Dario Romano: L'arte Postimpressionista: van Gogh e Gauguin
van Gogh, Sentiero in Provenza di notte, 1890, Museo Kroller-Muller, Otterlo.
Il Postimpressionismo
Nel 1886 viene allestita l'ultima mostra impressionista anche se il gruppo si era già sciolto. I vari artisti avevano spostato l'attenzione dal mondo della realtà oggettiva ai valori soggettivi, all'analisi interiore. Alcuni scelsero di chiudersi nel proprio mondo, altri scelsero di fuggire dal proprio paese per andare verso luoghi lontani. Possiamo individuare tre principali tendenze artistiche del Postimpressionismo:
-Analitica (o neoimpressionista), Espressiva, Simbolica. Analitica: viene elaborato un rigoroso approccio scientifico ai problemi della luce e del colore con il Puntinismo di Georges Seurat e di Paul Signac.
-Espressiva: Gli elementi del linguaggio visivo vengono usati per la loro qualità espressiva, per provocare una reazione emotiva all'osservatore e per far emergere lo stato d'animo dell'artista; il rappresentante principale di questa tendenza è Vincent van Gogh.
-Simbolica: le immagini assumono un significato evocativo, ricompaiono temi mitologici o fantastici ma senza rapporto con la realtà; i volumi si fanno bidimensionali, i colori innaturali e simbolici, gli spazi evanescenti, come nei dipinti di Paul Gauguin.
Vincent van Gogh
Vincent van Gogh nacque in Olanda nel 1853. Si impiegò dal 1869 presso la Galleria d’arte Goupil a Parigi. Tornato in Olanda si iscrisse alla scuola di evangelizzazione, per diventare pastore come il padre. Lavorò in miniera in Belgio, vivendo tra miseria e tormenti. A quasi 30 anni decise di dedicarsi interamente alla pittura, realizzando disegni e acquerelli di tema sociale. A Parigi si accostò alla pittura impressionista e conobbe Gauguin con il quale instaurò una grande amicizia. Dopo Parigi si trasferì ad Arles, entusiasta della luce e dei colori accesi della Provenza: realizzò alcune delle sue opere più significative. Durante un litigio con Gauguin, che lo aveva raggiunto ad Arles, si tagliò un orecchio, fu internato nell’ospedale psichiatrico a Saint-Rémy de Provence per depressione. Dipinse soprattutto ritratti e paesaggi ed infine morì suicida a 37 anni, dopo due giorni di agonia per un colpo di pistola nel 1890. L’artista visse una vita inquieta. Inizialmente convinto di poter svolgere una missione di solidarietà presso i poveri e gli emarginati, rimase deluso per le incomprensioni che hanno sempre caratterizzato il suo rapporto con gli altri. A contatto con i minatori e i contadini, inizialmente van Gogh maturò un’arte realista, derivata da Millet. Nel 1886 van Gogh raggiunse a Parigi il fratello Theo, mercante d’arte, che gli fece conoscere la pittura impressionista. L’artista fu esaltato dai colori luminosi e puri di questi artisti, schiarì le sue tele e applicò con entusiasmo la tecnica puntinista, ma con tratti separati ed evidenti. Iniziò una lunga serie di autoritratti, composizioni floreali e vedute di città. La salute incerta ed il desiderio di approfondire lo studio della natura sotto gli effetti di un sole più vivo, lo portarono a trasferirsi, all’inizio del 1888, ad Arles, in Provenza. Nel dipinto della Camera da letto ad Arles, l’artista mostra la sua stanza durante il suo soggiorno ad Arles, con il letto a destra, due sedie di paglia e un tavolino con poche suppellettili. La stanza diviene il riflesso dell’ordine mentale e della tranquillità in cui l’artista vorrebbe poter vivere ad Arles. Gli oggetti occupano tutta la composizione, basata su una prospettiva sghemba, che disorienta l’osservatore. Sulle pareti si possono osservare anche alcuni quadri, tra i quali due autoritratti. Le tinte sono piatte, a pieno impasto, e i colori sono accesi, dominati dalla macchia rossa al centro. Del dipinto esistono 3 versioni.
van Gogh, Camera da letto ad Arles, 1888, van Gogh Museum, Amsterdam.
