Dario Romano: Tiziano Vecellio, il più grande ed influente pittore di tutti i tempi

 

Pietro della Vecchia, Ritratto di Tiziano, probabilmente 1650, Uffizi, Firenze.


Nel vasto panorama dell'arte rinascimentale, un nome risplende in modo particolare come sole tra stelle, non solo fra i pittori italiani ma tra tutti i pittori del mondo (per ricordare la citazione di Giovanni Lorenzo): Tiziano Vecellio. Tra pennelli e colori, Tiziano incarna il genio creativo del Rinascimento, l'artista che ha dominato tale corrente artistica oscurando i contemporanei, conteso tra i più grandi signori dell'epoca, come i papi, i principi, i re e gli imperatori di tutto il continente, diventando il primo pittore d'Europa. La grandezza di Tiziano è così eterna il cui impatto sull'arte e sulla cultura visiva è ancora tangibile oggi. Attraverso le sue opere intrise di maestria tecnica, profondità emotiva e innovazione stilistica, Tiziano ha contribuito in modo fondamentale e primario allo sviluppo dell'arte occidentale, essendo stato il più grande ed influente pittore di tutti i tempi. Capire Tiziano è fondamentale perché significa capire l'arte e gli artisti di tutte le correnti artistiche successive al Rinascimento, fino ai giorni d'oggi, ed in occasione del suo anniversario di morte, ricorrente oggi 27 agosto, proverò a rendergli il giusto tributo raccontando la sua vita ed alcune delle sue opere più cruciali.

