Dario Romano: Klimt e la Secessione Viennese

 

Klimt, Giuditta I, 1901, Vienna, Museo del Belvedere.

In Austria, le Secessioni erano movimenti artistici tesi a rompere la cultura accademica tradizionale. La Secessione Viennese sorse attorno al 1897 ed il suo organo di diffusione fu la rivista Ver Sacrum. Vienna viveva una felice stagione culturale, nonostante il suo ruolo di capitale imperiale volgesse al termine. Vi operavano Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi, musicisti come Mahler e Strauss, nonché intellettuali che si fecero promotori di un radicale rinnovamento dei temi e dei linguaggi espressivi. A Vienna il movimento della Secessione, letteralmente significa “separazione”: gli artisti che vi parteciparono si separarono dall’Accademia di Belle Arti, l’istituzione ufficiale, per perseguire un ideale: quello dell’opera d’arte totale. Essi affermano che non esistono arti minori o maggiori, ma che ogni forma espressiva ricerca la bellezza e la spiritualità. La sede del movimento, il Padiglione della Secessione Viennese di Joseph Maria Olbrich, diviene il luogo in cui architetti, pittori, scultori, decoratori, ma anche letterati e musicisti, si confrontano in un progetto di fusione tra le arti. Tra i fondatori del movimento vi è Gustav Klimt, una delle personalità più significative. Formatosi sull’esempio dei grandi artisti del passato, in particolare i maestri veneti del Rinascimento, egli è stato molto amato dall’alta società viennese, anche per le sue grandi doti di ritrattista. Klimt ha anche scandalizzato i contemporanei, sia per lo stile, sia per i soggetti scelti, carichi di simboli spesso inquietanti e immersi in atmosfere irreali. Le Secessioni furono movimenti che accomunavano artisti con la volontà di rompere con la cultura accademica tradizionale e di creare un’alternativa alle strutture espositive ufficiali. Importanti furono la Secessione di Monaco (1892), la Secessione di Berlino (1893) e la Secessione di Vienna (1897). Numerose furono anche le elaborazioni teoriche delle nuove tendenze, attraverso le riviste d’arte Junged e Ver Sacrum.

Gustav Klimt

A Vienna, Klimt e la Kunstgewerbeschule (scuola di arti applicate) ebbero un ruolo attivo nella Secessione. Luogo di formazione, dove insegnavano l’architetto Josef Hoffmann e il pittore e grafico Koloman Moser, la Scuola Viennese spinse verso quel rinnovamento artistico che aderiva alle esigenze dell’inquieto e ricca capitale dell’impero austriaco. L’edificio simbolo fu il Padiglione della Secessione, oggi sede espositiva di arte contemporanea. Nato nel 1898, fu sede e luogo di esposizione del gruppo secessionista, ma anche della migliore arte europea d’avanguardia. Klimt è nato a Vienna nel 1862 e studiò alla Scuola di Arti e Mestieri. Nel 1897 fondò la Secessione di Vienna, divenendo il capofila. Al gusto dell’Art Nouveau per la decorazione, Klimt unì l’interesse per una rappresentazione fortemente simbolica. Nelle sue opere: la realtà è rappresentata come in sogno, utilizzando linee eleganti e sinuose; le forme sono bidimensionali ed i colori preziosi e brillanti. I suoi personaggi, dai volti trattati con intenso realismo, sono incastonati in un intreccio di materie preziose e rilucenti. Per Klimt fu fondamentale lo studio in prima persona dei mosaici bizantini di Venezia, che lo ispirarono: molte sue opere presentano un carattere bidimensionale e lo splendore dei colori smaltati e dei materiali preziosi. Inoltre la Basilica veneziana di San Marco, con il suo interno dorato, fu la fondamentale fonte d’ispirazione per il suo tipico colore oro presente nei suoi dipinti. All’apice del decorativismo visse un periodo di crisi artistica e psicologica: rinnovò il suo linguaggio, aprendolo a un uso più espressivo del colore. Il dinamismo e i contrasti cromatici dei suoi nuovi dipinti anticipano l’Espressionismo, inoltre fu anche sostenitore di giovani artisti espressionisti come Schiele e Kokoschka. Klimt si dedicò anche alla pittura di paesaggio ed infine morì a Vienna nel 1918. I soggetti delle opere di Klimt sono ridotti a sagome bidimensionali, confondendosi con la decorazione dei fondi e delle cornici. I colori sono luminosi e irreali: risaltano ancora di più per la presenza dell’oro, innamorato della Basilica di San Marco, disteso a sfoglia, e per la linea continua che contorna le figure. Klimt annulla il volume delle cose, tanto da farle apparire come astratte apparizioni.

