piena maturità, ma dove Rubens è autenticamente lui, ovvero dove la sua pittura è totalmente autografa, sentiamo un entusiasmo, una energia e una trasmissione di positività, che sono ignote ad ogni altro pittore eccettuando il maestro di tutti, per un verso Velazquez, per l'altro Rubens, che è Tiziano: ecco, Rubens potrebbe essere definito il Tiziano fiammingo. il Re di Francia Enrico IV commissionò a Rubens un ciclo di 21 tele, ispirate alla vita di Maria de' Medici, sua moglie, e destinate a decorare il Palazzo del Lussemburgo, a Parigi. Il Pittore scelse di celebrare i momenti più importanti della regina, proiettandoli in una sfera mitologica e allegorica. Nella tela in cui la futura regina sbarca nel porto di Marsiglia il 3 novembre 1600, lei è accolta con grandi onori dalla Francia, impersonata da una giovane donna con un elmo ed avvolta dal manto di gigli d'oro. Gli stessi gigli, simbolo della corona di Francia, ornano il baldacchino che la attende. La fama, in volo, suona le trombe per annunciare l'arrivo gioioso. Il consueto gioco barocco, di diagonali e di spirali, si dispiega in torno ad un asse fermo che è dato dalla composizione di grande dinamismo vorticoso, accentuato dalla fantastica ricchezza di colori. L'abito della regina è reso con una consueta maestria ed il colore vibrante, di oro e di argento, orna il corpo regale e riduce nei biondi capelli, raccolti in un prezioso diadema di perle. Nella parte inferiore del dipinto, nettamente distinta dal drappo vermiglio, Nettuno ed i suoi tritoni, ormeggiano la galea del gran duca di Toscana, mentre tre naiadi, dai corpi opulenti, nuotano sinuose tra le acque.
Rubens, L'arrivo di Maria de'Medici a Marsiglia, 1622-25, Museo del Louvre, Parigi.
In Angelica e l'eremita, Rubens distende la figura femminile su un drappo rosso, rifacendosi all'iconografia della Venere di Urbino di Tiziano, punto di riferimento principale per il tema del nudo femminile disteso. L'opera illustra un episodio dell'Orlando Furioso di Ariosto: Angelica, addormentata, viene trasportata da un demone su un'isola governata dalle arti magiche di un Eremita. Il pittore ci mostra l'attimo del disvelamento del corpo nudo, in totale abbandono del sonno profondo, offerto in tutto il suo splendore e colpito da una luce accecante. L'eremita è sconvolto da tanta bellezza, i cui riflessi imprevisti segnano di luce dorata i lineamenti. Un sontuoso manto vermiglio, dai bordi finemente in tessuto d'oro e un morbido cuscino, sottolineano la linea curva sulla quale si articola la composizione, fino al demone in ombra, della stessa materia lignea del tronco disseccato. I bagliori pieni di riflessi, dei capelli biondi, la posizione del corpo, mollemente disteso, e lo sfumato caldo dell'epidermide, è un tributo a Tiziano ed ai grandi pittori veneti del '500.
Il Martirio di S. Livino è una tela monumentale che un tempo rappresentava la gloria dell'altare della chiesa dei Gesuiti a Gent. Secondo la leggenda, il monaco Livino, protettore di Gand, subì il martirio con lo strappo della lingua. Rubens segue la linea di meditazione su cui insistevano i Gesuiti, soffermandosi sulla crudeltà delle torture inflitte ai martiri. L'opera è ricca di dettagli macabri, come il coltello arrossato di sangue nella bocca di uno dei torturatori dal ghigno orribile. La lingua del Santo è stretta nelle tenaglie ed è offerta al cane ringhioso. Il ritmo della composizione è tutto sviluppato nel senso dell'altezza, è portato ad un livello di parossismo estremo. I gesti sono scomposti, le espressioni alterate, i volti dei soldati atteggiati a rabbia e sadismo. Anche il cavallo bianco si impegna nervosamente. La tavolozza dei colori, ricca e sontuosa, accentua l'estremo dinamismo della composizione. Il prevalere della giustizia divina, lo leggiamo nella parte superiore, con gli angeli che annunciano il castigo finale ai soldati e ai putti, che offrono al santo, unico gesto gentile, la palma del martirio.
Rubens, Martirio di San Livino, Museo delle belle arti di Bruxelles, 1633.
Il tema delle Tre Grazie, con i loro corpi nudi offerti in piena luce, fu caro al pittore, che lo dipinse più volte. La versione del Museo del Prado di Madrid è una delle ultime opere dell'artista. In questa visione carica di sensualità, rigogliosi fiori rosati ondeggiano sopra le tre grazie ed ogni piega e particolare della pelle, sono amorosamente modellati dall'artista, ispirato dalla gioia del dipingere. Le tre figure, come nelle statue classiche, abbracciandosi formano un cerchio, così che una volge le spalle allo spettatore. La tavolozza del pittore è qui limitata a tre colori primari: giallo, blu e rosso. Eppure riesce a rendere con maestria tecnica straordinaria, una gamma infinita di vibrazioni dell'incarnato, emulando Tiziano. La scena si svolge all'aperto, nella piena luce di un mezzogiorno estivo che inonda l'arioso paesaggio sullo sfondo. Tuttavia, un nobile gioco di panneggi, i tralci di rose e un putto con cornucopia, inquadrano la scena con elementi teatrali tipicamente barocchi.
In conclusione, di formazione umanistica, Rubens era un
uomo di mondo, un brillante signore
cosmopolita con capacità diplomatiche
inconsuete che lo avvicinarono a principi, re e
cardinali. Plurilingue, estremamente generoso,
ma anche astuto e ironico, Rubens rappresenta
quella figura di artista intellettuale seicentesco
che dipinge, scambia e colleziona opere d'arte,
scrive e teorizza. Tramite gli svariati influssi di Tiziano, Tintoretto, Veronese e i maestri veneti, Rubens fu il creatore
di uno stile dinamico, sentimentale,
passionale, teatrale e corposo che fu definito
l’archetipo del Barocco, dando un impulso
fondamentale a questa corrente artistica.
Questi sono i motivi principali per cui viene
considerato un rivoluzionario e che gli
affidano un posto fondamentale nella storia
dell’arte.
Articolo di Dario Romano. Per fonti e approfondimenti, il contenuto è tratto dal mio libro Rubens e la vitalità della pittura (Volume numero 5 della collana L'arte del Barocco e Rococò).
Che grande artista Rubens, azzeccatissima l'idea di definirlo come il Tiziano Fiammingo, bravo professore. 👏🏻👏🏻👏🏻
RispondiEliminaChe grande capacità di far capire l'arte di un pittore come Rubens in "poche" riga, centrando i punti salienti, anche per chi conosce per la prima volta questo artista, bravo👏🏻👏🏻
RispondiEliminaFenomenale Rubens e fenomenale l'articolo.
RispondiEliminaMagnífico, che bellissimo commento su Rubens, grazie!
RispondiEliminaComplimenti, gran bella e competente descrizione, perché non proponi qualcosa del genere in televisione? Bravissimo
RispondiEliminaChe potenza Rubens... Descrizione perfetta nel soprannominarlo il Tiziano Fiammingo, bravissimo!
RispondiEliminaE da qui si vede anche l'importanza di Tiziano su tutta l'arte a lui successiva, è stato il faro di tutti, su tutti Rubens
RispondiEliminaIl Tiziano Fiammingo, mai altro accostamento e altro soprannome fu tanto azzeccato! Sempre perfetto ed impeccabile, per questo ti reputo il mio storico dell'arte preferito di oggi, bravo.
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