Dario Romano: Tintoretto, il più grande cervello della storia della pittura
Tintoretto: Il fulmine della pittura veneziana
Se c’è un artista che ha saputo far vibrare la pittura veneziana con la forza di un lampo, quello è Jacopo Robusti, detto Tintoretto. In un’epoca dominata dall’armonia e dalla compostezza, lui ha scelto il tumulto, la velocità, l’azzardo. Il suo pennello correva come un fulmine sulla tela, lasciando dietro di sé esplosioni di luce e ombra, gesti teatrali, prospettive vertiginose e macinando chilometri e chilometri di pennellate distese su teleri giganteschi, distinguendosi come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Soprannominato "il furioso" per l'energia della sua pennellata, Tintoretto era dotato di una grande e forte personalità, come una vera e propria rockstar, motivo per cui era anche chiamato "Il ribelle". Questa sua personalità fortissima era testimoniata anche dal motto che lo stesso pittore aveva appeso fuori dalla sua bottega "Il colorito di Tiziano e il disegno di Michelangelo".
L’arte come teatro, la pittura come azione
Uno dei tratti distintivi del Tintoretto è la teatralità. Non si limitava a rappresentare un dipinto, ma lo stesso lo metteva in scena. Ogni quadro del Tintoretto è un palcoscenico in cui i personaggi si muovono drammaticamente, sospesi tra realtà e visione mistica. C’è sempre una tensione latente, un dinamismo quasi cinematografico (in anticipo di secoli). Tintoretto voleva sorprendere, coinvolgere lo spettatore, trascinarlo dentro la scena. L’immobilità lo annoiava. La staticità era un nemico da combattere a colpi di luce diagonale, corpi in torsione, architetture che sfondano lo spazio, l'artista era un virtuoso nel voler stupire tutti attraverso la sua pittura.
“Il furioso” di Venezia
Tintoretto è stato spesso considerato un outsider rispetto ai più “equilibrati” Tiziano e Veronese. Con questi due pittori componeva il trio dei tre più grandi pittori del '500. Proprio questa sua foga, questo suo essere inclassificabile, lo rende oggi straordinariamente moderno. Era un genio instancabile e al tempo stesso un visionario mistico, un artista che univa la tecnica più rapida e grezza con intuizioni spirituali potentissime, difatti la velocità d'esecuzione era una delle sue doti più apprezzate.
Innovatore assoluto
Uno degli aspetti più potenti è il suo uso della luce: non come semplice illuminazione della scena, ma come forza narrativa. Tintoretto anticipa il Barocco, gioca con i contrasti, crea squarci di luce divina che attraversano il buio per colpire i personaggi in pieno volto o per disegnare atmosfere sacrali e inquietanti. Anche la composizione è rivoluzionaria: tagli audaci, prospettive sbilanciate, punti di vista inconsueti. Tintoretto sfida lo spettatore, lo costringe a muoversi davanti alla tela, a cercare il proprio punto di equilibrio. I suoi quadri rappresentano una totale esperienza fisica e mentale, prima ancora che visiva. Tintoretto ha rivoluzionato la pittura anticipando linguaggi visivi che oggi definiremmo cinematografici. Le sue composizioni tagliano la scena come farebbe una macchina da presa: inquadrature diagonali, luci drammatiche, azione congelata in un istante di massima tensione. Lui non cerca l’equilibrio, ma lo squilibrio; non l’ordine, ma il caos organizzato. Tintoretto non si è mai venduto alla bellezza fine a sé stessa. Il suo scopo non era piacere, ma rivelare: è un artista che fa tremare lo sguardo, che spezza il comfort visivo per restituirci il mistero. Proprio per questa sua capacità di fare delle pitture che erano dei veri e propri film, e per questa sua abilità nell'anticipare di tanti secoli le prime tecniche cinematografiche della storia, Tintoretto è stato definito da Sartre come il primo regista cinematografico della storia. In tanti, nel corso dei secoli, hanno espresso numerose lodi per l'artista: Vasari lo definì "Il più grande cervello della storia della pittura", Berenson disse che "Nessun altro pittore, neppure Michelangelo, è stato capace di un simile impeto visionario.", Delacroix affermò "Una forza della natura. Se il colore avesse potuto urlare, lo avrebbe fatto nei suoi quadri.", mentre Ruskin, durante il suo viaggio a Venezia, si sentì "piccolo dinanzi al grande intelletto del Tintoretto" in vista del Paradiso di Palazzo Ducale, definendo il quadro come il «più meraviglioso saggio di pura, forte e magistrale pittura di questo mondo».
Pittore FENOMENALE!!! Bellissimo articolo interessante!!
RispondiEliminaAmo Tintoretto alla follia, potrei stare ore seduta ad un museo in contemplazione di un suo quadro. Ho avuto anche modo di comprare il tuo libro su Tintoretto e questo articolo ben riassume i vari aspetti del libro, sei veramente un uragano di cultura, complimenti. 👍🏻
RispondiEliminaLetto d'un fiato, bellissimo peccato sia finito!! Comprerò sicuramente il libro👏🏻💯 l'arte di Tintoretto è veramente grande
RispondiEliminaTi seguo sempre e sono felice che portiamo lo stesso nome, questo è uno dei miei articoli preferiti, sei una fonte preziosa per questa generazione e per le generazioni future, continua a divulgare la tua cultura e il tuo sapere. Ad maiora!
RispondiEliminaTintoretto è una delle ragioni, delle tanti, per cui non si finisce mai di scoprire e apprezzare Venezia e tutto culmina alla Scuola Grande di San Rocco, stupenda...
RispondiEliminaPer esecuzione tecnica io lo metto al numero 1, grande pittore tra i più grandi di sempre le sue opere sono nei musei più importanti del mondo👍🏻
RispondiEliminaInteressante
RispondiEliminaGrazie sempre per le tue preziose divulgazioni❤️ che vortice di emozioni Tintoretto 😍
RispondiEliminaMai in così "poche" righe ho estrapolato una quantità infinita di contenuto, tale da capire la grandiosità del soggetto in questione, in questo il grande Tintoretto. Molto interessante e coinvolgente, grazie.
RispondiEliminaLa potenza del Tintoretto si riflette nella potenza delle parole che hai usato per descriverlo bravo
RispondiEliminaSpettacolare tutto, commento e artista, nient'altro da aggiungere
RispondiEliminaMeraviglia allo stato puro ...ti cattura in modo pazzesco.
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