La Vita

Tiziano Vecellio nacque nel 1488 o 1490 a Pieve di Cadore, sotto le maestose dolomiti venete (le amate montagne che dipingerà per tutta la vita). L’artista era uno dei cinque figli di Gregorio, capitano delle milizie e Lucia, donna di Cortina d’Ampezzo, morta quando Tiziano era ancora un bambino. Tiziano  faceva parte della casata dei Vecellio, nota famiglia prestigiosa nell’amministrazione e nell’arte. A soli nove anni, Tiziano manifestò il suo incredibile talento per la pittura dipingendo una Madonna sul muro di casa, colorandola con il succo spremuto delle erbe e dei fiori: notevole fu lo stupore della sua capacità e del suo precoce genio pittorico, tanto che il padre decise di mandarlo a Venezia, capitale dell'arte. Tiziano arriva a Venezia a soli 9 anni, insieme al fratello, ed entra nella bottega dell'artista Sebastiano Zuccato, esperto mosaicsita. Poco tempo dopo, il Vecellio passerà alla bottega più importante dei Bellini, gestita dai fratelli Gentile e Giovanni, quest'ultimo il più grande pittore a quel tempo. I Bellini istruiranno fin da subito il Tiziano alla maniera cromatica, e questa bottega fu particolarmente importante anche perché era frequentata da un altro giovani artista, di una decina d'anni più grande di Tiziano: si tratta di Giorgione. Ben presto Giorgione supererà il maestro Bellini, diventando il più abile e celebrato pittore agli inizi del '500 e svilupperà una rivoluzionaria ed innovativa tecnica, chiamata Tonalismo. Si tratta di una tecnica estremamente moderna che supera gli "arretrati" schemi del disegno fiorentino, e costituirà la base della pittura moderna di tutti i secoli a venire: con la graduale stesura tono su tono, in velature sovrapposte, si ottiene, essenzialmente, un morbido effetto plastico e di fusione tra soggetti e ambiente circostante, in cui Il colore diventa l'elemento che costituisce volume e spazio prospettico. La pittura veneta integra con armonia l’uomo e la natura, il colore definisce forme e profondità spaziale. Così si possono ottenere effetti di luce, ombra e profondità prevalentemente con variazioni di colore, e ciò è un qualcosa di straordinario se pensiamo che ci troviamo solamente agli inizi del '500. Ben presto tra Giorgione e Tiziano nascerà un bellissimo rapporto di amicizia e in parte Giorgione sarà anche il maestro, per certi versi, di Tiziano. Questo rapporto è totalmente opposto a quanto succedeva nello stesso momento a Roma con Michelangelo e Raffaello, rivali con forti antipatie reciproche. Al contrario Giorgione e Tiziano percorrono la stessa via, ed il loro rapporto culmina con la collaborazione della realizzazione degli affreschi della facciata del Fondaco dei Tedeschi (oggi purtroppo perduti a causa dell'umidità della città lagunare), in cui il giovane Tiziano, con il suo Tonalismo, supera in bravura Giorgione, il più grande pittore del tempo. Artisti ed intellettuali del tempo lodarono molto gli affreschi, soprattutto quelli di Tiziano, e chiesero a Giorgione qualcosa del tipo "Questa è opera tua?" e l'artista rispose amareggiato, ma al contempo orgoglioso dell'amico fraterno, che si tratta della mano del Tiziano, dicendo anche Tiziano era già pittore quand’era nel ventre della madre. Tutta la prima opera di Tiziano fu così caratterizzata dal Tonalismo, che lui stesso aveva perfezionato in maniera ancor più efficace dell'ideatore Giorgione, che nel frattempo morirà con l'epidemia di peste del 1510. Tiziano si salvò, rifugiandosi a Padova, dove eseguirà tre straordinari affreschi alla Scuola del Santo. Lo stile di Tiziano cominciava a far rumore, tutti amavano le sue pennellate audaci e potentemente espressive, tutti amavano il colorito del suo tonalismo, tanto che nel 1513, il Papa Leone X, grande amante dell'arte Veneta vuole a tutti i costi Tiziano per dargli il ruolo di pittore ufficiale di corte papale ed incarica il cardinale Pietro Bembo ad invitarlo. Il Papa aveva già artisti come Raffaello, Michelangelo e Sebastiano del Piombo (costretto a lasciare Venezia per non soffrire la supremazia artistica di Tiziano) e bisogna ricordare anche che lo stesso Leonardo da Vinci si trovava in quel periodo a Roma. Nonostante la presenza di tutti questi grandi artisti il Papa era stato chiaro, e così Bembo dice a Tiziano in maniera sostanziale "Vieni a Roma, qui sarai trattato come un Re, ci sono altri bravi artisti, ma tu sarai l'incontrastato numero 1, la tua superiorità è netta ed il Papa ne è conscio e desideroso di accoglierla". Tiziano incredibilmente rifiuta, non amando spostarsi da Venezia e desideroso di voler diventare il pittore ufficiale della Serenissima Repubblica di Venezia, succedendo al suo maestro Giovanni Bellini. Sono questi gli anni in cui il pittore realizza uno dei capolavori più studiati e celebrati di tutta la storia dell'arte, basti pensare che Argan ha dedicato interi saggi ad esso: si tratta dell'Amor Sacro e Amor Profano del 1515. Il dipinto rappresenta una delle attrazioni principali della Galleria Borghese di Roma, nonché il pezzo più pregiato dell'intero museo: nel 1899 i banchieri Rotschild tentarono di acquistarlo offrendo ben 8 milioni di lire, più del valore dell'intera Galleria Borghese che era di 3.6 milioni di lire, e questo ci fa capire cos'era ancora Tiziano agli inizi del '900, valutato il triplo rispetto a Raffaello e cento volte in più rispetto a Caravaggio, Tiziano era ancora considerato il Re dei pittori, il sole tra le stelle appunto. Un anno dopo, nel 1516 Tiziano realizza il suo desiderio: il suo vecchio maestro Giovanni Bellini muore, ed il giovane artista viene nominato pittore ufficiale della Repubblica di Venezia. Il primo incarico ufficiale, sotto questa carica, avviene nello stesso anno ed arriva dai frati francescani della Basilica dei Frari che gli commissionano la grande Pala d'altare dell'Assunta, il capolavoro più celebrato di Tiziano e definito il dipinto più bello del mondo da Antonio Canova. L'opera risulta rivoluzionaria, è un trionfo di luce e colori ed è dotata di una teatralità mai vista prima fino a quel momento, tanto che possiamo affermare che con questo quadro Proto-Barocco nasca la pittura moderna. Un ambasciatore di Carlo V proverà ad acquistarla, ma per fortuna nostra i Frati rifiutarono. Questo dipinto riassume sostanzialmente la celebre frase che Delacroix disse su Tiziano In lui le qualità pittoriche sono portate al punto massimo: quel che dipinge, è dipinto: gli occhi guardano e sono animati dal fuoco della vita. Vita e ragione sono presenti ovunque. L'Assunta non è però l'unico capolavoro presente nella Basilica, Tiziano infatti 3 anni dopo, nel 1519, realizza anche la celebre Pala Pesaro, commissionatagli da Jacopo Pesaro, raffigurante una Madonna con Bambino ed i membri della famiglia Pesaro in adorazione. In quest'opera Tiziano ancora una volta innova, e crea un nuovo modo di concepire le pale d'altare, creando, genialmente, una composizione laterale e diagonale, come mai si era visto prima e che verrà presa come esempio dai pittori di tutta Europa nei secoli a venire. Il dipinto spicca anche per la ricca orchestrazione cromatica inconfondibilmente Tizianesca, unita a una capacità senza pari nel disegno: per la magnificenza del colore e del disegno, quest'opera è un capolavoro di inestimabile valore, ineguagliato in tutta la storia dell'arte. Quest'opera riassume al meglio quanto disse ancora una volta Delacroix Coloro che in Tiziano non vedono che il 66 maggiore dei coloristi sono in grande errore: lo è effettivamente, ma al contempo è il primo dei disegnatori, facendoci capire nel migliore dei modi quanto Tiziano fosse il migliore dei coloristi e dei disegnatori, il più grande pittore del mondo. Il nome di Tiziano stava facendo baldoria in tutto il continente, con artisti ed intellettuali del tempo che andavano in visita ai Frari a vedere i due capolavori. Per l'artista piovono così numerose commissioni, tra cui quella del Polittico Averoldi, conservato a Brescia. Tiziano accetta di realizzare un'opera per un sistema antiquato come quello di un Polittico, ma il suo genio senza pari è in grado di rendere moderno tale sistema antico, attraverso un'unità narrativa con l'inconfondibile classicismo cromatico ed una qualità del disegno senza pari, in cui spiccano le figure del Cristo e del San Sebastiano, considerati i più meravigliosi nudi maschili della storia della pittura. Inoltre Tiziano supera sé stesso nella realizzazione del cielo tempestoso e tenebroso, come mai si era visto prima, con una intensità senza pari in tutto il Rinascimento, anticipando Caravaggio, il Tenebrismo e Rembrandt con la sua Ronda di Notte. La realizzazione di un'altra pala d'altare, il Martirio di San Pietro da Verona, oggi purtroppo perduta a causa di un incendio, segna un altro punto cruciale nella vita artistica di Tiziano. L'artista vinse il concorso  tra i quali avevano partecipato artisti del calibro del Pordenone e Palma il Vecchio, per la Basilica dei santi Giovanni e Paolo di Venezia. L’opera già in origine fu considerata un grandissimo capolavoro al pari dell’Assunta dei Frari. La pala spiccava per la composizione dinamica e la ricchezza dinamica, tant’è che il biografo seicentesco Carlo Ridolfi si rivolse ad essa come l’apice più sublime raggiunto nell’arte. L’opera suscitò enorme stupore ed emozione anche all’amico Pietro Aretino, a Benvenuto Cellini ed a Niccolò Tribolo, i tre la definirono la più bella cosa mai realizzata in Italia. Anche Vasari Lodò l’opera definendola “la più compiuta, la più celebrata e la maggiore e meglio intesa che altra”. Anche Goethe la lodò, citandola nel suo Viaggio in Italia. Gaetano Milanesi fu l’ultima personalità illustre ad ammirarla, definendola “di questo dipinto può ripetersi ciò che si è detto riguardo all'Assunta: cioè che è il più bello del mondo”. Continuò con le lodi Cavalcaselle che disse: “niun altro lavoro più vittoriosamente di questo dimostra la straordinaria potenza di quella mente: questa perdita è per l'arte irreparabile”. L’opera distrutta dall’incendio del 1867, ebbe notevole influenza durante il Barocco, che fu ripresa nella composizione e nella maniera di Tiziano, da Caravaggio per il Martirio di san Matteo, e da Annibale Carracci per la sua Resurrezione di Cristo. Come detto prima, l’Assunta fece baldoria in tutto il mondo. La carriera ricca di successi e committenze di Tiziano decollava così, catapultando l’artista al ruolo del re dei pittori del Rinascimento europeo. Tiziano, che godeva di cento ducati annui, per essere il pittore ufficiale della Serenissima e godendo dall’esenzione delle tasse, fu corteggiato, apprezzato e richiesto anche da altre corti d’Italia per cui lavorò, come i Gonzaga di Mantova e gli Este di Ferrara. Le ricche committenze dell’artista, che chiedeva prezzi alti, conscio delle proprie supreme abilita, lo fecero diventare l’artista più ricco della storia dell’arte. Tiziano mostrò così dote imprenditoriali di primo livello, paragonabili addirittura a quelle di pittore. L’artista si assicurò le migliori committenze dei più importanti e potenti signori del continente Europeo, e già a soli trent’anni d’età possedeva una sua propria bottega. Tiziano non solo fu in grado di stipendiare per tutta la sua vita tutti i suoi collaboratori, ma investì nel commercio del legname nella sua città natale di Pieve di Cadore, aumentando in quantità enormi il suo patrimonio economico. L’artista accettava più di un incarico contemporaneamente e ritardava i tempi di consegna, impreziosendo sempre di più le sue opere, le più pregiate e contese ormai dai più potenti signori del mondo. Per Alfonso d’Este, duca di Ferrara, l’artista realizzò tre tele mitologiche riguardanti i baccanali: la Festa degli amorini, il Bacco e Arianna e il Baccanale degli Andrii. Si tratta di rappresentazioni vivaci, erotiche ma raffinate e mai volgari, che mette in risalto l’abilita del pittore nel realizzare i nudi e l’abilità della sua versatilità. Artista poliedrico, eclettico e versatile, Tiziano fu il miglior pittore e il più completo, rappresentando al meglio qualsiasi tematica, da quella religiosa e sacra a quella profana, allegorica e mitologica, finendo per i ritratti; Tiziano diede il meglio in qualsiasi ambito pittorico, come nessun altro artista seppe fare e queste tre opere mitologiche mostrano una sorta di carattere gioioso, unita ad una tranquillità pagana come mai si era visto prima. Inoltre nel Baccanale degli Andrii spicca la figura della ninfa distesa nuda, una delle più meravigliose figure femminili della storia dell'arte, che farà presagire l'invenzione, forse più celebre, Tizianesca: il nudo femminile disteso nell'arte. Per gli Este di Ferrara, Tiziano dipinge anche in ambito ritrattistico, come il ritratto effettuato a Vincenzo Mosti, e in ambito religioso, dipingendo il Cristo della moneta e la Deposizione di Cristo. In contemporanea alle commissioni degli Este, si aggiunsero quelle dei Gonzaga di Mantova, particolarmente da Federico II, Il signore mantovano si amicò Tiziano, promettendogli enormi ricchezze, per paura che l’artista cadorino prendesse altri impegni, conscio che tutti desideravano le sue opere. Per i Gonzaga di Mantova, Tiziano compose notevoli ed eccellenti ritratti e opere sacre di devozione di Madonne col Bambino. L’arte di Tiziano aveva ormai conquistato il mondo, oscurava gli altri artisti e illuminava il genio cadorino di una luce sempre più forte e luminosa. Se ne accorse il doge Veneziano appena eletto, Andrea Gritti, che propose un rinnovamento urbano e artistico per Venezia. Il Doge pose al capo di questo progetto Tiziano, spalleggiato dai suoi amici fraterni Pietro Aretino e Jacopo Sansovino. Tiziano faceva ormai parte dell’élite culturale e artistica Veneziana, divenendo così anche un mecenate. Per Gritti Tiziano realizzò un grandioso ritratto, caratterizzato da grande forza e vigore, custodito oggi a Londra, e realizzò anche diverse opere per il Palazzo Ducale di Venezia, andate purtroppo distrutte per il terribile incendio del 1577. Sopravvisse, però, il grandioso e maestoso affresco del San Cristoforo, che spicca per la sua potente vigorosità, la stessa che caratterizza il San Giovanni Battista, per cui Ludovico Dolce ebbe a dire “non fu mai veduta cosa più bella né migliore, né di disegno né di colorito”, confermando ancora una volta il ruolo di Tiziano come migliore dei disegnatori e dei coloristi, maestro supremo della pittura mondiale. Ma quelli furono anche anni duri per 106 il genio della pittura: nel 1530 morì infatti l’amata moglie di parto e quello fu un duro colpo per l’artista, che per qualche mese smise pure di dipingere. Supportato dagli amici fraterni Aretino e Sansovino, e spronato nel voler dedicare il resto della sua vita a dipingere per poter crescere e mantenere i suoi figli, dopo qualche mese buio, l’artista cadorino vede finalmente la luce e incanta tutti con il telero della presentazione di Maria al Tempio, dove l’artista cita le architetture dell’amico Sansovino. L’enorme telero, oltre che a spiccare per le perfette architetture Sansoviniane dipinte, spicca anche per la notevole profondità, data dal loggiato di sinistra che guida l’occhio dello spettatore verso la piramide e le montagne delle Dolomiti. Tiziano decide così di chiamare la sorella, per aiutarlo nella crescita dei figli Orazio, Pomponio e Lavinia. Nel frattempo la supremazia, la fama, il prestigio e l’abilità insuperabile di Tiziano era ormai nota in tutto il mondo. Il suo titolo di pittore supremo del Rinascimento faceva eco in qualsiasi parte del mondo, testimoniato anche dagli apprezzamenti annotati dallo scrittore Pietro Aretino. Tutti volevano un’opera di Tiziano a quel tempo. Il pittore stava letteralmente dominando il Cinquecento, facendo nascere la bella maniera della pittura moderna e così bussa alla sua porta il signore più importante e potente dell'epoca: l'Imperatore Carlo V d'Asburgo. Carlo V era già stato in Italia per situazioni politiche, ed ebbe il tempo di ammirare e conoscere le opere di Tiziano. Il Signore fece tanti disperati tentativi chiedendo alla Serenissima di volere a tutti i costi Tiziano alla sua Corte nel ruolo di pittore ufficiale. Il genio della pittura non amava però spostarsi da Venezia ed era raro che facesse dei viaggi lontano dalla laguna. L’artista cadorino propose dunque una relazione a distanza, spedendo le opere e ponendo le basi per un rapporto senza eguali nella storia della pittura, verso un intero impero di tale caratura e importanza, che durò oltre 45 anni. Tiziano non era così solo il pittore della Repubblica Veneziana o delle più importanti corti d'Italia, era diventato anche il pittore preferito dell'Imperatore, e diventa primo pittore d'Europa, ovvero per la prima volta nella storia un artista assume una dimensione internazionale, lavorando oltre i propri confini nazionali. L'impero moderno necessitava di un'immagine efficace che identificasse allo stesso tempo la persona di Carlo e il suo status di imperatore. Inoltre doveva coniugare insieme classicità e modernità, in modo che i diversi popoli e nuclei culturali e linguistici che componevano l'enorme impero potessero senza difficoltà leggere l'immagine e decodificarla, Tiziano, autentico genio della comunicazione, riuscì in quest'opera delicatissima: ritrasse Carlo (Ritratto di Carlo V con il cane) e l'imperatrice (Ritratto di Isabella del Portogallo) in pose ufficiose, ma al tempo stesso domestiche. Poco dopo creò uno dei simboli più significativi, emblematici ed iconici di tutta la storia dell'arte, considerato un vero e proprio capolavoro assoluto dell’intera storia della pittura universale: il formidabile Ritratto di Carlo V a cavallo, che parlava ai sudditi e ai nemici dell'imperatore in modo inequivocabile, mostrando nello stesso tempo la forza del guerriero, la saggezza del sovrano, la fatica dell'uomo. Un tale modello ispirò per secoli pittori come Diego Velázquez, Pieter Paul Rubens, Rembrandt e Francisco Goya e tanti altri artisti, che la ripresero nell’iconografia, in quanto Tiziano aveva inventato per la prima volta nella storia dell'arte il Ritratto equestre in pittura. L’esecuzione degli innumerevoli ritratti per l’Impero affinò lo stile di Tiziano di estremo realismo, di serenità e di orchestrazioni coloristiche sempre più dense e corpose. Il prestigio immenso del genio cadorino è testimoniato anche dai titoli che gli donò l’imperatore Carlo V, Tiziano infatti fu nominato Conte del Palazzo del Laterano, del Consiglio Aulico e del Concistoro, Conte palatino e Cavaliere dello Sperone d'Oro, tutti onori mai concessi prima, né dopo, ad un artista, testimoniando la grandezza infinita di Tiziano. l'imperatore divenne il maggior committente dell'artista, benché proprio il fatto di essere il pittore preferito della corte spagnola, la più importante e potente del tempo, portasse a nuove richieste da parte di molti stati e famiglie nobili. Vi sono anche altri due aneddoti famosi, che testimoniano la grandezza smisurata di Tiziano: l’artista si recò in Baviera, per ritrarre l’Imperatore Carlo V. Durante l’atto del ritrarlo, al genio cadorino cadde a terra il pennello, ed ecco che allora Carlo V si inginocchiò e si chinò a raccoglierlo per restituirlo al genio della pittura che replicò: “Signore il suo onore non merita di servire un servo suo”, allorché il Re rispose: “Il grande Tiziano è degno di essere servito da Cesare”. La scena verrà riprodotta in numerosi dipinti del Romanticismo. In un’altra occasione, Carlo V chiese a Tiziano di ritoccare un suo dipinto posto in alto su una parete, così il Re chiese a dei cortigiani di spostare una tavola cosicché l’artista potesse salire; i cortigiani si lamentarono e il Re rispose loro: “Principi ne abbiamo a non finire, ma di Tiziano ne abbiamo uno solo”: Tiziano tratta da pari con gli imperatori, per la prima volta il ruolo dell'artista è posto sullo stesso piano di un Re o un Imperatore. Possedere un’opera di Tiziano rappresentò un vanto e un modo per evidenziare la propria ricchezza e il proprio prestigio, aldilà dell’ineguagliabile valore artistico. Grazie ai numerosi dipinti che il pittore realizzò per Carlo V ed in seguito per il figlio, il Re Filippo II di Spagna, Tiziano è noto per essere il "Padre del Prado" in quanto il celebre museo madrileno, tra i più importanti al mondo, si fondò proprio partendo dalle collezioni Tizianesche. Tiziano, che è già pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, della corte di Mantova, di Ferrara e dell’Impero di Carlo V, rappresenta senza nessun dubbio il più abile e pregiato artista del tempo, il più illustre. Nel frattempo, i Della Rovere di Urbino, vogliono dare una grande impronta al loro prestigio: volevano farsi ritrarre da Tiziano, assicurando all'artista protezione e mecenatismo. Tiziano così inizia la sua attività per la corte di Urbino con i ritratti di Francesco Maria Della Rovere e della moglie Eleonora Della Rovere Gonzaga. Entrambi i ritratti furono stati eseguiti a Venezia da Tiziano. Per rappresentare l’opera al meglio nei minimi particolari, Francesco Maria Della Rovere, inviò la sua armatura, a Venezia, al genio cadorino. Le opere furono commissionate al geniale artista, in un momento di prestigio per la corte di Urbino, essendo stato lodato da Carlo V, per il suo valore militare. L’opera ritraente Francesco Maria, fu lodata da Pietro Aretino che disse: “ogni sua ruga, ogni suo pelo, ogni suo segno e i colori che l'hanno dipinto non pur dimostrano l'ardire della carne, ma scoprono la virilità dell'animo”. Tuttavia la ritrattistica non era il solo ambito a cui i Della Rovere si interessarono. Guidobaldo II Della Rovere, Duca di Urbino, volle a tutti i costi una donna nuda dipinta da Tiziano, che aveva visto di presenza nella sua bottega, così il pittore tuttofare, versatile e poliedrico avrebbe venduto al committente quella che sarebbe stata la sua più celebre opera, la Venere di Urbino. Con quest'opera Tiziano inventa  il tema del nudo femminile disteso, che aveva già sperimentato quando ritoccò la Venere Dormiente di Giorgione, generando immensa fama sconfinata nel mondo dell’arte, e la Venere di Urbino costituì l’opera capostipite di tale tematica, venendo negli anni più volte riprodotta e presa a modello da numerosi artisti di fama mondiale, tra cui Rubens, Velazquez, Cezanne, Ingres, Manet, Goya, e tanti altri, fino ad arrivare a Modigliani. Anche il compositore Giuseppe Verdi amava l’opera, conservandone una riproduzione nel suo studio. Vasari la vide e lodò l’incredibile qualità pittorica dei dettagli dell’ambiente circostante. Gaetano Milesi affermò che si tratti della Venere o donna nuda più bella mai realizzata, frase condivisa anche dalla maggior parte della critica, che la classificò anche come l’opera più sensuale di tutti i tempi: a tal proposito il Times classificò l'opera come il nudo femminile più meraviglioso mai creato nella storia dell'arte di ogni tempo. La Venere di Tiziano nel tempo accumulò molti ammiratori da tutto il mondo e diventò un’attrattiva di primo livello della Galleria degli Uffizi, risultandone il capolavoro più ammirato, in grado di dare enorme prestigio al museo, essendo stata anche molto citata in molti testi. La Venere di Urbino rientra nel catalogo dell’immagine delle donne di Tiziano del ‘500: con Tiziano, per la prima volta nella storia le donne acquisiscono un ruolo di primaria importanza nella storia dell'arte, sia che si tratti di donne religiose come la Maddalena, le Sante o la Vergine, sia che si tratti di principesse, imperatrici, regine o nobildonne o semplicemente cortigiane, Tiziano le ha ritratte tutte con una dignità mai vista prima, e sono donne forte ed autonome, non più oggetto di desiderio sessuale, ma donne indipendenti. Per questo motivo l'arte di Tiziano, può anch'essere letta in chiave femminile nella cosiddetta Querelle des Fammes di Tiziano, esaltatore dei valori femminili come mai si era visto prima. A tal proposito il pittore Renoir affermò "La pittura non si racconta, si guarda. Non servirebbe a nulla dirti che le cortigiane di Tiziano fanno venire voglia di accarezzarle. Un giorno andrai tu stesso a guardare i quadri di Tiziano, e se non ti faranno nessun effetto vuol dire che di pittura non ne capisci nulla e non sono certo io che posso farci qualcosa!". Tiziano, all’apice della sua carriera, riceve l’ennesimo invito da una importante e potente corte. L’invito proviene da Roma, precisamente dalla corte papale di papa Paolo III Farnese. Il papa e la sua famiglia desiderano essere ritratti dal re dei pittori, e qui si capisce la celebre frase del Vasari sul genio cadorino, secondo cui non vi furono principi, re, sovrani, imperatori, re, nobildonne che il Vecellio non avesse ritratto, tutti vollero farsi ritrarre da Tiziano, tutti volevano possedere una sua opera, tutti lo volevano conoscere, tutti volevano avere questo onore. Tiziano accetta l’invito e si reca a Roma nel 1545. Il papa e la sua famiglia rimasero qualche anno prima, impressionati dal ritratto che l’artista cadorino fece al cardinale Pietro Bembo e Tiziano era sicuramente il re dei ritrattisti. Per il papa e per i Farnese eseguì dei capolavori, secondo un nuovo stile evoluto, con pennellate di colore più dense, energiche e pastose. L’inventiva e creatività di Tiziano non conosce limiti, ed ecco che il cadorino sforna i capolavori per il papa: il Ritratto di papa Paolo III, il Ritratto di Ranuccio Farnese e il Ritratto di papa Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, tutti enormi capolavori della ritrattistica della storia dell’arte.  