Klimt, Medicina, opera perduta, ricostruzione digitale, 1907.
Nella sua opera più celebre, il Bacio, un uomo bacia appassionatamente sulla guancia una donna, mentre questa è inginocchiata su un tappeto colorato: lei gli cinge il collo con il braccio destro. Le figure sono piatte al punto da annullare la distinzione tra figura e sfondo. I volti e le parti scoperte dei corpi mantengono un carattere realistico e naturalistico, mentre le figure e lo sfondo sono ricchissimi di motivi ornamentali, basati su forme astratte, poligonali o a forma di spirale, e colori vivacissimi e luminosi. Lo sfondo, apparentemente omogeneo, in realtà è trattato con una texture a pagliuzze dorate. Lo spazio è irreale ed esprime in tal modo l’estasi tra i due innamorati. L’oro avvolge simbolicamente gli amanti in una dimensione protettiva: dorati sono perfino i rami d’edera che pendono dalle caviglie della donna. Il manto dell’uomo è decorato con tasselli rettangolari di color oro, ocra, marrone e nero, che danno una sensazione di rigore e forza, contrapposti ai motivi più fantasiosi che caratterizzano la donna. In queste soluzioni l’artista mostra l’influenza dei mosaici bizantini che ha studiato e ammirato a Venezia.

Klimt, il Bacio, 1908, Museo del Belvedere, Vienna.




Tra il 1905 e il 1909, Klimt realizza la decorazione della sala da pranzo di Palazzo Stoclet a Bruxelles, progettata dall’architetto austriaco Joseph Hoffmann. Il pittore realizza per questo luogo l’opera dell’Albero della vita e concepisce un fregio che si snoda lungo tre pareti, in pannelli distinti. Il motivo centrale è l’albero della vita: i suoi rami, stilizzati e bidimensionali, si estendono con morbide volute e fanno da sfondo ai personaggi, da un lato una danzatrice dai tratti egizi, con lo sguardo perso in lontananza; di fronte un uomo e una donna abbracciati, che comunicano pace e felicità. Le due opere corrispondono ai cartoni preparatori della decorazione parietale, che è stata realizzata a mosaico.

Klimt, Albero della vita, Palazzo Soclet, Bruxelles, 1909.

In quest’opera, la figura della danzatrice è splendidamente ornata di monili e diventa pura decorazione. Il corpo è arcuato e scompare sotto l’abito, composto da triangoli alternati a fasce orizzontali policrome: le mani sono orientate nella stessa direzione dello sguardo, mentre le linee sottili ripropongono il motivo dell’albero a quello dell’occhio stilizzato. Nella rappresentazione dell’abbraccio domina la figura dell’uomo, avvolto in un sontuoso mantello. Solo il viso della donna è riconoscibile e naturalistico. I segni decorativi degli abiti hanno un valore simbolico, perché alludono agli elementi opposti maschile-femminile, spirito-materia. L’oro avvolge gli amanti e arricchisce le loro vesti, fondendoli con lo spazio circostante.

Articolo di Dario Romano. Per info, fonti e approfondimenti, il contenuto è tratto dal mio libro: L'Arte del Novecento: Art Nouveau, Avanguardie, Arte informale

Commenti

  1. Grande artista occidentale

    RispondiElimina
  2. L.mio pittore preferito

    RispondiElimina
  3. Dario sei una garanzia!!

    RispondiElimina
  4. Interessantissimo! Grazie mille per queste fondamentali informazioni❣️

    RispondiElimina
  5. Grazie. Come consultare un’enciclopedia…davvero!!

    RispondiElimina

Posta un commento