Da Parigi alla Provenza
Nel dipinto “Campo di grano con falciatore e sole” l’artista rappresenta un’intensa luminosità del sud della Francia e con l’amico Gauguin (col quale poi ebbe un violento litigio), scoprì quella che definiva “la potenza del colore” e rafforzò ulteriormente i toni cromatici, rendendoli a tratti freddi e violenti ed a tratti caldi e intensi. Al colore affidò l’espressione dei suoi stati d’animo: nei suoi dipinti è usato in modo non naturalistico, ma “consapevolmente arbitrario”, ovvero libero e innaturale, in toni puri e luminosi, anticipando l’Espressionismo. Anche la linea si fece più marcata, usata come contorno o come successione ritmica di tratti colorati o come segno irregolare. Non abbandonò mai il riferimento alla realtà, considerando il mondo naturale come principale fonte d’ispirazione. Scrivendo al fratello Theo dal manicomio di Saint-Rémy ai primi di luglio del 1889, van Gogh descrive il suo lavoro del Campo di grano con cipressi, iniziato a giugno: “Ho una tela di cipressi con alcune spighe di grano, alcuni papaveri, un cielo blu come un pezzo di plaid scozzese; dipinto con un impasto denso…e il campo di grano al sole, che rappresenta il calore, molto spesso eccessivo”. L’artista considerava questo paesaggio assolato come una delle sue migliori opere a soggetto estivo.
van Gogh, Campo di grano con falciatore e sole, 1889, Kroller-Muller Museum, Otterlo.
van Gogh, Campo di grano con cipressi, 1889, Metropolitan Museum, New York.
Nel 1890, in una lettera al fratello Theo, van Gogh definì i suoi quadri “un grido d’angoscia”. Campo di grano con corvi è il testamento artistico e spirituale dell’artista anche perché dipinto pochi giorni prima del suicidio e l’atmosfera è carica di presagi di morte, simboleggiati dai corvi. La sua instabilità psicologica era stata accentuata dai problemi economici e di salute della famiglia di Theo, cui l’artista era fortemente legato, e trasferitosi ad Auvers-sur-Oise, nei dintorni di Parigi, chiuso ina profonda solitudine, la sera del 27 luglio tentò il suicidio con un colpo di pistola, morendo 2 giorni dopo. I colori, troppo carichi, perdono la loro luminosità e manca qualsiasi elemento gioioso, nonostante la presenza dell’accoppiamento giallo-blu a cui l’artista attribuiva un significato quasi mistico e le pennellate sono stese quasi con rabbia, ben evidenti e separate tra loro, sono rotte e spigolose e mostrano la disperazione dell’artista. Indicativo dello stato d’animo: il contrasto tra una parte e l’altra del dipinto, il blu cupo del cielo e il giallo del grano e l’arancione delle strade di campagna dipinte nella parte inferiore e il verde dell’erba che segna i bordi delle strade.
van Gogh, Campo di grano con volo di corvi, 1890, van Gogh Museum, Amsterdam.
Gli autoritratti di van Gogh
L’artista realizzò molti autoritratti negli anni tra il 1886, corrispondente all’incontro con la pittura impressionista, e il 1890, anno della sua morte. Si può ricostruire la storia artistica e umana del pittore: ogni fase psicologica della sua vita è testimoniata da almeno un’opera in cui rappresenta se stesso. Vi sono alcuni elementi ricorrenti: la posizione di tre quarti, l’accentuata spigolosità del volto e lo sguardo proiettato lontano. Così Vincent, emarginato e incapace di creare e mantenere rapporti felici con gli altri, afferma l’importanza della propria persona, cercando nell’autoritratto quasi un riscatto alla propria solitudine. Con queste opere afferma che l’arte è espressione profonda della vita interiore dell’artista e che proprio questo è il vero soggetto della creazione artistica.
Gli autoritratti di van Gogh.