Il fondo scuro, già presente nel Quattrocento coi fiamminghi e con Antonello da Messina, fu portato alle sue ultime conseguenze ed anzi Tiziano ne fece il suo tratto distintivo, insieme alla naturalezza delle espressioni e alla libertà da schemi preconfezionati. Il colore denso è, come sempre, lo strumento di cui si serve l'artista per la rappresentazione, in questo caso psicologica, della realtà. Il ritratto di papa Paolo III rappresenta il più elevato nella qualità pittorica, di tutta la storia dell’arte, nonché il più vigoroso, tanto che anche Pietro Aretino ne rimase colpito e affascinato, dicendo in merito: “questo dipinto è un miracolo dal pennello di Tiziano”. L'opera si presenta come un capolavoro assoluto della ritrattistica, tanto è vero che fu apprezzato ben presto anche dal capostipite dei Farnese, nonché committente della stessa. Paolo III, dopo l'esecuzione della pittura, entusiasta del lavoro svolto da Tiziano, chiese, di conseguenza, all'artista di entrare a far parte degli uomini al servizio papale a Roma, offrendogli l'ufficio della piombatura delle bolle pontificie, fino ad allora affidato a Sebastiano del Piombo. L'invito ebbe tuttavia lo stesso esito di quello avanzato da Leone X nel 1513; fu infatti rifiutato dal maestro, che preferì rimanere a Venezia. Il modello iconografico dell’opera verrà ripreso da Velazquez per il suo ritratto a papa Innocenzo X, cui si ispirerà anche e soprattutto per la resa reale della fisonomia. Vi è infatti un aneddoto interessante che coinvolge questo dipinto di Tiziano: è documentato che la gente che passava davanti a questo ritratto, faceva un cenno di inchino e di saluto in quanto il quadro sembrava reale ed era come se il pontefice prendesse vita nel quadro, quasi come fuoriuscisse da esso. Tuttavia i Farnese non vollero solo ritratti. Commissionarono al genio cadorino anche un’opera a tema mitologico di estremo erotismo, la Danae. Splendido esempio di supremazia del colore sul disegno, la Danae fu vista in visita a Tiziano da Michelangelo, accompagnato dal Vasari. Il Buonarroti rimase sbalordito e la lodò, dicendo che gli piaceva quella maniera coloristica eccezionale e straordinariamente senza nessun disegno preparatorio; Michelangelo non aveva mai visto niente di simile prima. Il Buonarroti con questo commento colse perfettamente la genialità di Tiziano: un artista che riuscì a rendere, come nessun altro fece prima, col solo uso del colore l’estrema qualità materica degli oggetti, delle forme e la dimensione psicologica dei personaggi e ad elevare la pittura a vitale palpitazione emotiva, rimanendo tutt’oggi ineguagliabile. La caratteristica straordinaria della Danae è il colore puro, fatto di morbide pennellate, in perfetto stile Tizianesco, dove il pittore supera l’arretratezza della plasticità dei corpi michelangioleschi, dando una dimostrazione di evoluzione artistica nella Roma di Michelangelo: quel colore puro di Tiziano, è la stessa maniera della pittura Impressionistica e Post Impressionistica di oltre due secoli dopo; Tiziano si dimostra quindi in anticipo di oltre duecento anni, quasi come se fosse venuto a Roma dal futuro, dagli inizi del ‘900. Ciò spiega le molte lodi del Michelangelo, rimasto sbalordito vedendo tale pittura evoluta ed estremamente moderna. La Danae di Tiziano, piacque così tanto, che l’artista ricevette piogge di commissioni, motivo per cui Tiziano realizzò in totale 6 versioni differenti: quella a cui l’artista lavorò per i Farnese, è conservata al Museo Capodimonte di Napoli. Tornato a Venezia dal soggiorno romano, sul finire del 1548, Tiziano nella città lagunare nota un cambiamento. Durante la sua assenza  due giovani pittori si dividono le migliori committenze di Venezia, si tratta di Tintoretto e Veronese, artisti caratterialmente e stilisticamente opposti, e uniti dalla comune ammirazione per Tiziano. I tre pittori comporranno il grande trio di pittori Veneziani, che portarono la pittura Veneta a dominare in Europa e a un successo internazionale senza eguali nella storia dell’arte. Si diceva che Tiziano fosse il pittore di sovrani, Re, imperatori e papi, Tintoretto di chiese e confraternite e Veronese di nobili possedenti di ville e palazzi civili. I rapporti tra Tiziano e Tintoretto erano tesi, il genio cadorino non lo sopportava, per il suo carattere irruento e per le divergenze stilistiche, tanto che lo cacciò dalla propria bottega dopo solo una settimana di apprendistato. Ciò non tolse l’ammirazione e il rispetto che ebbe Tintoretto verso il grande maestro cadorino, che influenzò la sua pittura. Tiziano al contrario gli preferì il più mansueto Veronese, che sulla scia stilistica di Tiziano, divenne il maestro indiscusso di luci e colori (insieme a Tiziano), diventando insieme al genio cadorino, il precursore dell’impressionismo fino a influenzare il romanticismo di Delacroix. Un’altra dimostrazione della preferenza per Veronese su Tintoretto, di Tiziano, fu in occasione della scelta che fece il genio cadorino per la decorazione dei soffitti della biblioteca Sansoviniana. Tiziano fu incaricato di scegliere 7 pittori, che si occuparono ciascuno di tre tondi del soffitto, dove alla fine veniva consegnata una collana d’oro, messa in palio proprio da Tiziano e Sansovino, per l’artista del dipinto più bello. Tra i 7 pittori, tra cui figurava anche un altro abile decoratore come Zelotti, Tiziano scelse Veronese e non Tintoretto. Alla fine fu Veronese a vincere e ad aggiudicarsi la collana d’oro messa in palio da Tiziano. Ed è proprio in questo periodo che alla porta della bottega dell’artista bussa di nuovo la Corte dell’impero spagnolo: la famiglia più importante e potente d’Europa, vuole nuovamente le opere di Tiziano. Il Re Filippo II, figlio primo genito di Carlo V e Isabella di Portogallo, coniugi per cui Tiziano eseguì numerosi capolavori ritrattistici, stravede per Tiziano, e proprio come il padre, rappresenta per lui il suo artista preferito, il “Primer Pintor” com’era solito chiamarlo insieme al padre. Il Re così chiama il re dei pittori per abbellire il suo camerino di opere mitologiche e allo stesso tempo erotiche. Tiziano così esegue l’altra versione della Danae ed altre opere mitologiche a forte carica erotica per abbellire la stanza di Filippo II, queste opere sono chiamate dallo stesso Tiziano “Le poesie”. Ma Tiziano non amava troppo allontanarsi da Venezia, e comunicava con il Re attraverso lettere e spedendo le opere. Il secondo dipinto dopo la Danae è Venere e Adone: Tiziano scrive una lettera a Filippo II dicendo “perché la Danae, che io mandai già a vostra Maestà, si vedeva tutta dalla parte dinanzi, ho voluto in quest'altra poesia variare, e farle mostrare la contraria parte, acciocché riesca il camerino, dove hanno da stare, più grazioso alla vista”. La fuga di Adone non è narrata da Ovidio e dalla tradizione, Tiziano la inventa: non è più Venere che parte ma Adone che preferisce la caccia, accentuando la decisione tragica e il vano tentativo di Venere di trattenerlo. Questo dettaglio esalta la creatività fantasiosa di Tiziano. Questo periodo rappresenta anche l'ultimo Tiziano, in cui l'anziano pittore lavora per oltre 20 anni per il Re Filippo II. La vita di Tiziano è costellata da lutti. In pochi anni, Tiziano vede uscire di scena due personaggi che avevano un ruolo determinante nella sua vita: Pietro Aretino e Carlo V, ritratti più volte. Muore anche il fratello Francesco, suo stretto collaboratore, mentre il figlio prediletto Orazio viene gravemente ferito a pugnalate dallo scultore Leone Leoni nel tentativo di recuperare compensi arretrati dalla corte spagnola. Nel 1561 la figlia Lavinia muore di parto, così come era successo alla madre Cecilia, moglie di Tiziano. Morirà anche la sorella di Tiziano, che ha così perso per sempre le donne più importanti della sua vita; la madre, la moglie, la figlia e la sorella. Distrutto dal dolore, ormai settantenne, Tiziano sfoga il suo dolore cambiando ancora una volta stile artistico, creando ed innovando un qualcosa di straordinario che verrà preso come modello principale per tutta la pittura dei secoli a venire fino ad oggi. L'abbandono del disegno è adesso totale, i colori sono stesi con colpi viscerali, persino con le dita, creando un effetto di disfacimento della forma, totalmente bruciata nel colore. Se prima vi era un tentativo di lotta tra colore e disegno, adesso vi è una totale conquista del colore sulla forma. La dimostrazione più evidente di ciò la si nota negli ultimi due capolavori realizzati nell'anno di morte, il 1576: il Sacrificio di Marsia e la Pietà. Tiziano, quasi novantenne, quasi cieco, realizza questi dipinti, di tale livello eccelso, direttamente stendendo il colore con le dita, lui stesso diventa pittura. Tiziano con le dita riesce ad evocare l’enorme drammaticità della Punizione di Marsia, dove Apollo infligge una punizione pesante a Marsia, scuoiandolo vivo, reso molto drammatico da Tiziano, che suggerisce allo spettatore di completare le immagini da lui indicate straordinariamente nei pastosi colori stesi con le dita. La Punizione di Marsia, può essere definito come un quadro della morte, poiché composto nell’anno della morte dell’artista, e perché il colore, nelle dita del genio cadorino è in grado di scorticare nel dipinto qualsiasi scorcio di pelle, di edifici o di vegetazione, evocando nella scena un grandissimo sentimento di dolore e strazio. Ciò che è sicuro, è che se il quadro può essere definito della morte, Tiziano e la sua idea della pittura invece non moriranno mai, saranno eternamente vivi, poiché nei secoli la pittura incarna quell’idea Tizianesca. Tiziano non poteva lasciarci testimonianza più straordinaria, di questa vitalità oltre la morte, di un quadro come la Punizione di Marsia, dove il mito di Ovidio è un contrasto tra la dimensione apollinea e quella dionisiaca, tra il paradiso e l’inferno, tra il bello e il male; e nel dipinto, Tiziano riesce a far vedere in maniera eccellente tale malignità della bellezza, ci fa vedere il male che si nasconde dietro il bene, la morte che si nasconde dietro la vita e la vita che dalla morte nasce, così come Tiziano e la sua pittura. Dunque il quadro racconta di un bestiale Apollo, che inginocchiato come un assassino, strappa la pelle a un Marsia che finalmente diventa umano, come un martire che subisce una pena. Dall’altra parte si nota Mida, che medita e dubita dell’eccellenza di Apollo, rappresentato con il volto di Tiziano vecchio e con le orecchie che gli sono fatte crescere, perché così come tutto ciò che tocca diventa sbagliato lo è anche il suo giudizio. Tutte queste invenzioni rappresentano l’immagine del ribaltamento dei valori con cui Tiziano, che vede ormai poco, affronta questo soggetto, provando un’estrema pietà per Marsia, rappresentandolo al centro appeso come una carcassa di bue di Rembrandt, rappresentato da quest’ultimo qualche anno dopo, senza esser riuscito ad eguagliare la grandezza del genio cadorino, dove la carcassa di Marsia parla da sola, come fosse ancora vivente, come avesse ancora il sangue e la vita. La grandezza di questo dipinto sta nella pittura anarchica, che ha perso ogni rapporto con il disegno, l’artista non disegna, non compone, ma aggiunge macchie di colore con le mani, come se si trattasse di un Action Painting, come fosse Pollock. Tiziano, dunque, muore solo fisicamente, ma in realtà vive davanti a noi, come se in questo dipinto si scaricassero gli istinti, le emozioni e le rabbie di Tiziano, come se la ragione l’avesse abbandonato, è un quadro dentro la morte di Marsia e di Tiziano, ma da cui esce la vita suprema ed eterna della sua arte. Nessun altro artista seppe lasciare tale testimonianza dopo la morte. Il Mida che l’artista rappresenta con il suo volto è una decisione molto azzeccata: poiché in realtà Re Mida è Tiziano, che trasforma in oro il colore e fa diventare preziosa la materia e incandescente e ardente il colore, come se fosse carne e sangue. Questa tecnica, dove ormai l’anziano Tiziano, che vede ormai pure poco, ci suggerisce le forme che appaiono indefinite, è nota anche come il Non finito di Tiziano che raggiunge il suo culmine con l'ultimo capolavoro, la Pietà. Tiziano concepì l’opera per decorare la sua tomba funebre nella Basilica dei Frari, luogo in cui doveva essere sepolto, il luogo della sua Assunta e della Madonna Pesaro. Il significato dell’opera, che serviva a decorare la cappella funebre dell’artista, è incentrato sui temi di morte, di sacrificio eucaristico e di resurrezione, cui alludono numerosi elementi simbolici. Nel catino absidale mosaicato, un pellicano si lacera il petto con il becco per nutrire col proprio sangue i suoi piccoli, simbolo del sacrificio di Cristo e della Resurrezione. Sopra i due basamenti con teste leonine si ergono le statue di Mosè (a sinistra) e della Sibilla Ellespontica (a destra), i cui nomi sono iscritti sui basamenti. All'interno della nicchia, stilisticamente ispirata alle architetture di Giulio Romano e Sebastiano Serlio, la Vergine regge il corpo senza vita del figlio mentre Maria Maddalena grida al mondo il suo dolore per il tragico evento. All'interno della nicchia, stilisticamente ispirata alle architetture di Giulio Romano e Sebastiano Serlio, la Vergine regge il corpo senza vita del figlio mentre Maria Maddalena grida al mondo il suo dolore per il tragico evento: tale drammaticità e senso tragico, è incredibilmente commovente e straordinario, evidenziato dalle dita sporche di colore di Tiziano, che ci suggerisce le forme e la tragedia della morte. Incredibile e notevole è come l’artista possa realizzare tale composizione, in avanti ed evoluta nei tempi, rispetto ai contemporanei, all’età di 86 anni e con problemi ormai di vista: caratteristica è la trasposizione di Tiziano dai modelli tendenti ad una figurazione quasi soprannaturale ad una rappresentazione fortemente realistica, pure nel trattamento a veloci pennellate della pittura della sua finale maturità nel suo magico espressionismo accompagnato da un’alchimia cromatica che ricompone la sostanza. Come Michelangelo, Tiziano raffigura sé stesso nella Pietà destinata alla sua sepoltura (l’uomo anziano seminudo e inginocchiato dinanzi al Cristo sorretto da Maria), i due artisti infatti, pur totalmente opposti stilisticamente, mostrano incredibili similitudini emotive, riscontranti anche sul non finito, su cui si basa l’ultima produzione artistica di Tiziano e anche di Michelangelo. Il non finito tizianesco si può notare sul braccio proteso, quasi invisibile della sibilla, o ancora sulle indecifrate scritte in greco sopra le due statue e ancora su tutti quei contorni non definiti, ma suggeriti dalle dita dell’artista. La morte di cui Tiziano ci vuole parlare non è solo quella di Cristo, ma anche quella dello stesso artista, in quegli anni ormai difficili, dove a Venezia incombeva nuovamente la peste. Essendo il dipinto concepito per la sua cappella funeraria, si tratta di un quadro con una simbologia abbastanza ovvia: sul dipinto si può notare in basso a destra un altro dipinto, ovvero un dipinto nel dipinto, raffigurante Tiziano e il figlio Orazio, l’artista raccomanda così la sua anima e quella del figlio, affidandola al Cristo sorretto dalla Vergine, anch’essi rappresentati in questo dipinto nel dipinto. Dunque si evoca l’affidamento di Tiziano alla Redenzione che deriva dal suo affidarsi completamente alla Fede, per una composizione totalmente personale e totalmente drammatica; la composizione più commovente della storia dell’arte. Sulla sinistra è raffigurato Mosè e sulla destra la Sibilla Ellespontica, che preannunciano la venuta di Cristo. Di fronte la figura del Cristo morto, c’è l’autoritratto dell’anziano artista, inginocchiato seminudo. Il dipinto è una sorta di commovente meditazione di Tiziano sul tema della morte. Tiziano ancora una volta aveva già capito tutto, se dal lato artistico aveva già capito e appreso le tecniche dell’action painting, e dell’impressionismo-espressionismo, dall’altro lato capisce, in questa meditazione di morte, che anche la sua morte sarà la disgregazione di tutto, la fine di tutte le epoche che aveva attraversato e del mondo che aveva visto: difatti come già detto, Tiziano abbandona i pennelli in favore delle dita, come una materia grezza, disfacendo la forma e questo è particolarmente visibile ad esempio nel volto di Cristo che non è precisamente definito. Questo stile, è totalmente opposto rispetto agli inizi, ma negli ultimi 20 anni della sua carriera, Tiziano aveva già iniziato a immergersi in una sorta di idea abbastanza cupa del futuro del mondo, rispecchiata nei suoi “dipinti tragici della morte”; è come se Tiziano avvertisse che tutto il mondo attorno a lui sta franando, sta diventando sempre peggiore e non gli piace assolutamente più e sembra fatto di una materia piuttosto spregevole, e con tale materia spregevole riesce a dipingere e tirare fuori l’idea di drammaticità assoluta, remissiva e senza eguali, senza un briciolo di speranza di miglioramento del mondo: ancora una volta Tiziano aveva capito tutto in anticipo, sulla pittura, e sul mondo, quell’idea cupa del mondo che mai fu più vera, poiché giunse la peste e poiché negli anni, fino ad oggi, i peggioramenti del mondo sono stati sempre più evidenti e gravi. Tiziano ancora una volta si dimostra quasi come venuto dal futuro, l’artista incanta, in questo commovente capolavoro nato dalle sue dita, manifestando il suo percorso dei modi di dipingere, che rispecchiano i suoi modi di essere, marcando l’influenza fondamentale della sua arte, per tutte le correnti successive dei secoli a venire fino ad oggi. La peste lo colpì e lo portò alla morte il 27 agosto 1576, ma Tiziano e la sua arte permangono, rimangono eterni, poiché quest’uomo, dall’ingegno eccelso, dal talento versatile e precoce, dall’incredibile creatività e capacità evolutiva, dal vanto del titolo di Conte Palatino, di cui è l’unico artista possedente, rappresenta il più abile e ricco pittore di tutti i tempi, di cui la storia dell’arte non potrà mai fare a meno, ricordato da Lomazzo come: “Ma fra tutti risplende come sole fra piccole stelle Tiziano, non solo fra gli italiani, ma fra tutti i pittori del mondo, tanto nelle figure quanto nei paesi, aguagliandosi ad Apelle, il quale fu il primo inventore dei tuoni, delle pioggie, dei venti, del sole, dei folgori e delle tempeste. E spezialmente esso Tiziano ha colorito con vaghissima maniera i monti, i piani, gli arbori, i boschi, le ombre, le luci e le inondazioni del mare e dei fiumi, i terremoti, i sassi, gli animali e tutto il resto che appartiene ai paesi. E nelle carni ha avuto tanta venustà e grazia, con quelle sue mischie e tinte, che paiono vere e vive, e principalmente le grassezze e le tenerezze che naturalmente in lui si vedono. La medesima felicità ha dimostro nel dar i colori ai panni di seta, di velluto e di broccato, alle corazze diverse, agli scudi e ai giacchi e ad altre simili cose …”. I quadri di Tiziano sono oggi visibili nei musei, nei palazzi e nelle chiese più importanti del mondo e per secoli le sue opere sono state pagate ed acquistate, dai collezionisti, a peso d'oro, facendo della pittura Veneziana e Veneta, quella più influente e apprezzata di ogni tempo. L'influenza che Tiziano ebbe su tutta l'arte dal Rinascimento, fino ad oggi, può essere racchiusa nella frase di Delacroix "Siamo tutti carne e sangue di Tiziano" e questa frase rispecchia e la dice lunga sulla modernità ineguagliabile del pittore cadorino e sulla sua insuperabile abilità.

