L’Arte navale veneziana: dall’Arsenale al Bucintoro, la nave più bella del Mondo

 

Modellino del Bucintoro visto dal Museo di Storia Navale di Venezia.

Le Origini fino alla potenza marittima

Per raccontare la grandezza della marineria veneziana, bisogna salpare indietro nel tempo, fino alle origini stesse della Serenissima. È una storia che inizia nel VII secolo, quando Venezia imparò l’arte di costruire imbarcazioni robuste e versatili, capaci di solcare i mari sia in tempo di pace che di guerra. Nel Medioevo, la laguna pullulava di cantieri privati, gli squeri, dove si costruivano e riparavano navi a vela e a remi. A quel tempo, il confine tra nave mercantile e nave da guerra era labile: ogni imbarcazione poteva essere allestita per combattere o commerciare, a seconda delle necessità. Nel 1204, con la conquista di Costantinopoli durante la Quarta Crociata, la flotta veneziana si impose come la più potente del mondo. Le mude, grandi carovane navali organizzate dallo Stato, solcavano i mari verso Siria, Egitto, Romania, fino al nord Europa. Era nata la leggenda della Serenissima, signora incontrastata dei mari.

L’Arsenale di Venezia: la prima fabbrica moderna che anticipò Ford

Fu allora che la Repubblica comprese l’esigenza di centralizzare la costruzione navale. Nel XII secolo, il Senato istituì un cantiere statale: l’Arsenale. Questo luogo mitico, racchiuso tra alte mura a est della città, divenne il cuore pulsante della potenza navale veneziana. Organizzato in compartimenti specializzati, l’Arsenale anticipò di secoli la catena di montaggio di Henry Ford: ogni fase – dalla carpenteria agli armamenti, dalla velatura alla calafatura – era affidata a maestranze dedicate. Nei momenti di massimo splendore, vi lavoravano fino a 3.000 arsenalotti. Venezia poteva costruire una galea completa in un solo giorno: ciò testimoniava l’ingegno della civiltà veneziana, estremamente in anticipo con i tempi.

L’evoluzione della flotta e la Battaglia di Lepanto

Tra il XV e il XVIII secolo, la marineria veneziana si specializzò ulteriormente. Comparvero la galea bastarda, il brigantino, la fusta e infine la galeazza, protagonista della Battaglia di Lepanto del 1571. Armata con decine di cannoni, era una vera fortezza galleggiante. Navi sempre più sofisticate si susseguivano: galeoni, fregate, vascelli. Venezia costituì l’Armata Grossa, con navi costruite ex novo o catturate in battaglia. Ma nel XVIII secolo, l’inarrestabile declino: l’Atlantico sostituì il Mediterraneo come cuore del commercio globale, e le innovazioni tecniche della marina inglese, spagnola e francese superarono l’invecchiata flotta veneziana. Inoltre, Venezia, che aveva avuto dal 1492 delle possibilità di partecipare all’esplorazione e alle colonizzazioni americane, aveva preferito defilarsi da questo “incarico” in quanto non aveva mai mirato a una politica espansionistica. D’altronde la diplomatica regina dei mari era, non a caso, soprannominata la “Serenissima”.

Il Bucintoro: il trionfo dell’arte navale e del potere

Il culmine della gloriosa storia dell’arte navale veneziana viene raggiunto con un simbolo che emerge sopra ogni altro: il Bucintoro. Non una nave da guerra, ma la galea cerimoniale dei Dogi, autentica incarnazione della magnificenza della Serenissima. Il suo nome deriva dal veneziano buzin d’oro – burcio d’oro – e fu latinizzato come bucentaurus, un termine mitologico che evocava creature metà uomo e metà bue. Ma la sua vera icona era la statua dorata della Giustizia a prua, simbolo della sovranità veneziana sul mare. Fin dal IX secolo, il Bucintoro era protagonista del rito dello “Sposalizio del Mare”, celebrato ogni anno nel giorno dell’Ascensione: il Doge, a bordo del Bucintoro, lanciava un anello nelle acque, suggellando il legame eterno tra Venezia e il suo elemento vitale. Questo rito è anche noto come “Festa della Sensa”.

La nave più bella del mondo nella memoria collettiva

Il Bucintoro era lungo quasi 40 metri, governato da 168 rematori, tutti arsenalotti. Era sontuosamente decorato con oro, velluti porpora, archi scolpiti, intagli lignei e stendardi. La parte superiore era coperta da un tiemo, un baldacchino a volta che ospitava il Doge, i suoi consiglieri, ambasciatori e dignitari. Ogni secolo vide un Bucintoro diverso: quello del Duecento, del Quattrocento, del Cinquecento, fino all’ultimo, il più grandioso, costruito nel 1729. Questo capolavoro venne immortalato dai vedutisti del Settecento, come Canaletto e Guardi. Ma il suo destino fu crudele: nel 1798, dopo la caduta della Repubblica, le truppe napoleoniche, impossibilitati di trasportarlo in Francia come tesoro da sfoggiare, lo bruciarono pubblicamente sull’Isola di San Giorgio, per cancellare ogni potere legato alla Serenissima. Fino alla sua distruzione, questa monumentale ed elegante nave d’oro era considerata la più bella al mondo.

L’eredità: dall’Arsenale all’Amerigo Vespucci

Nel tempo, il sapere della marineria veneziana passò alla Regia Marina e poi alla Marina Militare Italiana. Oggi, il più nobile erede spirituale del Bucintoro è il veliero Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina, varata nel 1931 a Castellammare di Stabia. Decorata con fregi dorati, con uno scafo bianco e nero e interni in legno pregiato, oggi è considerata “la nave più bella del mondo”. l’Amerigo Vespucci è ambasciatrice dell’ingegno italiano che trova le sue radici di sapere e di tradizione nell’arte navale veneziana: solca i mari per missioni culturali e formative, perpetuando il legame millenario tra il nostro Paese e il mare.

Il Museo Storico Navale: custode della memoria

Oggi, chi desidera toccare con mano questa straordinaria epopea può visitare il Museo Storico Navale della Marina Militare, in Campo San Biagio, accanto all’Arsenale. Qui si conserva la statua della Giustizia del Bucintoro cinquecentesco, insieme a modelli navali, carte nautiche, cannoni, reperti e uniformi. È un viaggio nella gloria, nella tecnica e nell’arte che hanno reso Venezia padrona e regina dei mari. Perché Venezia non fu solo una città sul mare. Fu la città del mare. E il Bucintoro, la più bella nave mai costruita, ne è il trono galleggiante, la sintesi perfetta di potere, bellezza e ingegno.

Partenza del Bucintoro per San Nicolò di lido durante il giorno dell’Ascensione, Francesco Guardi, 1775-1780, olio su tela, Louvre, Parigi, 66x101cm.


Di seguito, alcune immagini del Bucintoro veneziano settecentesco. L’intero progetto è stato ideato e realizzato dallo Studio d’Arte del maestro Ivan Ceschin di Conegliano (TV) – Italia. Il modellino riproduce in scala 1:25 (cm 183x100x100 h):


Di seguito, alcune immagini del Bucintoro veneziano settecentesco, modellino conservato presso il Museo Storico Navale di Venezia, raffiguranti la Prua e una visione laterale.


Articolo di Dario Romano di Arte Divulgata, realizzato per: Serenissimavenezia.it.













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