Paul Gauguin
Nato a Parigi nel 1848, trascorse la sua infanzia a Lima, in Perù. Tornato in Francia, studiò ad Orléans ed a Parigi, e, nel 1865, si arruolò come cadetto in marina. Iniziò a dipingere e a scolpire da dilettante, ma venne presto n contatto con il gruppo degli Impressionisti, con cui espose tra il 1879 e il 1886. Abbandonò l’Impressionismo per elaborare un nuovo stile, antinaturalistico e simbolista. Ad Arles, nel 1888, avvenne la drammatica rottura della sua amicizia con Vincent van Gogh. Nel 1891 si imbarcò per Tahiti, alla ricerca di una civiltà pura e incorrotta: qui ritrasse gli indigeni nelle loro attività quotidiane e fissò in alcuni diari le sue impressioni. Dopo un soggiorno a Parigi, tornò definitivamente a Tahiti nel 1895: sempre più solo, indebitato e depresso, giunse alle Isole Marchesi, dove morì nel 1903. Per tutta la vita Paul Gauguin ha viaggiato, non solo per scoprire luoghi incontaminati ma anche per ritrovare se stesso e la propria arte, in uno stato primitivo di unione con la natura. Nell’estate del 1886 visitò Pont-Aven, in Bretagna, e rimase affascinato dalla vita contadina “primitiva”, dai suoi costumi e dai rituali tradizionali. Dipinse numerose scene di campagna e vita contadina, tra cui il simbolico Cristo giallo. Il colore del giallo del Cristo richiama la forte spiritualità della cultura contadina bretone, ma sembra quasi fondersi con il paesaggio. Il ciclo religioso della passione-morte-resurrezione di Gesù è il simbolo del ciclo produttivo della natura e del ciclo delle stagioni. Lo spazio è dominato dalla verticale del corpo di Cristo e dal braccio orizzontale della croce decentrata a sinistra. La profondità non è data da una visione prospettica, ma dal semplice susseguirsi dei piani, definiti dal muretto prima, dalle case del piccolo villaggio e dalle colline più lontane poi. Le donne, in costume tradizionale, hanno una visione o semplicemente stanno pregando, accanto a una delle tante cappelle delle fasi della passione di Cristo (calvari), che nella Francia rurale si trovano sul ciglio della strada. Una spessa linea di contorno definisce le figure e tutto è fuso in un colore piatto e luminoso come quello di una vetrata.
Gauguin, Cristo Giallo, 1889, Albrix Knox Art Gallery, Buffalo.
In “Memorie di un selvaggio”, uno dei suoi libri, Gauguin spiega quanto si sentisse estraneo alla vita occidentale, corrotta e dedicata solo al denaro. Egli si reca a Tahiti nel 1891 e, nel 1895, si stabilisce definitivamente nelle Marchesi, Isole dell’Oceano Pacifico, appartenenti alla Polinesia francese. L’artista desiderava “vivere in questo luogo d’estasi, di calma e d’arte” e sperava, vanamente, di trovare un universo incontaminato, libero da regole repressive, basato solo sulla libertà e sulla semplicità. Questo stato d’animo è comunicato nell’opera Ia Orana Maria.
Gauguin, Ia Orana Maria, 1891, Metropolitan Museum, New York.
In Donne tahitiane sulla spiaggia, le due figure massicce riempiono la tela in un gioco di equilibrio compositivo, in cui una spessa linea di contorno dà rilievo alle grandi macchie di colore caldo e sfavillante. L’artista attribuì molta importanza a questa composizione e ne realizzò una replica nel 1892, intitolata Parau Api. Ciò che descrive con tanta passione non è la felicità ritrovata ma il sogno di un paradiso perduto. Ciò che più colpisce l’osservatore è la profonda malinconia che caratterizza il volto e lo sguardo di una e il profilo dell’altra ragazza.
Gauguin, Due donne tahitiane sulla spiaggia, 1891, Museo d’Orsay, Parigi.
Articolo di Dario Romano. Per info e approfondimenti il contenuto è tratto dal mio libro L'arte dell'Ottocento: Romanticismo, Impressionismo, Post-Impressionismo, Preraffaelliti, Realismo.
Grazie per la descrizione!
RispondiEliminaThank you so much for sharing
RispondiEliminaSempre il top!
RispondiEliminaSempre bravissimo, spiegazione esaustiva e perfetta.
RispondiEliminaMy Whole Understanding of Art has changed since reading this article!
RispondiEliminaNew Meaning is Replacing My Thoughts 👍❤️
Grazie, adoro i suoi quadri pieni di colori,come Gauguin,come l'impressionismo intero,pieni di colori come colorata è la natura!
RispondiEliminaTwo brilliant artists, creating magnificent works of art. Amazing
RispondiEliminaGrazie per il riassunto chiaro🤗
RispondiEliminaGrazie per la descrizione!
RispondiEliminaComplimenti i tuoi articoli sull'arte sono sempre piacevolissimi da leggere
RispondiEliminaDietro a questi dipinti che possono sembrare banalissimi ed elementari, sei riuscito a spiegare un'infinità di emozioni che si celano dietro ad essi, ti ringrazio tanto.
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