Stile Giovanile, Tonalismo:

Tonalismo, o pittura tonale, è il nome attribuito ad una tecnica tipica della tradizione artistica veneta del '500, legata ad una nuova percezione del colore, differente rispetto a quella dei fiorentini. Con la graduale stesura tono su tono, in velature sovrapposte, si ottiene, essenzialmente, un morbido effetto plastico e di fusione tra soggetti e ambiente circostante. Il colore inoltre diventa l'elemento che costituisce volume e spazio prospettico. La pittura veneta integra con armonia l’uomo e la natura, il colore definisce forme e profondità spaziale. Così si possono ottenere effetti di luce, ombra e profondità prevalentemente con variazioni di colore, con un uso ridotto del chiaroscuro. Tiziano in particolare usò contrasti cromatici più decisi, infondendo, soprattutto nell'ultima fase della sua carriera, un inedito dinamismo alla superficie pittorica di straordinaria modernità, arrivando ad impastare i colori direttamente sulla tela, con pennellate veloci e volutamente imprecise. A questo stile attinse Tintoretto, forse l'ultimo dei grandi tonalisti, in cui tra le figure e lo sfondo esistono campiture sfocate di tonalità medie. Il suo esempio venne poi portato alle estreme conseguenze da artisti stranieri quali Rembrandt ed El GrecoLa pittura tonale veneziana è costituita da veloci pennellate di colore che lasciano a ciò che rappresentano la naturalezza della vita. Possiamo pensare, per capirla, alla pittura degli impressionisti e dei macchiaioli. Alcuni dei capolavori più noti di Tiziano di questo stile: Concerto Campestre, Miracolo del marito geloso, Tre età dell'uomo, Amor Sacro e Amor Profano, Flora.

Concerto Campestre, Louvre, Parigi, 1510.

Il Miracolo del marito geloso, Scuola del Santo, Padova, 1511.

Tre età dell'uomo, 1512, National Gallery of Scotland, Edimburgo.


Amor Sacro e Amor Profano, 1514, Galleria Borghese, Roma.


Flora, Uffizi, Firenze, 1515.



Stile maturità: Classicismo Cromatico

Per classicismo cromatico si intende la tecnica pittorica, tipica dell'ambiente veneto e veneziano della seconda metà del XVI secolo, adottata dapprima da Tiziano e successivamente da altri artisti veneti. Con essa il pittore era in grado di conferire un particolare realismo alle figure attraverso l'unico uso del colore; in questa tecnica il disegno passa in secondo piano e non è il principale elemento che costituisce l'opera d'arte: le linee ed i volumi sono infatti sottolineati ed amplificati dalla brillantezza dei colori. Alcune opere chiavi di Tiziano secondo questo stile: l'Assunta, la Pala Pesaro, il Polittico Averoldi, Festa degli Amorini, Bacco e Arianna, Baccanale degli Andrii, Madonna del Coniglio, Venere di Urbino.

Assunta, Basilica dei Frari, 1516, Venezia.

Pala Pesaro, Basilica dei Frari, Venezia, 1519.

Polittico Averoldi, 1520, Collegiata dei Santi Nazario e Celso, Brescia.

Bacco e Arianna, 1520, National Gallery, Londra.

Baccanale degli Andrii, 1520, Museo del Prado, Madrid.

Festa degli Amorini, 1520, Museo del Prado, Madrid.

Madonna del Coniglio, 1530, Louvre, Parigi.

Venere di Urbino, 1538, Uffizi, Firenze.

Stile dell'ultima fase:

Analizzando dunque, l’ultimo periodo artistico di Tiziano, notiamo come il pittore concluda gli elementi tipici rinascimentali della maniera della forma disegnata, spingendo la pittura verso la maniera moderna, anticipando le innovazioni barocche, impressionistiche ed espressionistiche. Tiziano dunque dà una svolta senza eguali alla storia universale della pittura. L’artista incarna il ruolo di padre fondatore della maniera moderna del dipingere, dimostrandosi il più versatile, completo e influente della storia. Il genio cadorino evolse più volte il suo stile, sempre nel segno del colore, dimostrando una capacità creativa senza eguali nella storia dell’arte e dimostrando ugual capacità su più tematiche, sia che si tratti di dipinti profani, religiosi, mitologici, sia che si tratti di ritratti, enfatizzando la sua infinita versatilità. A tale stile guardarono e si ispirarono grandi maestri come Veronese, Tintoretto, El Greco, Rubens, Vermeer, Rembrandt, van Dyck, Velazquez, Delacroix e gli impressionisti. Non è facile dunque capire perché una grande personalità come Delacroix disse su Tiziano: “Coloro che in Tiziano non vedono che il maggiore dei coloristi sono in grande errore: lo è effettivamente, ma al contempo è il primo dei disegnatori.”, e continuò: “Le qualità del pittore sono portate in lui al punto più alto: ciò che fa è fatto: gli occhi guardano e sono animati dal fuoco della vita. La vita e la ragione sono ovunque.”. A quelle di Delacroix, si aggiunsero altre lodi, di illustre personalità che riconobbero in Tiziano, il ruolo del più grande pittore di ogni tempo, Goethe, nel suo viaggio in Italia ricordò il genio cadorino con tale affermazione: “Più incantato ancora rimasi di fronte a un quadro di Tiziano. Esso supera in splendore quanti ne ho finora veduti.”. La più interessante lode su Tiziano la ritroviamo in Marco Boschini, che lo ricorda come “il più eccellente di quanti hanno dipinto” fornendo, tramite la testimonianza del pittore Palma il Giovane, allievo del Tiziano, una profonda analisi dello stile del genio cadorino: “Abbassava i suoi quadri con una tal massa di colori che servivano (…) per far letto a base alle espressioni, che sopra poi li doveva fabbricare; e ne ho veduti anch’io de’ colpi rissoluti con pennellate massicce di colore, alle volte d’uno striscio di terra rossa schietta, e gli serviva (…) per mezza tinta; altre volte con una pennellata di biacca, con lo stesso pennello, tinto di rosso, di nero e di giallo, formava il rilievo di un chiaro, e con queste massime di dottrina faceva comparire in quattro pennellate la promessa di una rara figura”. Questa testimonianza preziosa di Palma il Giovane evidenzia come Tiziano preparasse un fondo ricco di colori, alternando forti pennellate da altre più morbide, con una terra rossa, che gli serviva per delineare gli abbozzi delle figure evidenziandoli con un pennello, usando il rosso, il nero e il giallo, che permettevano di far notare una figura tridimensionale, utile per il successivo lavoro. Continua ancora Marco Boschini: “ Dopo aver formati questi preziosi fondamenti, rivolgeva i quadri al muro, e gli lasciava alle volte qualche mese senza vederli; e quando poi di nuovo vi voleva applicare i pennelli, con rigorosa osservanza li esaminava, come se fossero stati suoi capitali nemici, per vedere se in loro poteva trovare effetto, e scoprendo alcuna cosa che non concordasse al delicato suo intendimento, come chirurgo benefico medicava l’infermo, se faceva bisogno di spolpargli qualche gonfiezza o sovrabbondanza di carne. (…)”. Tiziano non finiva i quadri, ma li girava, dopo l’operazione di abbozzo, contro il muro affinchè decantassero, insieme, colori e idee. Soltanto dopo un periodo piuttosto lungo, quando ormai si era distanziato dal soggetto, poteva riprendere l’opera in mano, con una maggior attenzione critica e iniziare la stesura più analitica, giungendo alla pelle della pittura “Così operando, e riformando quelle figure, le riduceva alla più perfetta simmetria che potesse rappresentare il bello della natura, e dell’arte; e poi fatto questo, ponendo le mani ad altro, fino a che quello fosse asciutto, faceva lo stesso e di quando in quando poi copriva di carne viva quegli estratti di quinta essenza, riducendoli con molte repliche, che il solo respirare loro mancava, ne mai fece una figura alla prima (…) ma il condimento degli ultimi ritocchi era andar di quando in quando unendo con sfregazzi delle dita negli estremi de’ chiari, avvicinandosi alle mezze tinte, ed unendo una tinta con l’altra; altre volte invece con uno striscio delle dita pure poneva un colpo d’oscuro in qualche angolo per rinforzarlo, oltre che qualche striscio di rossetto, quasi gocciole di sangue, che invigoriva alcun sentimento superficiale, e così andava riducendo a perfezzione le sue animate figure. Ed il Palma mi attesta per verità che nei finimenti dipingeva più con le dita che con i pennelli”. Molto simile ad uno scultore che lavora la creta, Tiziano dipinge e usa i colori con i polpastrelli delle dita senza definire i contorni. In questo modo è in grado di esprimere un’intensità psicologica senza eguali, non si era mai visto nulla del genere prima di allora. Analizzando in maniera più precisa la testimonianza in italiano arcaico di Palma il Giovane, si può dire che Tiziano lasciava le tele contro il muro e una volta lasciato asciugare l’olio, l’artista interveniva con forti pennellate per estrapolare la prima bozza delle figure, definite in seguito in plasticità, attraverso quattro pennellate. Una volta fatto ciò, il genio cadorino poneva nuovamente il quadro al muro, con la parte dipinta rivolta verso la parete, per due motivi in particolare: per non mostrare a chi entrasse nella sua bottega, un quadro arretrato rispetto al percorso evolutivo successivo; il pittore voleva evitare un costante confronto con le sue semi-opere. Successivamente, dopo un periodo di riflessione, che poteva durare anche mesi, Tiziano riprendeva il quadro e come sottolineato da Boschini, effettuava una sorta di “Battaglia” con esso: lo affrontava in tutte le maniere possibili, aggiungendo o eliminando le figure e i dettagli, mediante varie pennellate. L’ultima fase della lavorazione stava nel dipingere direttamente con le dita, facendo scivolare il colore in tinte su piccoli spazi di tela, ciò consentiva di ultimare i ritocchi e l’individuazione di semitoni nelle ultime velature finali. Questo procedimento poteva durare anche più sedute, dipendendo dal fatto che il dipinto visto in altre condizioni di luci, potesse richiedere altri interventi per arrivare alla perfezione tra le parti. L’arte di Tiziano, costantemente oggetto di studio e di analisi per l’eccelso stile geniale, ha confermato la testimonianza di Palma il Giovane attraverso uno studio ad infrarossi non invasivo su una serie di dipinti del Vecellio, tutti dopo il 1550: il genio cadorino considerava fondamentale la preparazione del dipinto, dove il fondo non si presenta mai monocromo. Tiziano realizzava disegni di contorni sotto le sue tele; si tratta di un metodo geniale e funzionale per le dimensioni del dipinto e per la definizione dei dettagli, quest’ultimi elaborati già nei disegni preparatori su carta. Gli studi profondi ad infrarossi nelle opere di Tiziano, confermano come nei lavori del primo decennio del Cinquecento, l’artista realizzi un disegno tramite un pennello ad inchiostro fluente grigio-nero, evidenziando alcune linee a discapito di altre. Nella metà del secolo invece subentra il carboncino e il gessetto, rimarcati dal pennello. Un grande esempio dello stile pittorico di Tiziano lo si ritrova sicuramente nell’opera della Deposizione di Cristo, dove lo studio ad infrarossi ha rilevato nei pressi del corpo di Gesù, la presenza di una sottile quadrettatura, dunque la presenza in origine di un disegno di contorno sottostante. Nella Maddalena dello stesso dipinto, si notano robuste pennellate scure, marcando le ombre. Gli studi evidenziano lo stile pittorico geniale del Vecellio, vigoroso, virtuoso, poliedrico, geniale e dipendente anche dai continui ripensamenti dell’artista, autore di un lavoro perfetto e ineguagliabile, durato tutta la vita. L’artista infatti passò l’intera esistenza a dipingere, con una produzione di oltre 600 dipinti, per le più ricche e potenti commissioni e per i più importanti personaggi del tempo. La lavorazione pittorica di Tiziano e della Scuola Veneta differiva da quella Toscana e del resto dell’Italia, mostrandosi più avanzata, geniale ed eccelsa, frutto di un’impostazione compositiva del disegno ottenuto con gli inchiostri di pennelli o di carboncini tirati dagli stessi pennelli; l’ingegnoso pittore poi agiva a dar maggior corpo e volume attraverso un uso eccezionale del colore, creando masse di luci e masse di ombre. Dunque qui vi sono le basi del colorismo, tecnica straordinaria e geniale di Tiziano, che dava la possibilità di intervenire e perfezionare l’opera in qualsiasi dettaglio, senza rimanere vincolati alle idee iniziali. L’idea coloristica di Tiziano verrà ripresa in maniera strabiliante da Paolo Veronese, suo erede naturale. Il critico d’arte Flavio Caroli diede una dettagliata spiegazione sullo stile di Tiziano: “La scuola veneta nasce con l’idea della pittura tonale. La pittura tonale prevede in ogni punto della visione la stessa qualità di luce. O meglio: nelle opere di questa scuola appare un’unità luministica vera, che impregna di sé tutte le parti del quadro. Questa è una grande novità, questo è lo straordinario elemento di stacco rispetto alle altre scuole. Basti dire che Longhi, avendo negli occhi il colore della pittura veneta, giudica “torbida e pisciosa” la luce dei fiorentini. Possiamo peraltro identificare il preciso istante in cui la pittura tonale viene adottata. Nasce in un’opera precisa che è la Pala di Pesaro, opera di Giovanni Bellini. Bellini (1434 ca-1516), nel momento in cui abbandona il rovello disegnativo con miti classici – che aveva desunto dal cognato Mantegna – giunge a esiti completamente nuovi. La linea della pittura tonale trova sublime maturazione con Giorgione e poi Tiziano. Possiamo parlare di sinfonia tonale. Ecco perché un grande veneziano come Lotto a un certo punto è tagliato fuori. Quando parte da Venezia è già un riconosciuto maestro; poi comincia a viaggiare (…Marche, Roma, Toscana e Bergamo…) e nel momento in cui si riaffaccia a Venezia scopre ormai di appartenere al passato, poiché nel frattempo si è imposta la linea della pittura tonale. Tiziano poteva giudicare quindi Lotto una specie di pittore medievale. Nel libro di uno storico veneziano di quegli anni viene espresso un duro giudizio – suscitato dal confronto con la pittura tonale – sull’opera di Lotto. “Di tali cattive tinte – scrive (io cito a memoria) – per me esempio assai mirabile il quadro del Lotto che si trova al Carmine”. Ciò che era avvenuto in precedenza era di fatto cancellato. Ed è per questo motivo – un motivo che sta nel colore, in un colore che provoca essudazioni cromatiche nell’unità di luce – che Tiziano, quando si guarda attorno tra i giovani, sceglie Veronese e comincia a non sopportare più il Tintoretto. Veronese è l’erede perfetto di quella linea di luce e colore. Tintoretto forza invece il colore con interventi chiaroscurali. Si pone fuori linea. Proprio nel momento in cui nasce la pittura tonale, il paesaggio diventa protagonista. In Tiziano il colore si scalda ulteriormente, raggiunge una sublime sensualità. Tiziano è capace di partire con un beige, girare attorno alle possibili tinte del marrone per chiudere con un nero impastato di beige.” Tramite lo studio approfondito dello stile di Tiziano, è stato dunque accertato come i pittori Veneti disegnassero meglio di quelli Toscani, confermando l’affermazione che Delacroix fece “Tiziano è il maggiore dei coloristi e al contempo dei disegnatori”. Cosa sarebbe stato dunque il ‘500 e più in generale l’intera storia dell’arte senza Tiziano? Forse monotonia michelangiolesca, o ancora, senza il genio cadorino non avremmo avuto Rubens, van Dyck, Vermeer, Rembrandt, Velazquez, gli impressionisti, né gli espressionisti. L’ultimo periodo di Tiziano, analizzato nella testimonianza di Palma il Giovane, e nelle pagine della Punizione di Marsia e degli ultimi capolavori, dove l’artista dipinge direttamente con le dita, anziano e ormai vedendo anche poco, evidenziano come il pittore abbia avuto nel corso di oltre 70 anni di carriera un’enorme creatività e capacità evolutiva come nessun altro nella storia dell’arte. Il Tiziano dell’ultima fase dimostra un artista arrivato al Rinascimento dal futuro, dai giorni nostri, un artista capace di evocare l’action painting nel Rinascimento, un artista capace di evocare l’Impressionismo 2 secoli prima, un artista in grado di elevare lo status della donna nella società attraverso l’arte, un artista in anticipo con i tempi, di molti secoli, un artista che muore solo apparentemente e fisicamente, poiché il miglior pittore di tutti i tempi e la sua arte, sono eterni, rimangono per secoli, durano secoli e permangono nei secoli: questo è in sintesi Tiziano Vecellio, il divino artista, re dei pittori, come fosse venuto dal futuro per incantare e dare una svolta al Rinascimento, per creare la nuova bella maniera della pittura moderna, dove tutte le correnti artistiche successive al Rinascimento e fino ad oggi, non possono fare a meno del genio più grande che la pittura abbia mai avuto. Alcuni dipinti chiave di questo stile: Martirio di San Lorenzo, Diana e Atteone, Ratto di Europa, Incoronazione di Spine, Sacrificio di Marsia, Pietà.

Martirio di San Lorenzo, 1548, Chiesa dei Gesuiti, Venezia.

Diana e Atteone, 1556, National Gallery of Scotland, Edimburgo.

Ratto di Europa, 1559, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston.

Sacrificio di Marsia, 1576, Galleria Arcivescovile, Kromeriz.

Incoronazione di Spine, 1576, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.

Pietà, 1576, Gallerie dell'Accademia, Venezia.

Ritrattista:

Tiziano nei ritratti sapeva trasmettere una straordinaria carica psicologica e trasmettere un’enorme intensità emozionale, e nessuno negli anni e nei secoli seppe eguagliarlo. La sua abilità straordinaria nel catturare l'essenza e la profondità dei suoi soggetti ha reso i suoi ritratti opere d'arte immortali che continuano a ispirare e incantare il mondo anche oggi. I ritratti sono sempre stati una forma d'arte significativa, poiché catturano non solo l'aspetto fisico di una persona, ma anche la loro personalità, le emozioni e la loro storia. Tiziano ha portato questa pratica a nuovi livelli, creando ritratti che sembrano quasi respirare con vita propria. I suoi soggetti non erano semplicemente figure statiche su tela, ma individui con storie complesse e profonde. Una delle caratteristiche distintive dei ritratti di Tiziano è stata la sua padronanza nell'uso del colore e della luce. I suoi pennelli sembravano danzare sulla tela, creando sfumature vibranti e profondità incredibili. Le carnagioni dei suoi soggetti brillavano con una luminosità quasi sovrannaturale, dando loro un'aura di vita e vitalità. Tiziano sapeva come far sì che la luce giocasse con le forme e le linee, creando una sensazione di profondità e tridimensionalità che rendeva i suoi ritratti straordinariamente realistici. Ciò che rende i ritratti di Tiziano così potenti è la profonda connessione emotiva che si percepisce tra l'artista e il suo soggetto. Ogni pennellata sembra comunicare un'intimità e una comprensione che vanno al di là delle superfici fisiche. Tiziano riusciva a catturare l'essenza dell'anima umana, le gioie e le sofferenze, i sogni e le paure, e a trasmetterle attraverso le sue opere. L'influenza di Tiziano come ritrattista si è estesa ben oltre il suo tempo. Artisti successivi, come Diego Velázquez, Van Dyck, Rembrandt, Goya, David, Ingres e altri maestri, hanno tratto ispirazione dalla sua abilità di dipingere non solo soggetti, ma veri e propri individui. Tiziano Vecellio rimane il più grande ritrattista di tutti i tempi non solo per la sua maestria tecnica, ma per la profonda umanità che ha infuso in ogni sua opera. I suoi ritratti sono finestre aperte su mondi interiori, viaggi nel cuore e nell'anima umana. Sui ritratti di Tiziano, J. BURCKHARDT disse "II tratto divino in Tiziano è tale, che egli attribuisce agli uomini e alle cose quell’armonia dell’esistenza che, secondo la loro natura, in loro dovrebbe essere contenuta o che già in loro vive, ma ancora oscuramente e senza ben apparire. Con grande evidenza ciò si manifesta nei ritratti … di fronte ai quali ci si dimentica quasi sempre di domandarsi come mai il maestro abbia potuto dar vita, soltanto in base a tratti fuggenti e nascosti, a simili esistenze grandiose". “Ha avuto il dono unico di fare Veneri che sono donne reali, e colossi che sono uomini altrettanto veri” diceva H.Taine. Tiziano ha ritratto i più importanti e potenti personaggi del suo tempo, tutti desiderosi di farsi ritrarre da lui, in quanto motivo di vanto e di prestigio, essendo Tiziano il più grande artista vivente e già considerato in vita il più grande pittore di ogni tempo. Tra i personaggi importanti ritratti dall'artista vi sono Ludovico Ariosto, Pietro Aretino, Federico II Gonzaga, Carlo V (in cui Tiziano inventerà il ritratto equestre in pittura che avrà enorme successo nei secoli a venire), Isabella del Portogallo, Francesco Maria Della Rovere (il suo ritratto fu lodato da Pietro Aretino che disse "ogni sua ruga, ogni suo pelo, ogni suo segno e i colori che l'hanno dipinto non pur dimostrano l'ardire della carne, ma scoprono la virilità dell'animo"), Eleonora Gonzaga (Aretino dirà "L 'unione dei colori che lo stile di Tiziano ha distesi», la «concordia», lo «spirito gentile», «l'onestà» e la «modestia» della duchessa”.), Pietro Bembo, Isabella d'Este, Paolo III Farnese ed i nipoti, Filippo II, il Doge Andrea Gritti. I ritratti di Tiziano non erano semplicemente rappresentazioni fisiche dei soggetti, ma veri e propri studi sulla psicologia umana. Attraverso l'uso delle espressioni facciali, degli sguardi penetranti e delle pose suggestive, Tiziano ha rivelato la complessità delle emozioni umane. Questa profonda indagine nell'anima umana ha ispirato molti artisti a sondare i recessi della mente e dell'emozione umana nelle loro opere. Ogni pennellata di Tiziano è un invito a esplorare l'intimità dell'anima umana, una sfida a guardare oltre le apparenze e a connetterci con le emozioni e le esperienze dei nostri simili.

Ritratto di Ludovico Ariosto, 1510, National Gallery, Londra.
Ritratto di Federico II Gonzaga, 1525, Museo del Prado, Madrid.
Ritratto di Carlo V con cane, 1532, Museo del Prado, Madrid.
Ritratto di Isabella d'Este, 1534, Kunsthistorisches Museum, Vienna.
Ritratto di Eleonora Gonzaga, 1536, Uffizi, Firenze.
Ritratto di Francesco Maria Della Rovere, 1536, Uffizi, Firenze.
Ritratto di Paolo III Farnese, 1542, Museo Capodimonte, Napoli.
Ritratto del Doge Andrea Gritti, 1543, National Gallery of Art, Washington.
Ritratto di Pietro Aretino, 1545, Galleria Palatina, Firenze.
Ritratto di Paolo III ed i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, 1545, Museo Capodimonte, Napoli.
Ritratto equestre di Carlo V, 1548, Museo del Prado, Madrid.
Ritratto di Filippo II, 1550, Museo del Prado, Madrid.


Le donne per Tiziano, nell'arte e non:

A tal proposito l’impressionista Renoir disse: “La pittura non si racconta, si guarda. Non servirebbe a nulla dirti che le cortigiane di Tiziano fanno venir voglia di accarezzarle. Un giorno, andrai tu stesso a vedere i quadri di Tiziano e, se non ti faranno nessun effetto, vuol dire che di pittura non ne capisci nulla”. Mentre Pietro Aretino ci ricorda come Tiziano sia stato per tutta la sua vita un galantuomo con le donne, il Vasari ci disse che non vi furono grandi donne, nobildonne, signore, principesse che non siano state ritratte da Tiziano. Tiziano vede nella figura femminile la più perfetta e alta testimonianza della creazione di Dio, per Tiziano dipingere la donna equivale a dipingere la bellezza suprema. Tiziano vede le donne come un ancoraggio di salvezza, come un rifugio in un tempo in cui esse erano viste come tempesta (l'artista mostra grande modernità di pensiero quasi come fosse venuto dai giorni nostri al Rinascimento). La prima donna importante fu la madre: fu lei che insistì a mandarlo a Venezia, vedendone già da bambino le straordinarie qualità. Il destino tragico vuole però che la madre muoia quando Tiziano era ancora un bambino. L'altra donna della sua vita, l'unica di cui l'artista si innamorò, Cecilia Soldano, andrà a vivere con Tiziano a Venezia, dove si sposeranno. Cecilia è ricordata come bella, bionda e solida e darà alla luce tre figli, anche se un tragico destino avvolge nuovamente la vita di Tiziano: Cecilia morirà di parto dando alla luce Lavinia, la terza figlia. Per Tiziano la morte della moglie fu un duro colpo, tanto che per alcuni mesi smise di dipingere. L'artista non si era mai più risposato, e fu aiutato nell'accudire i figli dalla sorella Orsola, altra donna importante nella vita di Tiziano, una donna schiva e discreta. Tuttavia anche Orsola morirà nel 1550, dando altro dolore all'artista cadorino. L'amata figlia Lavinia poserà per il padre in diverse occasioni, ma morirà ben presto di parto, proprio come la madre. Le donne dipinte da Tiziano appaiono sensuali, forti, sicure di sé, fiere e di bellezza ideale. Con Tiziano nasce la perfetta bellezza ideale femminile cinquecentesca. A Venezia, grazie all'artista, si ha un ruolo di primaria importanza per la donna nell’arte del Cinquecento, come non si era mai visto prima in tutta la storia dell’arte. Perché il ruolo della donna era così importante per Tiziano? E a sua volta perché proprio grazie a Tiziano la donna crebbe in importanza? Dobbiamo prima partire dal presupposto che Tiziano dipinse donne di diversi ceti sociali: dalle belle nobili Veneziane, alle divinità come Flora, Venere e tante altre, passando per le sante, le allegorie e donne di basso ceto sociale. Tiziano, vero gentiluomo con le donne, le dipinge sicure di sé e forti, per denunciare il loro scarso ruolo nella società a discapito della figura maschile: le donne non potevano partecipare alla vita politica o alla vita amministrativa-finanziaria, servivano solo per dare una bella immagine al pubblico. Un esempio di denuncia lo troviamo nell'Affresco del Marito geloso, alla Scuola del Santo a Padova: In questo affresco l'artista denuncia la condizione della donna, discriminata e inferiore rispetto alla figura maschile: in questo straordinario tonalismo Veneto, troviamo una donna accusata ingiustamente di adulterio dal marito, una donna che scalcia dalla paura, una donna trafitta dal pugnale del marito, una donna che subisce violenza, una violenza ingiusta. Tiziano ci pone in primo piano questa scena, mettendo sullo sfondo la scena del miracolo di Sant'Antonio che resuscita la donna. Perché tale scelta del geniale artista? Tale scelta va letta come denuncia sociale, una denuncia fatta verso la violenza sulle donne, una denuncia fatta verso la discriminazione della figura femminile, la genialità di Tiziano, aldilà dell'ambito artistico, sta dunque nel pensiero evoluto rispetto ai tempi. L'artista sembra esser venuto dai giorni nostri, dove purtroppo vi sono ancora episodi di questo tipo, al Rinascimento. La grande componente erotica e sensuale delle donne ritratte dalla mano di Tiziano fu apprezzata anche dai poeti contemporanei, e da loro proposte, in una sorta di confronto tra poesia e pittura, vinto ovviamente dalla pittura per l’ineguagliabile fascino delle immagini femminili di Tiziano. L’attenzione verso le opere di Tiziano ritraenti le donne, fece nascere il movimento noto come “querelles des fammes” il più importante movimento femminista prima della rivoluzione francese, ispirando le donne con una certa educazione d’istruzione a partecipare con i loro scritti, alle discussioni. Dunque l’enorme merito dei movimenti femministi verso un’uguaglianza passa dalla mano del Tiziano, ma chi sono le donne dell’artista? Tiziano è il protagonista indiscusso nel dipingere donne piene di grazia, dignità, seduzione, eleganza, dolcezza, bellezza ideale, erotismo e grazie a lui lo scenario artistico del tempo si evolve in maniera incredibile. Tra le donne tizianesche rientrano le Belle Veneziane: donne reali, ritratte a mezzo busto e dotate di bellezze ideali. Sono dotate spesso di vestiari con scollature, dove mostrare il seno non è sinonimo di volgarità, ma un atteggiamento di sincerità e verità, un’apertura del cuore della donna verso lo sposo; ciò è visibile in opere bellissime come l'amor sacro e l'amor profano ed anche in Flora degli uffizi, che peraltro questa maniera di dipingere la scollatura in un raffinato e sensuale vestiario bianco, ispirerà il Caravaggio nell'esecuzione del Bacco. I nudi di Tiziano infatti sono erotici e sensuali, ma mai volgari, e al contempo presentano bellezze ideali e simbolismi. L'esempio più alto di questa componente erotica e sensuale, ma al contempo raffinata ed elegante, lo si ritrova nella bellissima Venere di Urbino, che è considerata il nudo femminile più bello della storia dell'arte. Quello che fa magistralmente Tiziano in questo dipinto è raffigurare la donna, che ci guarda compiaciuta nell'essere consapevole di rappresentare, come Venere, la più perfetta, pura e bella creatura di Dio, in un letto avvolta da un lenzuolo bianco che rende tutto più sensuale, mentre attende che le domestiche, sullo sfondo, le portino i vestiti. Tiziano rende scura la scena per risaltare il candore dell'incarnato della donna, dotata di una luce che esalta la sua essenza sensuale e raffinata e l'artista farà la medesima cosa per la realizzazione della Danae, altro nudo Tizianesco celeberrimo. La Venere di Urbino e la Danae, nei secoli hanno fatto scuola nella rappresentazione di nudi femminili di tutti gli artisti posteriori, da Rubens a Velàzquez, da Manet ad Ingres fino a Goya e Modigliani. Tra queste donne reali ritratte vi ritroviamo anche Eleonora Gonzaga, duchessa di Urbino e Isabella d’Este, marchesa di Mantova, Laura Dianti, Isabella d'Este, Isabella di Portogallo e Maria d'Ungheria. Tra le donne dell’artista ritroviamo anche le Cortigiane: si tratta delle donne istruite, dotate di una certa cultura diventate famose per i loro scritti. Tra le altre donne vi sono anche le Eroine: per esempio Lucrezia, Giuditta e Susanna, che rappresentano l’onore, la castità, il coraggio o il sacrificio o ancora Maria Maddalena rappresentate la spiritualità della Penitenza. Infine, le più celebri, le Donne Mitologiche: Tiziano rappresenta magistralmente le Veneri, in particolare la già citata di Urbino, conosciuta per essere l’opera più sensuale di tutti i tempi, nonché il più meraviglioso nudo femminile nell'arte, e al contempo dotata dell’archetipo della bellezza femminile, sia ideale che simbolica. Le donne mitologiche di Tiziano sono figure fiere, forti, capaci di governare la natura, controllare gli istinti e guidare l’umanità. La donna, con Tiziano, assume quindi un ruolo di primaria importanza nell’arte come mai si era visto prima, e grazie al genio cadorino acquisì importanza anche in altri ambiti. La capacità di Tiziano di rappresentare le donne e i nudi è enorme e ineguagliabile, rappresentando la più alta testimonianza che l’arte figurativa abbia mai conosciuto. Le figure
femminili di Tiziano furono così tanto apprezzate da altri artisti e committenti, che il genio del Cadore dovette molte volte realizzare la stessa opera per tante volte, generando diverse versioni. Sia che si tratti di donne nude o di Madonne, Tiziano raffigura le donne dotandole sempre di grande dignità e raffinatezza, come nella Vergine dell'Assunta dei Frari dove notiamo tutta la grazia elegante della Madonna che si innalza sulle nuvole sorrette dal coro di angeli musicanti, che suonano la musica di Dio, e la Madonna con impareggiabile grazia si innalza verso il Padre, in un passo danzante, come una armoniosa e celeste danzatrice che si fonde con la musica dei cieli. Un'altra geniale invenzione dell'artista, nel concepire la percetta bellezza rinascimentale femminile, oltre ai bellissimi incarnati risaltati dalla luce, è l'esecuzione delle acconciature, sciolte o raccolte che siano, semplici o complesse, sono spesso dotato di un colore inventato dall'artista, il Rosso Tiziano, che ancora oggi è il colore più comune e scelto dalle donne per le loro tinture. Questo colore è visibile in quasi tutti i ritratti femminili di Tiziano, come nell'opera La Bella, chiamata così solo nel Settecento per omaggiare la nascita dell'ideale bellezza femminile rinascimentale, che con Tiziano nasce nel Cinquecento. E nella Bella possiamo notare la bellissima acconciatura complessa, elegante e raccolta, splendente di rosso Tiziano, e che lascia intravedere una bellissima treccia che scende al collo in una bellezza complessiva che si rispecchia nell'incarnato delle guance arrossate, della fronte spaziosa, delle ciglia setose. Una bellezza in cui Tiziano decora la donna di un bellissimo abito di damasco blu trattato di una decorazione orizzontale e verticale a fiori, sottolineando il lino della veste. La capacità straordinaria dell'artista ci mostra anche il seno florido decorato dalla catena d'oro che scende fino ai fianchi dove è possibile ammirare la cintura d'oro che conteneva le paste profumate. Questo dipinto rappresenta l'apice massimo delle fanciulle di Tiziano, le stesse che diventeranno nell'arte l'icona assoluta della bellezza ed icone della bellezza femminile che arriveranno fino al nostro secolo, influenzando generazioni di artisti successivi ammaliati dalla capacità che Tiziano ha di raccontare l'intima essenza di una donna, perché per Tiziano la bellezza artistica corrisponde a quella femminile.


L'invenzione del Rosso Tiziano:

Gli elementi straordinari, di tali capolavori, ritraenti queste nobildonne Veneziane e cortigiane, sono, come già menzionato: la loro bellezza ideale, fierezza, componente erotica, il realismo, la forte sensualità e il ricco classicismo cromatico con le brillanti tonalità di colori che conferiscono forme e volumi. Tuttavia c’è un altro elemento: i capelli delle donne si presentano lunghi, sciolti e di una particolare tinta che fu un’incredibile invenzione del genio cadorino, ovvero il Rosso Tiziano, colore inventato dall’artista, che lo usò in tutti i suoi dipinti in diversi toni e sfumature, in diversi contesti e con differenti significati. In questo caso, l’artista adoperò la sua invenzione coloristica per i capelli delle donne, con un risultato straordinario e apprezzato dalle donne del tempo, che adoperarono tale tintura che mai passò di moda: il Rosso Tiziano riscuote oggi ancora molto successo, risultando il colore più apprezzato, nonché il più comune, dalle donne che scelgono di applicare una tintura ai capelli. Ma cos’è precisamente il Rosso Tiziano? Tiziano dichiarò una volta, che un buon pittore per saper dipingere bene ha bisogno solo di tre colori: bianco, nero e rosso. Proprio attraverso quest’ultimo colore, l’artista inventò una nuova tonalità scoprendo un nuovo rosso, chiamato appunto oggi Rosso Tiziano, rappresentando una costante nei suoi dipinti. Si tratta di una tonalità calda, una sorta di rosso-arancio dorato, in grado di suscitare nei quadri dell’artista, atmosfere calde e sensuali. La geniale invenzione di Tiziano, non colpì solo i grandi maestri Rinascimentali del tempo, ma anche le donne che vollero colorarsi i capelli di quel colore, esprimendo grande raffinatezza e sensualità. Il Rosso Tiziano è ancora influente e molto utilizzato oggi dalle donne per le proprie acconciature. Nelle opere dell’artista, questa tonalità ha contribuito a donare un tocco unico e inconfondibile e variegato nei significati: In Flora, il Rosso Tiziano evidenzia perfettamente i canoni di bellezza ideale femminile del ‘500, lo stesso avviene nella Venere di Urbino, aggiungendo sensualità, l’opera infatti è considerata la più sensuale dell’intera storia dell’arte. In Maddalena Penitente, le tonalità calde del Rosso Tiziano evidenziano le cristalline lacrime del soggetto in atto spirituale di pentirsi. Il colore può assumere significati di forza e fierezza nei ritratti di Carlo V e ancora forza divina e bagliore Celeste, nell’Assunta dei Frari, dove la Vergine è un tutt’uno con la luce dorata divina. La geniale trovata dell’artista assume dunque significati importanti nelle opere, e se oggi conosciamo questo fantastico colore, lo dobbiamo alla sua straordinaria capacità di lavorare sulla pittura direttamente con il colore, pennellata dopo pennellata, tono su tono. Addirittura il Rosso Tiziano è usato nella cromoterapia, poiché stimola il sistema nervoso centrale, curando tosse, raffreddore e malattie di asma e gola.

La Tomba di Tiziano:

Nel cuore della suggestiva città di Venezia, tra i canali serpeggianti e gli affascinanti palazzi d'epoca, si trova un luogo che incarna la memoria e l'eredità del più grande ed influente pittore di tutti i tempi: la tomba di Tiziano Vecellio. Questo sito di significato storico e artistico straordinario è un tributo eterno a un uomo la cui influenza e genialità hanno lasciato un'impronta fondamentale ed indelebile nella storia dell'arte dal Rinascimento fino ad oggi, perché siamo tutti carne e sangue di Tiziano, come ricorda Delacoix. Tiziano, noto come il "Poeta della Pittura" per la sua abilità nel raccontare storie attraverso pennellate, ha vissuto e creato in un'epoca in cui Venezia era al culmine della sua gloria artistica e culturale. Le sue opere avevano la capacità di catturare l'anima umana e di dare vita alle sue rappresentazioni pittoriche. È quindi appropriato che il luogo in cui riposa rifletta l'intima connessione tra l'artista e la città che ha contribuito a plasmare. La tomba di Tiziano si trova all'interno della magnifica Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, una delle chiese più importanti e imponenti di Venezia. Questo luogo sacro ha servito come sfondo per alcune delle opere più celebri di Tiziano, come l'Assunta e la Pala Pesaro, e ospita anche le sue spoglie, un segno tangibile della sua eterna connessione con la città e con l'arte che amava così profondamente. La tomba di Tiziano è un monumento di marmo bianco che risiede nella navata destra della basilica. Progettata da Luigi Zandomeneghi e dal figlio Pietro, rinomati scultori dell'800, allievi del Canova, la tomba si erge come un segno tangibile della grandezza artistica di Tiziano.  Il monumento, con la forma di arco trionfale, è ornato da alcune statue allegoriche e da alcuni bassorilievi che raffigurano alcuni capolavori tizianeschi. La tomba di Tiziano non è solo una commemorazione del suo passato terreno, ma rappresenta anche un simbolo di come il suo spirito creativo e la sua influenza artistica abbiano superato i confini del tempo, vivendo in eternità. L'artista visse una vita proficua e prolifica, come nessun altro artista, dipingendo opere immortali, contese dai più grandi e potenti committenti dell'epoca, di tutto il mondo, come papi, imperatori, re, sovrani e che continuano a risuonare con il pubblico moderno. La sua tomba è un richiamo a questa immortalità, un tributo a un uomo che ha lasciato un'impronta così indelebile nell'arte. La tomba di Tiziano è più di un semplice luogo di sepoltura; è un santuario dell'arte, una tappa obbligata per chiunque voglia immergersi nella grandezza e nell'eredità del più grande pittore di tutti i tempi. Questa tomba monumentale è un tributo tangibile a un uomo che ha portato vita e emozione sulla tela, unendosi all'eternità della storia e dell'arte in un modo che solo pochi artisti riescono a fare. Tiziano morì, probabilmente di peste, a Venezia il 27 agosto 1576. Per l'epidemia sulla città lagunare non si aveva avuto il tempo necessario per costruire una tomba che rispecchiasse la sua grandezza. L'artista aveva chiesto di essere sepolto ai Frari ai piedi di quell’altare del Crocifisso per il quale stava preparando la sua ultima opera, la Pietà, rimasta incompiuta e terminata poi da Palma il Giovane. Agli sgoccioli del settecento, molti artisti pensarono di innalzare un monumento al sommo pittore ed il progetto, nel 1790, fu commissionato al Canova. Progetto irrealizzato sia per la caduta della Repubblica Veneta, che per mancanza di fondi. Nel 1838, in visita a Venezia, l’imperatore d’Austria Ferdinando I° fu ammaliato dall’idea di far erigere un monumento al sommo pittore che aveva lavorato alla corte dei suoi avi. Il centro è dominato dalla statua che rappresenta Tiziano coronato d’alloro; vicino a lui la natura universale ed il genio del sapere con le statue della Pittura, Scultura, Grafica ed Architettura. Cinque bassorilievi ricordano le opere religiose più significative del pittore. Al centro, il suo capolavoro: l’Assunta; a sinistra il Martirio di S. Pietro da Verona, splendida opera per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, bruciata da un incendio; ed, a destra, il Martirio di S. Lorenzo, ora ai Gesuiti. Sopra la trabeazione sono scolpite: a destra la Visitazione; mentre, a sinistra, la Deposizione dalla croce. Sulla sommità del monumento svetta il leone di S. Marco che regge lo scudo su cui è impresso lo stemma degli Asburgo: A ricordo dell’imperatore austriaco, racchiusa da una ghirlanda sorretta da due angeli, c’è la scritta: “TITIANO – FERDINANDUS I – MDCCCLII”, che significa “A Tiziano dedico Ferdinando I, 1852”. In basso, ai lati, due uomini sostengono delle tavole che ricordano i favori che Tiziano ricevette dagli imperatori austriaci. Carlo V lo fece Cavaliere e Conte; Ferdinando I finanziò il suo monumento funerario. In sommità ruggisce un leone alato, simbolo della città, che mostra il simbolo della casa d’Asburgo. La tomba di Tiziano non è solo una commemorazione di un grande artista, ma è un tributo all'umanità dell'arte universale, avendo il pittore formato, direttamente ed indirettamente, tutti i grandi maestri dell'arte successiva, da Tintoretto, Veronese e Caravaggio fino ad arrivare a Pollock. Ogni dettaglio, ogni scultura e ogni intaglio raccontano la storia di un uomo che ha dipinto con passione e perfezione senza pari, definito il più eccellente di quanti hanno dipinto, nonché come il sole tra le stelle, non solo tra i pittori italiani, ma tra tutti i pittori del mondo.

Dettaglio della Tomba di Tiziano alla Basilica dei Frari di Venezia.




Tomba di Tiziano, Basilica dei Frari di Venezia.











Articolo di Dario Romano. Per fonti e approfondimenti il contenuto è tratto dal mio libro: Tiziano: Il Regno del colore del più eccellente di quanti hanno dipinto.








































Commenti

  1. Che spettacolo incantevole!

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  2. Dipinti spettacolari!!!

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  3. Vedere l'Assunta del Tiziano è stata un'esperienza indimenticabile . Vale la pena di andare a Venezia solo per vederla. Anche l'amor sacro l'amor profano , a Roma è una meraviglia.

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  4. Quando parli di Tiziano si ferma tutto... Dovrebbero darti una cattedra di storia dell'arte in qualche università... Bravissimo! E dobbiamo andare fieri di Tiziano, il più grande pittore di sempre è italiano!

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  5. Il più grande di tutti, troppo troppo enorme per chiunque! Hai saputo raccontare nel migliore dei modi il più grande degli artisti❤️

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  6. Praticamente tutta la storia dell'arte dal Rinascimento ad oggi si basa su di lui, è il perno principale in cui tutti si sono formati ed in cui tutti hanno appreso. Tiziano è il vero e l'unico faro dell'arte, e questo articolo lo spiega benissimo, complimenti.

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  7. Con Tiziano la pittura fa il primo vero grande salto...ancora 4 secoli dopo era attualissimo e riconosciuto Padre assoluto degli impressionisti, e da tutti loro semplicemente adorato. La Mostra che il Prado (detentore di ben 43 suoi dipinti, di cui almeno una ventina CAPOLAVORI ASSOLUTI) fece nel 2003 fu strepitosa ...non v'era un solo lampione in tutta Madrid che non aveva la bandierina di "Tiziano al Prado", per capire il valore che tutti gli riconoscono. Non v'è stato un solo pittore dopo di lui che non l'abbia riconosciuto come suo maestro, spesso unico e solo. Grazie per ricordarlo con così tanta passione!!!

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  8. Commento insuperabile, originale, unico di Dario Romano sul Tiziano, l'artista divino!!!

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  9. L'artista Divino ed insuperabile. Parole appassionatamente e ricche di cultura nel descriverlo, bravissimo sempre una garanzia.

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  10. Sapevo che era il più grande ed influente artista di tutti i tempi, ma mi hai fatto scoprire tanti aneddoti che non conoscevo, spieghi come pochi e con tantissima tantissima cultura e conoscenza, grazie👏🏻

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  11. Insieme ad Augusto Gentili, Andrea Donati e Giulio Carlo Villa, sei il più grande esperto di Tiziano, bravissimo veramente!

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  12. Meraviglioso tutto!

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  13. Questi dipinti, siamo sicuri siano stati creati da un semplice uomo? Tiziano era sicuramente divino. Bellissimo articolo.

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  14. Antinesca Franceschini27 agosto 2023 alle ore 14:38

    Sono capolavori. Anche io avrei voluto tanto farmi ritrarre dal Tiziano.

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  15. Conservo ancora orgogliosamente la banconota da 20 mila lire ritraente Tiziano, il più grande pittore che sia mai esistito! Ed in più sul retro è raffigurato l'amor sacro e amor profano!

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  16. Tutti dobbiamo andare fieri ed orgogliosi di Tiziano, vanto dell'arte italiano nel mondo e complimenti per il ricco articolo culturale ben fatto, davvero bravo.

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  17. Bellissimo tutto, fantastico. Grazie per condividere la tua enorme conoscenza su Tiziano e sull'arte.

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  18. Sublime... Quant'è bella la sua pittura, aveva le mani divine non umane...davvero il più grande di tutti, spiegato da te nella migliore maniera possibile. Ho anche scoperto tanti aneddoti interessanti, grazie tante.

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  19. condivido e leggo e rileggo, bellissimo articolo.

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  20. Tutto spettacolare!!!!

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  21. Divino artista, meravigliose opere, eccellente articolo e divulgatore.

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  22. Grazia Ascenso Mancini29 agosto 2023 alle ore 14:38

    La sua pittura è la più bella.

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  23. Opere meravigliose, le più belle che abbia mai visto

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  24. Che dire, pura bellezza!!!

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  25. Incantevole tutto, Tiziano e Dario Romano.

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  26. Nessuno più grande di Tiziano, lui è il Miracolo dell'arte, un dio tra gli umani.

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  27. Tiziano è un mago, ed anche tu l o sei Dario, un mago nel raccontare l'arte!

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  28. Gabriella Francesca Crivellari27 agosto 2024 alle ore 10:15

    Grazie per queste belle descrizioni, esse aprono gli occhi a nuove osservazioni sempre molto interessanti.

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  29. Mi piace molto questa presentazione e la condivido per ritrovarla . Così ogni quando passo ai Frari a vedere l’Assunta la riascolto ! È’ stupenda!

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  30. Grazie!
    Pieno di senso, carica di fascino e Mistero che induce al raccoglimento e apre alla Fede!! ☺️🙏

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  31. Immensa bellezza!!!

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  32. Natale Conte Basilio27 agosto 2024 alle ore 10:59

    Tiziano Ineguagliabile! Articolo superbo, il migliore che abbia mai letto sull'arte.

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  33. Tutto ciò è commovente. Ho letto dal primo all'ultimo rigo, complimenti per la passione e l'anima che ci metti nel descrivere questo artista, il più grande di tutti.... ❤️

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  34. Thank you very much!

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  35. The greatest of all

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  36. Che meraviglia 🤩

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  37. Tra i miei Artisti preferiti.....IMMENSO ❤️

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  38. Il più Grande esponente dell'arte italiana.

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  39. Certamente il più grande pittore mai esistito!!

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  40. Graziella Di Giorgio28 agosto 2024 alle ore 14:11

    La scuola che frequentavo alle elementari era un edificio intitolato proprio a Tiziano Vecellio! 👍🏻

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  41. Che meraviglia. Condivido

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  42. MAESTRO non solo per I vividi colori, ma per il disegno sottostante che dà forza vitalità alle sue figure, gli splendidi panneggi,che ne delineano le forme e la suggestione delle sue ambientazioni

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  43. Considerato che anch'io, come lei, sono ammaliata dal Tiziano, condivido una citazione (forse la conosce) sulla tecnica del colore, del Boschini del 1668 in base alla testimonianza del Palma il Giovane.

    "Tiziano veramente è stato il più eccellente di quanti hanno
    dipinto : poiché i suoi pennelli sempre partorivano espressioni di vita. Mi diceva Giacomo Palma il giovane... che abbassava i suoi quadri con una tal massa di colori, che servivano (come dire) per far letto, a base alle espressioni, che sopra poi li doveva fabbricare: e ne ho veduti anch'io de' colpi risoluti con pennellate massicce di colori, alle volte d'un striscio di terra rossa schietta, e gli serviva (come dire) per meza tinta, altre volte con una pennellata di biacca, con lo stesso pennello, tinto di rossi, neri e di giallo, formava il rilievo d'un chiaro, e con questa massime di dottrina faceva comperire in quattro pennellate la promessa d'un rara figura... ".
    Grazie Romano 🏵️

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